La tecnologia va trasformando, ogni giorno di più, quelli che ritenevamo essere irrimediabilmente mass media in personal media. Il singolo non è più un semplice fruitore passivo ma elabora e condivide egli stesso contenuti multimediali. Ecco un paio di domande al prof. Antonio Giannasca, docente di Teoria e tecnica di comunicazione in internet all’Università Salesiana di Roma.
di Carlo Mafera
D. - Professore, ci può spiegare questo nuovo fenomeno della convergenza nei nuovi media?
R. - Oggi con un PC possiamo elaborare dati, navigare in Internet, consultare banche dati online, guardare le ultime notizie di Repubblica.it, ma anche guardare un evento sportivo in streaming video (quest’estate ho visto le olimpiadi di Pechino più sul PC che in TV!) o la nostra radio online preferita su ITunes Music Store, ma anche utilizzare Skype per telefonare ad un nostro amico in America, guardare la televisione se ho a disposizione una scheda opportuna. Dunque possiamo affermare che il PC è o sarà la nostra “interfaccia culturale” definitiva? No, da tempo “è insidiato” in questo da altri attori, in primis dai “mobile devices” (come cellulare e palmari): tramite essi possiamo telefonare in mobilità, possiamo guardare le e-mail e possiamo navigare su Internet (ora sempre di più con i cellulari di quarta generazione come gli Iphone e derivati) specie tra un po’ che avremo le tariffe flat e la banda larga anche per i cellulari; possiamo vedere la TV grazie alle offerte dei nostri gestori di telefonia, H3G in testa; possiamo leggere e spedire gli SMS o gli MMS, accedere a servizi di pubblica utilità come le info sulla mobilità degli autobus, elaborare dati, redigere documenti, consultare rubriche telefoniche etc etc. E la televisione? Citando Fidler “Fino agli anni Settanta, la televisione del salotto poteva essere usata solo per uno scopo: guardare passivamente le reti televisive. Oggi, “il tubo catodico” ha molti scopi. Attaccando vari strumenti e cavi, lo possiamo usare per giocare con videogiochi d’azione, […], vedere videocassette e selezionare programmi da decine di canali televisivi satellitari e via cavo, così come per continuare a guardare le reti televisive generaliste”, mentre già abbiamo a che fare con il digitale terrestre che ci preannuncia un futuro fatto di interazioni on demand con i palinsesti dei nostri canali preferiti e con le banche dati online, fatto di trasmissioni in 3D e in prospettiva, trasmissioni olografiche come nel film “Guerre Stellari”. Quanto appena descritto, dove computer, telefono e televisione tendono ad “invadere reciprocamente i rispettivi spazi mediali” si chiama “convergenza”. Nicholas Negroponte (direttore dell’M.I.T – Massachusett Institute of Technology di Boston e stimato “guru” dell’Information Technology), già dal 1979 aveva ipotizzato che per diverse ragioni, principalmente a causa della competizione economica, le industrie delle telecomunicazioni, dell’informatica e del broadcasting avrebbero cominciato ad “intersecare” ed a far convergere i loro campi di applicazione.
D. - Quali sono allora le previsioni correnti sull’evoluzione dei media?
R. - Oltre a riportare ipotesi estreme come quelle dell’ubiquitous computing e della realtà virtuale sopra citate è bene, al fine di analizzare le conseguenze della convergenza digitale sulla mediamorfosi e quindi sull’evoluzione dei media, proporre la classificazione che Fidler fa dei mezzi di comunicazione in tre macroaree o “domini della comunicazione”: dominio della comunicazione interpersonale, caratterizzato da tutte quelle forme che includono uno scambio di comunicazione simultaneo e bidirezionale (conversazioni faccia a faccia, telefono, cellulare, ma anche comunicazioni tra individui mediate dal computer come le chat ; dominio del broadcasting, caratterizzato da tutte quelle forme di comunicazione da uno a molti, dove vengono diffusi ad una varia audience forme di comunicazioni strutturate come la radio, la televisione, ma anche il teatro, i dibattiti pubblici ed il cinema; dominio del documento, caratterizzato da tutte quelle forme di contenuti strutturati scritti a mano o a stampa (giornali, libri, magazine). A pieno titolo appartengono a questa categoria anche alcuni media elettronici come gli sms e soprattutto il web, dove la struttura “a pagina” dei contenuti ci offre una rimediazione dei media a stampa classici.
C’è da dire che la suddivisione tra questi domini non è poi così rigida in quanto a causa della convergenza digitale questi si stanno leggermente “ibridando”. Pensiamo per esempio soltanto al web che pur essendo nato come appartenente al dominio del documento ospita pratiche sociali come MSN Messenger o altri servizi di “instant messaging” che di fatto sono delle chat e quindi appartengono al dominio della comunicazione interpersonale. E’ interessante seguire ancora Fidler e ipotizzare quali saranno le evoluzioni dei tre domini della comunicazione entro breve termine. Ci avvarremo sempre di più della multimedialità e della realtà virtuale immersiva. Tramite un avatar (una rappresentazione virtuale di noi stessi) potremo interagire con tutti i sistemi collegati in rete (biblioteche, sistemi di e-learning, di e-shopping, di e-banking); con lo stesso avatar potremo videotelefonare e partecipare a videoconferenze, partecipare a videogame tematici o essere i protagonisti delle vite alternative che si svolgeranno all’interno dei “nipoti di Second Life”. E rappresentazioni olografiche di noi stessi ci sostituiranno non appena i tempi saranno maturi per sostituire la nostra voce e la nostra immagine in 2D con le rappresentazioni in 3D, come nel già citato film Guerre Stellari oppure in Total Recall con Arnold Schwartzenegger. Per quanto riguarda il dominio del broadcast la previsione di Fidler è quella di un potenziamento dell’interattività della televisione, che già ora cominciamo a vedere con l’avvento del digitale terrestre. Nonostante l’estremo frazionamento dell’offerta in canali tra satellitari, via cavo e in streaming, in modalità broadcast o on demand, la televisione generalista continuerà ad accompagnarci nonostante le previsioni attuali siano per una estrema personalizzazione dei contenuti televisivi che potrebbe portare l’attuale concetto del “prime time” a soccombere a scapito del “my time”. Il cinema, inteso come luogo dove vedere i film tenderà sempre più a fondersi ed a convergere nella televisione, inteso come strumento per l’Home Video, soprattutto a causa dell’alta definizione, dell’interattività (alcune delle pratiche sociali proprie del PC potranno essere espletate anche dal televisore); gli schermi domestici si trasformeranno aumentando le dimensioni e permettendo di visualizzare contenuti tridimensionali dall’indubbio fascino.
D. - E per quanto riguarda l’ipotesi della fine del giornale cartaceo, qual è la Sua opinione?
R. - La domanda che molti si pongono è se e soprattutto quando, il giornale cartaceo finirà per lasciare il posto ad un PC o ad un altro medium. Premesso che sicuramente i giornali non cesseranno di colpo le pubblicazioni qualsiasi nuovo giornale elettronico si affaccerà sulla scena (in quanto mediamorfosi significa anche “coevoluzione”, ovvero la coesistenza per lungo tempo di vecchi e nuovi mezzi di comunicazione che afferiscono allo stesso contesto), l’ipotesi più accreditata sull’evoluzione del giornale cartaceo è quella dell’avvento di un giornale elettronico a forma di “tavoletta” plastificata sulla quale potremo ricevere gli articoli tramite una SIM card come quella che c’è ora sui cellulari e poi conservarli o scaricarli sul nostro PC. Per concludere, una riflessione di Don Franco Lever (decano della Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale – Università Pontificia Salesiana) in un’intervista a Zenit nel maggio 2007, [..] “la tecnologia va trasformando, ogni giorno di più, quelli che ritenevamo essere irrimediabilmente mass media in personal media. Il singolo non è più un semplice "lettore". Si vede in questi giorni su internet che cosa stanno facendo - in modo sconsiderato - anche i ragazzi. Mentre la loro scuola è ferma alla comunicazione scritta.”! Due velocità che vanno armonizzate.
di Carlo Mafera
D. - Professore, ci può spiegare questo nuovo fenomeno della convergenza nei nuovi media?
R. - Oggi con un PC possiamo elaborare dati, navigare in Internet, consultare banche dati online, guardare le ultime notizie di Repubblica.it, ma anche guardare un evento sportivo in streaming video (quest’estate ho visto le olimpiadi di Pechino più sul PC che in TV!) o la nostra radio online preferita su ITunes Music Store, ma anche utilizzare Skype per telefonare ad un nostro amico in America, guardare la televisione se ho a disposizione una scheda opportuna. Dunque possiamo affermare che il PC è o sarà la nostra “interfaccia culturale” definitiva? No, da tempo “è insidiato” in questo da altri attori, in primis dai “mobile devices” (come cellulare e palmari): tramite essi possiamo telefonare in mobilità, possiamo guardare le e-mail e possiamo navigare su Internet (ora sempre di più con i cellulari di quarta generazione come gli Iphone e derivati) specie tra un po’ che avremo le tariffe flat e la banda larga anche per i cellulari; possiamo vedere la TV grazie alle offerte dei nostri gestori di telefonia, H3G in testa; possiamo leggere e spedire gli SMS o gli MMS, accedere a servizi di pubblica utilità come le info sulla mobilità degli autobus, elaborare dati, redigere documenti, consultare rubriche telefoniche etc etc. E la televisione? Citando Fidler “Fino agli anni Settanta, la televisione del salotto poteva essere usata solo per uno scopo: guardare passivamente le reti televisive. Oggi, “il tubo catodico” ha molti scopi. Attaccando vari strumenti e cavi, lo possiamo usare per giocare con videogiochi d’azione, […], vedere videocassette e selezionare programmi da decine di canali televisivi satellitari e via cavo, così come per continuare a guardare le reti televisive generaliste”, mentre già abbiamo a che fare con il digitale terrestre che ci preannuncia un futuro fatto di interazioni on demand con i palinsesti dei nostri canali preferiti e con le banche dati online, fatto di trasmissioni in 3D e in prospettiva, trasmissioni olografiche come nel film “Guerre Stellari”. Quanto appena descritto, dove computer, telefono e televisione tendono ad “invadere reciprocamente i rispettivi spazi mediali” si chiama “convergenza”. Nicholas Negroponte (direttore dell’M.I.T – Massachusett Institute of Technology di Boston e stimato “guru” dell’Information Technology), già dal 1979 aveva ipotizzato che per diverse ragioni, principalmente a causa della competizione economica, le industrie delle telecomunicazioni, dell’informatica e del broadcasting avrebbero cominciato ad “intersecare” ed a far convergere i loro campi di applicazione.
D. - Quali sono allora le previsioni correnti sull’evoluzione dei media?
R. - Oltre a riportare ipotesi estreme come quelle dell’ubiquitous computing e della realtà virtuale sopra citate è bene, al fine di analizzare le conseguenze della convergenza digitale sulla mediamorfosi e quindi sull’evoluzione dei media, proporre la classificazione che Fidler fa dei mezzi di comunicazione in tre macroaree o “domini della comunicazione”: dominio della comunicazione interpersonale, caratterizzato da tutte quelle forme che includono uno scambio di comunicazione simultaneo e bidirezionale (conversazioni faccia a faccia, telefono, cellulare, ma anche comunicazioni tra individui mediate dal computer come le chat ; dominio del broadcasting, caratterizzato da tutte quelle forme di comunicazione da uno a molti, dove vengono diffusi ad una varia audience forme di comunicazioni strutturate come la radio, la televisione, ma anche il teatro, i dibattiti pubblici ed il cinema; dominio del documento, caratterizzato da tutte quelle forme di contenuti strutturati scritti a mano o a stampa (giornali, libri, magazine). A pieno titolo appartengono a questa categoria anche alcuni media elettronici come gli sms e soprattutto il web, dove la struttura “a pagina” dei contenuti ci offre una rimediazione dei media a stampa classici.
C’è da dire che la suddivisione tra questi domini non è poi così rigida in quanto a causa della convergenza digitale questi si stanno leggermente “ibridando”. Pensiamo per esempio soltanto al web che pur essendo nato come appartenente al dominio del documento ospita pratiche sociali come MSN Messenger o altri servizi di “instant messaging” che di fatto sono delle chat e quindi appartengono al dominio della comunicazione interpersonale. E’ interessante seguire ancora Fidler e ipotizzare quali saranno le evoluzioni dei tre domini della comunicazione entro breve termine. Ci avvarremo sempre di più della multimedialità e della realtà virtuale immersiva. Tramite un avatar (una rappresentazione virtuale di noi stessi) potremo interagire con tutti i sistemi collegati in rete (biblioteche, sistemi di e-learning, di e-shopping, di e-banking); con lo stesso avatar potremo videotelefonare e partecipare a videoconferenze, partecipare a videogame tematici o essere i protagonisti delle vite alternative che si svolgeranno all’interno dei “nipoti di Second Life”. E rappresentazioni olografiche di noi stessi ci sostituiranno non appena i tempi saranno maturi per sostituire la nostra voce e la nostra immagine in 2D con le rappresentazioni in 3D, come nel già citato film Guerre Stellari oppure in Total Recall con Arnold Schwartzenegger. Per quanto riguarda il dominio del broadcast la previsione di Fidler è quella di un potenziamento dell’interattività della televisione, che già ora cominciamo a vedere con l’avvento del digitale terrestre. Nonostante l’estremo frazionamento dell’offerta in canali tra satellitari, via cavo e in streaming, in modalità broadcast o on demand, la televisione generalista continuerà ad accompagnarci nonostante le previsioni attuali siano per una estrema personalizzazione dei contenuti televisivi che potrebbe portare l’attuale concetto del “prime time” a soccombere a scapito del “my time”. Il cinema, inteso come luogo dove vedere i film tenderà sempre più a fondersi ed a convergere nella televisione, inteso come strumento per l’Home Video, soprattutto a causa dell’alta definizione, dell’interattività (alcune delle pratiche sociali proprie del PC potranno essere espletate anche dal televisore); gli schermi domestici si trasformeranno aumentando le dimensioni e permettendo di visualizzare contenuti tridimensionali dall’indubbio fascino.
D. - E per quanto riguarda l’ipotesi della fine del giornale cartaceo, qual è la Sua opinione?
R. - La domanda che molti si pongono è se e soprattutto quando, il giornale cartaceo finirà per lasciare il posto ad un PC o ad un altro medium. Premesso che sicuramente i giornali non cesseranno di colpo le pubblicazioni qualsiasi nuovo giornale elettronico si affaccerà sulla scena (in quanto mediamorfosi significa anche “coevoluzione”, ovvero la coesistenza per lungo tempo di vecchi e nuovi mezzi di comunicazione che afferiscono allo stesso contesto), l’ipotesi più accreditata sull’evoluzione del giornale cartaceo è quella dell’avvento di un giornale elettronico a forma di “tavoletta” plastificata sulla quale potremo ricevere gli articoli tramite una SIM card come quella che c’è ora sui cellulari e poi conservarli o scaricarli sul nostro PC. Per concludere, una riflessione di Don Franco Lever (decano della Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale – Università Pontificia Salesiana) in un’intervista a Zenit nel maggio 2007, [..] “la tecnologia va trasformando, ogni giorno di più, quelli che ritenevamo essere irrimediabilmente mass media in personal media. Il singolo non è più un semplice "lettore". Si vede in questi giorni su internet che cosa stanno facendo - in modo sconsiderato - anche i ragazzi. Mentre la loro scuola è ferma alla comunicazione scritta.”! Due velocità che vanno armonizzate.
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