Continua l’enorme successo di vendite dei Suv. E Porsche debutta con un modello di categoria inferiore alla Cayenne
Il mercato dei Suv sembra essere l’unico che continua a resistere egregiamente alla crisi. Dopo una piccolissima contrazione nel 2010 ha ripreso la sua inarrestabile marcia ai vertici delle classifiche di vendita. E i costruttori hanno cavalcato subito l’onda: mai come in questi ultimi tre anni si sono visti tanti nuovi modelli in questo settore di auto. A dispetto di un calo vertiginoso delle vendite generali di auto nel mondo e con le Case costrette a fare tagli di ogni genere. Tagli che evidentemente non hanno riguardato questo settore. Anzi.
Tutto nacque verso la fine degli anni’90 con le prime generazioni di Bmw X5, Mercedes Classe M e poi Audi Q7 e Porsche Cayenne. Visto il successo che tali veicoli riscuotevano tra il pubblico, nonostante l’elevato prezzo di acquisto, i costruttori decisero quindi di orientarsi anche su categorie più basse. A questo punto, oltre alla riduzione in scala delle big premium che portarono alla nascita di Audi Q5, Bmw X3, ecc, ecco spuntare una miriade di nuovi modelli anche di altre marche. Giapponesi, coreani, americani, svedesi. Tutti volevano una fetta di questo ricco mercato attaccando il monopolio dettato fino ad allora dalle tedesche. Loro, le germaniche, continuano ancora a dominare il mercato grazie ad un miglioramento continuo dei loro modelli di successo. Ma grazie anche alla fama che hanno saputo crearsi negli anni, oltre ad una vera e propria moda per tali veicoli.
Tutti i grandi esperti di marketing sono stati interpellati per capire la vera natura del successo di questi veicoli, dal prezzo mediamente alto, in un periodo di così forte crisi. Un rompicapo difficilmente spiegabile, soprattutto quando la Cayenne arrivò sul mercato. Era la prima volta che una Casa tanto sportiva realizzava un veicolo con queste caratteristiche. Un Suv dalle dimensioni notevoli e dai consumi elevati come le prestazioni che era in grado di fornire. Perché la Cayenne era sì un Suv ma soprattutto una Porsche. La Cayenne ha contribuito in maniera determinante alla creazione della moda dei grandi e costosi Suv. Quelli enormi, ricchi, potenti con le quali il guidatore guarda tutti dall’alto. In tutti i sensi.
Ma questo creò anche delle comprensibili invidie, tanto che le big premium Suv furono additate dai più come vetture “politically incorrect”. Per le loro dimensioni, sproporzionate per le nostre città già troppo affollate e carenti di posteggi; per i loro consumi, esagerati e sinonimo anche di emissioni elevate; per il loro costo, decisamente stonato rispetto ad una delle più grandi crisi economiche dal dopoguerra ad oggi cui tutti dobbiamo fare quotidianamente i conti. Questa immagine di esagerata opulenza si è talmente radicata che ancora oggi i proprietari dei grandi Suv sono spesso vittime (non sempre giustificate) di controlli esagerati da parte della Finanza.
Nonostante ciò, la Porsche ha avuto e continua ad avere fama e successo proprio grazie alla sua Cayenne, ormai da anni il modello più venduto della Casa tedesca. E per rendere il suo pregiato modello meno “antipatico” agli occhi della gente, ha persino creato una versione diesel dalle emissioni e dai consumi bassissimi. Una vera rivoluzione per un Costruttore che fino a pochi di anni fa sfornava solo auto sportivissime. Ma i tempi cambiano e dalle parti di Zuffenhausen (dove a sede la Porsche) lo hanno capito molto bene dimostrando di sapersi adeguare alle esigenze del mercato.
E quindi, dopo aver testato le richieste del pubblico, hanno deciso di realizzare un modello che mantenesse le caratteristiche che hanno decretato il successo della Cayenne, ma con dimensioni e prezzo inferiori. Da anni tutti lo speravano: gli amanti dell’auto per pura passione, i potenziali acquirenti per la felicità di potersi finalmente portare in garage un pezzo di fama fino ad oggi a loro precluso. Si chiama Macan il nuovo Suv della Porsche che molti, prima del suo arrivo, avevano già ribattezzato “baby Cayenne”. Ma non ditelo ai tecnici della Casa tedesca perchè sono molto suscettibili su questo argomento. La Macan è per loro una “creatura” unica, con caratteristiche ben precise, che nulla hanno a che vedere con la big di Casa.
Il suo nome deriva dalla parola indonesiana “tigre”, evoca destrezza, potere, fascino e dinamismo, le caratteristiche principali della nuova vettura. Insomma, un felino che vuole ribadire con forza le sue doti di agilità nei confronti della sorellona Cayenne. Le potenzialità sportive si intuiscono già quando ci si siede al volante. Non c’è più quella sensazione di altezza esagerata tipica dei Suv. Ma le vere qualità emergono alla guida. Test in pista hanno evidenziato una tenuta di strada degna delle migliori sportive della Casa. Il rollio, tipico di vetture alte e pesanti, è completamente assente. Dopotutto peso e baricentro sono decisamente più bassi rispetto alla Cayenne. Anche la trazione, 4x4, è impostata sul dinamismo puro, con una ripartizione della coppia che privilegia nettamente le ruote posteriori (85% - 15%), a tutto vantaggio del piacere di guida. Il controllo elettronico delle sospensioni permette di passare in un solo click dal confort tipico che ogni Suv deve saper offrire ai suoi passeggeri, ad una durezza e una sportività che solo la 911, coupè storica della Porsche, può offrire (tanto per rimanere in casa).
Ma dobbiamo essere realisti. La Macan sarà acquistata anche da moltissimi utenti che la utilizzeranno per il loro tragitto casa-ufficio (o casa-azienda), per andare a sciare nei we invernali, ma anche (perché no?) per andare a fare shopping. La vettura è nata anche (e soprattutto) per assolvere tutti questi compiti in maniera egregia. Lo spazio a bordo è adeguato per quattro persone con annessi bagagli, la silenziosità di guida è garantita da un’insonorizzazione perfetta, le finiture sono curate e appagano i palati più esigenti. Inoltre, è disponibile un parsimonioso turbodiesel che non farà rimpiangere gli assetati benzina quanto a prestazioni. E quando si lascia la città e le strade cominciano a riempiersi di curve, allora il pilota potrà anche togliersi qualche soddisfazione che solo alla guida di una vera (e più piccola) coupè sportiva avrebbe potuto assaporare. (Video Porsche Macan)
Motori. Tre quelli disponibili al lancio. Due benzina: 3.0 V6 aspirato da 335cv e 3.6 V6 twin-turbo da 395cv. Il Turbodiesel è un 3.0 V6 di derivazione Audi che, con i suoi 258cv, permettere anche di evitare il superbollo. Per finire un commento sui prezzi, elevati in assoluto ma adeguati alle qualità, alle prestazioni offerte e al blasone del marchio. Al vertice c’è la 3.6 Turbo da 85.908 euro mentre le due 3.0 benzina e diesel partono entrambe da 63.506 euro. In vendita da aprile 2014, l’obiettivo dichiarato è di produrne 50mila esemplari l’anno. Questo le permetterebbe di scavalcare la sorellona Cayenne e di conquistarsi quindi il titolo di modello più venduto della Casa. Oltre a farla diventare una assoluta protagonista tra le concorrenti. A cominciare da quella Range Rover Evoque che oramai viaggia a livelli elevatissimi. Anch’essa alla faccia della crisi e della spending review. Auguri.
Il mercato dei Suv sembra essere l’unico che continua a resistere egregiamente alla crisi. Dopo una piccolissima contrazione nel 2010 ha ripreso la sua inarrestabile marcia ai vertici delle classifiche di vendita. E i costruttori hanno cavalcato subito l’onda: mai come in questi ultimi tre anni si sono visti tanti nuovi modelli in questo settore di auto. A dispetto di un calo vertiginoso delle vendite generali di auto nel mondo e con le Case costrette a fare tagli di ogni genere. Tagli che evidentemente non hanno riguardato questo settore. Anzi.
Tutto nacque verso la fine degli anni’90 con le prime generazioni di Bmw X5, Mercedes Classe M e poi Audi Q7 e Porsche Cayenne. Visto il successo che tali veicoli riscuotevano tra il pubblico, nonostante l’elevato prezzo di acquisto, i costruttori decisero quindi di orientarsi anche su categorie più basse. A questo punto, oltre alla riduzione in scala delle big premium che portarono alla nascita di Audi Q5, Bmw X3, ecc, ecco spuntare una miriade di nuovi modelli anche di altre marche. Giapponesi, coreani, americani, svedesi. Tutti volevano una fetta di questo ricco mercato attaccando il monopolio dettato fino ad allora dalle tedesche. Loro, le germaniche, continuano ancora a dominare il mercato grazie ad un miglioramento continuo dei loro modelli di successo. Ma grazie anche alla fama che hanno saputo crearsi negli anni, oltre ad una vera e propria moda per tali veicoli.
Tutti i grandi esperti di marketing sono stati interpellati per capire la vera natura del successo di questi veicoli, dal prezzo mediamente alto, in un periodo di così forte crisi. Un rompicapo difficilmente spiegabile, soprattutto quando la Cayenne arrivò sul mercato. Era la prima volta che una Casa tanto sportiva realizzava un veicolo con queste caratteristiche. Un Suv dalle dimensioni notevoli e dai consumi elevati come le prestazioni che era in grado di fornire. Perché la Cayenne era sì un Suv ma soprattutto una Porsche. La Cayenne ha contribuito in maniera determinante alla creazione della moda dei grandi e costosi Suv. Quelli enormi, ricchi, potenti con le quali il guidatore guarda tutti dall’alto. In tutti i sensi.
Ma questo creò anche delle comprensibili invidie, tanto che le big premium Suv furono additate dai più come vetture “politically incorrect”. Per le loro dimensioni, sproporzionate per le nostre città già troppo affollate e carenti di posteggi; per i loro consumi, esagerati e sinonimo anche di emissioni elevate; per il loro costo, decisamente stonato rispetto ad una delle più grandi crisi economiche dal dopoguerra ad oggi cui tutti dobbiamo fare quotidianamente i conti. Questa immagine di esagerata opulenza si è talmente radicata che ancora oggi i proprietari dei grandi Suv sono spesso vittime (non sempre giustificate) di controlli esagerati da parte della Finanza.
Nonostante ciò, la Porsche ha avuto e continua ad avere fama e successo proprio grazie alla sua Cayenne, ormai da anni il modello più venduto della Casa tedesca. E per rendere il suo pregiato modello meno “antipatico” agli occhi della gente, ha persino creato una versione diesel dalle emissioni e dai consumi bassissimi. Una vera rivoluzione per un Costruttore che fino a pochi di anni fa sfornava solo auto sportivissime. Ma i tempi cambiano e dalle parti di Zuffenhausen (dove a sede la Porsche) lo hanno capito molto bene dimostrando di sapersi adeguare alle esigenze del mercato.
E quindi, dopo aver testato le richieste del pubblico, hanno deciso di realizzare un modello che mantenesse le caratteristiche che hanno decretato il successo della Cayenne, ma con dimensioni e prezzo inferiori. Da anni tutti lo speravano: gli amanti dell’auto per pura passione, i potenziali acquirenti per la felicità di potersi finalmente portare in garage un pezzo di fama fino ad oggi a loro precluso. Si chiama Macan il nuovo Suv della Porsche che molti, prima del suo arrivo, avevano già ribattezzato “baby Cayenne”. Ma non ditelo ai tecnici della Casa tedesca perchè sono molto suscettibili su questo argomento. La Macan è per loro una “creatura” unica, con caratteristiche ben precise, che nulla hanno a che vedere con la big di Casa.
Il suo nome deriva dalla parola indonesiana “tigre”, evoca destrezza, potere, fascino e dinamismo, le caratteristiche principali della nuova vettura. Insomma, un felino che vuole ribadire con forza le sue doti di agilità nei confronti della sorellona Cayenne. Le potenzialità sportive si intuiscono già quando ci si siede al volante. Non c’è più quella sensazione di altezza esagerata tipica dei Suv. Ma le vere qualità emergono alla guida. Test in pista hanno evidenziato una tenuta di strada degna delle migliori sportive della Casa. Il rollio, tipico di vetture alte e pesanti, è completamente assente. Dopotutto peso e baricentro sono decisamente più bassi rispetto alla Cayenne. Anche la trazione, 4x4, è impostata sul dinamismo puro, con una ripartizione della coppia che privilegia nettamente le ruote posteriori (85% - 15%), a tutto vantaggio del piacere di guida. Il controllo elettronico delle sospensioni permette di passare in un solo click dal confort tipico che ogni Suv deve saper offrire ai suoi passeggeri, ad una durezza e una sportività che solo la 911, coupè storica della Porsche, può offrire (tanto per rimanere in casa).
Ma dobbiamo essere realisti. La Macan sarà acquistata anche da moltissimi utenti che la utilizzeranno per il loro tragitto casa-ufficio (o casa-azienda), per andare a sciare nei we invernali, ma anche (perché no?) per andare a fare shopping. La vettura è nata anche (e soprattutto) per assolvere tutti questi compiti in maniera egregia. Lo spazio a bordo è adeguato per quattro persone con annessi bagagli, la silenziosità di guida è garantita da un’insonorizzazione perfetta, le finiture sono curate e appagano i palati più esigenti. Inoltre, è disponibile un parsimonioso turbodiesel che non farà rimpiangere gli assetati benzina quanto a prestazioni. E quando si lascia la città e le strade cominciano a riempiersi di curve, allora il pilota potrà anche togliersi qualche soddisfazione che solo alla guida di una vera (e più piccola) coupè sportiva avrebbe potuto assaporare. (Video Porsche Macan)
Motori. Tre quelli disponibili al lancio. Due benzina: 3.0 V6 aspirato da 335cv e 3.6 V6 twin-turbo da 395cv. Il Turbodiesel è un 3.0 V6 di derivazione Audi che, con i suoi 258cv, permettere anche di evitare il superbollo. Per finire un commento sui prezzi, elevati in assoluto ma adeguati alle qualità, alle prestazioni offerte e al blasone del marchio. Al vertice c’è la 3.6 Turbo da 85.908 euro mentre le due 3.0 benzina e diesel partono entrambe da 63.506 euro. In vendita da aprile 2014, l’obiettivo dichiarato è di produrne 50mila esemplari l’anno. Questo le permetterebbe di scavalcare la sorellona Cayenne e di conquistarsi quindi il titolo di modello più venduto della Casa. Oltre a farla diventare una assoluta protagonista tra le concorrenti. A cominciare da quella Range Rover Evoque che oramai viaggia a livelli elevatissimi. Anch’essa alla faccia della crisi e della spending review. Auguri.
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