martedì, gennaio 21, 2014
Per fronteggiare le proteste sempre più violente, il governo impone 60 giorni di stato di emergenza: bloccate la capitale e le province confinanti. Alla polizia il potere di arrestare senza accuse formali, l'esecutivo potrà censurare gli organi di stampa e proibire assembramenti pubblici. 

Bangkok (AsiaNews) - Per cercare di fermare le proteste sempre più violente che infuriano in questi giorni nella capitale, il governo thailandese ha proclamato 60 giorni di stato di emergenza a partire da domani, 22 gennaio. Il decreto firmato questa mattina dà all'esecutivo il potere di censurare la stampa e proibire assembramenti pubblici, mentre la polizia potrà fermare chiunque senza bisogno di accuse specifiche. Il testo parla di Bangkok e delle province confinanti, mentre il resto del Paese continuerà a vivere nella normale gestione.

Da settimane diversi e sempre più numerosi gruppi di manifestanti, guidati dall'opposizione, chiedono al primo ministro Yingluck Shinawatra di dimettersi. Secondo i dimostranti, dietro al governo ci sarebbe il fratello dell'attuale premier - Thaksin, per anni leader thailandese oggi in esilio - che starebbe "governando in absentia". Da parte sua, la Shinawatra si è rifiutata di firmare le dimissioni ma ha convocato delle nuove elezioni per il 2 febbraio.

La decisione non ha convinto i suoi oppositori, che hanno continuato a manifestare provocando una situazione sempre più pericolosa: lo scorso 19 gennaio almeno 28 persone sono rimaste ferite durante il lancio di granate lacrimogene da parte della polizia, che cercava di disperdere l'ennesimo corteo contro l'esecutivo. Il vice premier Surapong Tovichakchaikul ha presentato il decreto che impone lo stato di emergenza: "Abbiamo deciso a favore di questa mossa per prenderci cura della situazione e rinforzare il diritto nazionale".


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