Per la prima volta dopo 7 anni, due delegazioni governative di Seoul e Pyongyang hanno aperto un round di colloqui bilaterali nel villaggio di Panmunjom, nella Zona demilitarizzata che dalla fine della guerra civile divide la penisola coreana.
Radio Vaticana - L'incontro - riferisce l'agenzia AsiaNews - è stato richiesto "a sorpresa" dal Nord e l'agenda dei dialoghi - che non è stata resa nota - prevede con ogni probabilità le riunificazioni familiari programmate per il 20 febbraio e la ripresa di una qualche forma di cooperazione economica. Fra alti e bassi, i due governi si incontrano diverse volte l'anno. Tuttavia, i colloqui aperti questa mattina sono guidati da due esponenti di alto rango: per Seoul il capo-delegazione è Kim Kyou-hyun, vice consigliere per la Sicurezza nazionale; la controparte del Nord è Won Tong-yon, funzionario di alto livello specializzato nei rapporti intercoreani. Prima del meeting, Kim ha dichiarato: "Si tratta di un'opportunità importante, c'è la possibilità di aprire una nuova era per la penisola coreana. Voglio partecipare con un atteggiamento aperto e con la mente libera, in modo da poter studiare bene queste aperture. Faremo ogni sforzo per procedere con le riunificazioni familiari così come programmato nei giorni scorsi". Le due Coree si sono accordate lo scorso 5 febbraio per tenere le riunificazioni in un resort sul monte Kumgang, costa orientale della Corea del Nord, dal 20 al 25 febbraio. Se gli incontri riusciranno a verificarsi, saranno i primi di questo tipo dopo oltre tre anni.
Il giorno successivo (6 febbraio), i due governi si sono scambiati le liste con i nomi dei familiari scelti per le riunificazioni: si tratta di 85 persone da Seoul e 95 da Pyongyang. Tuttavia, sempre il 6 febbraio la Corea del Nord ha minacciato di non procedere con le riunificazioni "se le esercitazioni militari fra Corea del Sud e Washington dovessero avvenire come previsto". Le esercitazioni, che si svolgono ogni anno e coinvolgono i circa 12mila soldati americani di stanza in Corea, sono visti dalla "Casa Blu" - la residenza del presidente sudcoreano, al momento Park Geun-hye - come un asset strategico molto importante.
Pyongyang le definisce "una provocazione militare", mentre Seoul e Washington insistono da tempo sul loro carattere "soltanto difensivo". Proprio le esercitazioni militari del 2013 spinsero il Nord ad annullare all'ultimo momento le riunificazioni familiari previste per settembre. Sono circa 73mila i sudcoreani che vogliono riabbracciare le proprie famiglie rimaste al Nord. Dei sopravvissuti alla guerra, il 9,3 % ha più di 90 anni; il 40,5 % più di 80 anni e il 30,6 % più di 70 anni. Il lato umano della vicenda è straziante: anche se i due governi cercano di evitare dimostrazioni pubbliche a favore delle riunificazioni, le storie degli anziani che sperano di rivedere i propri cari prima di morire appaiono ogni giorno sui giornali del Sud. (R.P.)
Radio Vaticana - L'incontro - riferisce l'agenzia AsiaNews - è stato richiesto "a sorpresa" dal Nord e l'agenda dei dialoghi - che non è stata resa nota - prevede con ogni probabilità le riunificazioni familiari programmate per il 20 febbraio e la ripresa di una qualche forma di cooperazione economica. Fra alti e bassi, i due governi si incontrano diverse volte l'anno. Tuttavia, i colloqui aperti questa mattina sono guidati da due esponenti di alto rango: per Seoul il capo-delegazione è Kim Kyou-hyun, vice consigliere per la Sicurezza nazionale; la controparte del Nord è Won Tong-yon, funzionario di alto livello specializzato nei rapporti intercoreani. Prima del meeting, Kim ha dichiarato: "Si tratta di un'opportunità importante, c'è la possibilità di aprire una nuova era per la penisola coreana. Voglio partecipare con un atteggiamento aperto e con la mente libera, in modo da poter studiare bene queste aperture. Faremo ogni sforzo per procedere con le riunificazioni familiari così come programmato nei giorni scorsi". Le due Coree si sono accordate lo scorso 5 febbraio per tenere le riunificazioni in un resort sul monte Kumgang, costa orientale della Corea del Nord, dal 20 al 25 febbraio. Se gli incontri riusciranno a verificarsi, saranno i primi di questo tipo dopo oltre tre anni.
Il giorno successivo (6 febbraio), i due governi si sono scambiati le liste con i nomi dei familiari scelti per le riunificazioni: si tratta di 85 persone da Seoul e 95 da Pyongyang. Tuttavia, sempre il 6 febbraio la Corea del Nord ha minacciato di non procedere con le riunificazioni "se le esercitazioni militari fra Corea del Sud e Washington dovessero avvenire come previsto". Le esercitazioni, che si svolgono ogni anno e coinvolgono i circa 12mila soldati americani di stanza in Corea, sono visti dalla "Casa Blu" - la residenza del presidente sudcoreano, al momento Park Geun-hye - come un asset strategico molto importante.
Pyongyang le definisce "una provocazione militare", mentre Seoul e Washington insistono da tempo sul loro carattere "soltanto difensivo". Proprio le esercitazioni militari del 2013 spinsero il Nord ad annullare all'ultimo momento le riunificazioni familiari previste per settembre. Sono circa 73mila i sudcoreani che vogliono riabbracciare le proprie famiglie rimaste al Nord. Dei sopravvissuti alla guerra, il 9,3 % ha più di 90 anni; il 40,5 % più di 80 anni e il 30,6 % più di 70 anni. Il lato umano della vicenda è straziante: anche se i due governi cercano di evitare dimostrazioni pubbliche a favore delle riunificazioni, le storie degli anziani che sperano di rivedere i propri cari prima di morire appaiono ogni giorno sui giornali del Sud. (R.P.)
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