Inquietante episodio nel palermitano
di Silvio Foini
Accade a Villagrazia di Carini che una signora sessantottenne, che dovrebbe essere deceduta vinta da un cancro, non presenti ancora né la tipica rigidità dovuta al rigor mortis, né l’odore cadaverico dovuto alla putrefazione. I figli della donna sostengono che il corpo sia ancora tiepido e per questa ragione tangono accesi i riscaldamenti. I tre figli sperano, anzi credono si tratti di morte apparente e che un miracolo possa fare tonare alla vita la loro madre. A dire il vero, anche il medico di famiglia qualche dubbio lo ha avuto. Questo dubbio gli viene da tanti piccoli particolari che gli stessi figli della signora Grazia Bruno gli hanno riferito. Dopo che un elettrocardiogramma eseguito per una ventina di minuti, allo scopo di assicurarsi che qualche segno vitale persistesse ancora, ha dato responso negativo, o come si dice, piatto, il sindaco del paese Giuseppe Agrusa ha dato per oggi, 13 febbraio, l’ultimatum ai tre angosciati figli: “La bara va chiusa, ma pur con tutta la mia comprensione, nel pomeriggio al cimitero.”
Ci si chiede: a parte la decisione del primo cittadino che ci pare affrettata, la medicina ed i suoi operatori, oggi non sono ancora in grado di determinare la morte di una persona con assoluta certezza? Esistono parecchi casi di morte apparente e qualche cautela in più che non il responso di una macchina la si dovrebbe prendere in considerazione. E se la povera signora poi davvero non fosse deceduta e si avesse da risvegliare in una bara? Racconti di questo genere ne ho uditi fare da operatori mortuari, i vecchi becchini per intenderci, che riesumando cadaveri dopo decine di anni erano rimasti colpiti dalla visione che si presentava ai loro occhi: scheletri che non giacevano come si sarebbe potuto supporre ma in posizioni irregolari, come se il sepolto si fosse risvegliato terrorizzato e quindi morto poi davvero.
di Silvio Foini
Accade a Villagrazia di Carini che una signora sessantottenne, che dovrebbe essere deceduta vinta da un cancro, non presenti ancora né la tipica rigidità dovuta al rigor mortis, né l’odore cadaverico dovuto alla putrefazione. I figli della donna sostengono che il corpo sia ancora tiepido e per questa ragione tangono accesi i riscaldamenti. I tre figli sperano, anzi credono si tratti di morte apparente e che un miracolo possa fare tonare alla vita la loro madre. A dire il vero, anche il medico di famiglia qualche dubbio lo ha avuto. Questo dubbio gli viene da tanti piccoli particolari che gli stessi figli della signora Grazia Bruno gli hanno riferito. Dopo che un elettrocardiogramma eseguito per una ventina di minuti, allo scopo di assicurarsi che qualche segno vitale persistesse ancora, ha dato responso negativo, o come si dice, piatto, il sindaco del paese Giuseppe Agrusa ha dato per oggi, 13 febbraio, l’ultimatum ai tre angosciati figli: “La bara va chiusa, ma pur con tutta la mia comprensione, nel pomeriggio al cimitero.”
Ci si chiede: a parte la decisione del primo cittadino che ci pare affrettata, la medicina ed i suoi operatori, oggi non sono ancora in grado di determinare la morte di una persona con assoluta certezza? Esistono parecchi casi di morte apparente e qualche cautela in più che non il responso di una macchina la si dovrebbe prendere in considerazione. E se la povera signora poi davvero non fosse deceduta e si avesse da risvegliare in una bara? Racconti di questo genere ne ho uditi fare da operatori mortuari, i vecchi becchini per intenderci, che riesumando cadaveri dopo decine di anni erano rimasti colpiti dalla visione che si presentava ai loro occhi: scheletri che non giacevano come si sarebbe potuto supporre ma in posizioni irregolari, come se il sepolto si fosse risvegliato terrorizzato e quindi morto poi davvero.
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