lunedì, febbraio 10, 2014
Continua l’ostensione delle spoglie del Beato don Carlo Gnocchi a Roma, che si concluderà domani nella Basilica di San Giovanni in Laterano in occasione della Giornata Mondiale del Malato.

Radio Vaticana - Una figura rappresentativa del dono di se stessi agli altri, una vita spesa per la riabilitazione di quella parte di umanità spesso lasciata in disparte. Maura Pellegrini Raho ha intervistato mons. Angelo Bazzari, presidente della Fondazione don Carlo Gnocchi, intervistato da Maura Pellegrini Rhao: ascolta
R. - C’è stata un’accoglienza davvero notevole sia da parte del comune, sia da parte di alcune autorità ma soprattutto da parte della gente. Una grande partecipazione riflessiva, forti emozioni e gli insegnamenti di don Gnocchi "rispolverati" per il messaggio che - pur giocato in ambiti diversi - mantiene la stessa vitalità, lo stesso spirito.

D. - Qual è l’importanza oggi della figura di Don Gnocchi?

R. - Don Gnocchi è una figura poliedrica, presenta tante sfaccettature: da sacerdote ambrosiano, quindi, di una salda spiritualità vestita di concretezza; un formidabile educatore, poi alpino volontario dove ha imparato tra gli alpini la generosità e la dedizione; ha frequentato le praterie della solidarietà facendosi carico dei "mutilatini". La novità, oltre alla donazione degli organi - incluse le cornee, nel momento in cui non c’era ancora la copertura della legge - è che lui fu l’inventore della riabilitazione, che chiama “restaurazione della persona umana”. Lui affermava che: “Non esistono le malattie ma i malati”, per questo motivo non bisogna recuperare solo gli organi - magari violentati dalla idiozia e dalla follia umana - ma bisogna recuperare le persone. Dunque, come diceva lui, si trattava di una terapia del corpo e dello spirito, del gioco e del lavoro; quindi una terapia integrale per il recupero della persona.

D. - Domani sarà la Giornata del malato che quest’anno ha come tema: "Fede e Carità. Anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli”. Don Gnocchi è un simbolo di questo messaggio…

R. - Per i momenti che stiamo vivendo c’è bisogno, più che di maestri, di testimoni; anzi maestri proprio perché testimoni. In questo caso, a sostenere don Gnocchi era una fibrillazione di una speranza affidabile, di una tenace volontà ma soprattutto era il senso della Provvidenza e la fede che lo ha sostenuto. Credo che la carità e le opere che lui ha realizzato sono proprio figlie di questa fede nel Dio che si è fatto uomo, facendosi prossimo a noi, e nel Dio che non ha eliminato il dolore ma lo ha condiviso fino a morire solo sulla croce. Perché esiste il dolore? Esiste proprio perché ci siano a servizio del dolore e della sofferenza, la scienza umana, la tecnologia, anche la più avanzata ed anche le multiformi opere di solidarietà. Credo sia questo l’itinerario percorso da Don Gnocchi e noi, con gli stessi valori, stiamo cercando di allargare il perimetro dove l’uomo è fragile, debole e ferito. Cerchiamo quindi di collocare i paletti della nostra solidarietà. 

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