Concludiamo il nostro ciclo di articoli con un approfondimento dedicato ai metodi naturali di regolazione della fertilità. Poco pubblicizzati perché privi di apprezzabile ritorno “economico” nell’attuale mercato del sesso, e di conseguenza poco conosciuti, in realtà presentano dei vantaggi molto marcati sotto il profilo della tutela della salute e dell’efficacia, e con un potenziale educativo che manca ai più diffusi metodi contraccettivi (come anche la prestigiosa rivista scientifica Lancet ha messo in evidenza). articoli precedenti
Con questo nome vengono designati tutti quei metodi che si basano sull’alternarsi, nella donna, di periodi di naturale fertilità a periodi di naturale sterilità e sull’astensione dai rapporti durante i primi, qualora si intenda evitare una gravidanza. Il corpo femminile lancia infatti diversi “segnali” la cui identificazione permette di individuare con estrema facilità i periodi “fertili”. E’ proprio sulla rilevazione di questi segnali biologici che si basano i metodi naturali, oggi essenzialmente riconducibili a due tipologie: il metodo della temperatura e il metodo dell’ovulazione (meglio noto come “metodo Billings”), talvolta usati in combinazione tra di loro, prendendo in quest’ultimo caso il nome di metodo “sinto-termico”.
Per comprendere il funzionamento dei metodi naturali non si può fare a meno di accennare sia pur brevemente alla dinamica del meccanismo ovulatorio. Basterà qui ricordare, ai fini del presente scritto, che dopo l’ovulazione l’ovulo, se non fecondato, può vivere al massimo 24 ore, mentre gli spermatozoi (che normalmente muoiono dopo poche ore dalla loro emissione) prima dell’ovulazione sono in grado di vivere anche fino a 4-5 giorni. Ne deriva che il periodo di fertilità della donna è nel complesso di circa una settimana (da alcuni giorni prima dell’ovulazione al giorno ad essa successivo). Al di fuori di questo periodo, la coppia può avere regolari rapporti senza incorrere nel rischio di una gravidanza. Ciò premesso, vediamo come il metodo della temperatura consenta di identificare il periodo “fertile” mediante la rilevazione, tramite termometro per via vaginale o rettale, della temperatura corporea. L’ovulazione è preceduta infatti da un aumento della temperatura corporea di almeno cinque decimi di grado, che si mantiene costante fino alla successiva mestruazione, per cui, misurando giornalmente la propria temperatura interna, la donna può sapere se e quando ha ovulato. Dal quarto giorno di temperatura elevata (1 di avvenuta ovulazione + 1 relativo alle 24 ore di vita ovulare + 1 di sicurezza) fino alla successiva mestruazione la donna è certamente in periodo sterile e può avere rapporti senza rischio di gravidanza.
Il metodo di Billings si basa invece sull’osservazione del “muco cervicale”: vale a dire di una sostanza secreta da alcune ghiandole presenti nel collo dell’utero, il cui aspetto varia nelle diverse fasi del ciclo mestruale. In alcuni giorni questo muco presenta un aspetto opaco, denso, colloso, che lo rende inadatto alla sopravvivenza degli spermatozoi (e pertanto lo designiamo come “muco non fertile”); in altri giorni, invece, acquista un aspetto limpido, fluido, filante (adatto alla sopravvivenza degli spermatozoi e pertanto definibile come “muco fertile”). Vi sono poi dei giorni in cui il muco manca del tutto, convenzionalmente denominati “giorni asciutti”. In un normale ciclo mestruale, subito dopo la mestruazione seguono dei “giorni asciutti” (ma nelle donne con ciclo breve questi giorni potrebbero tuttavia non esserci); quindi comincia la secrezione del muco, che dopo alcuni giorni di tipo “non fertile”, si fluidifica diventando fertile fino a raggiungere un “picco” di massima intensità (che la donna avverte per un senso di netta lubrificazione), per poi tornare ad essere di nuovo di tipo non fertile. Pertanto la coppia, qualora voglia evitare una gravidanza, non deve avere rapporti durante le mestruazioni; può avere rapporti nei giorni asciutti, se ve ne sono, ma deve sospenderli non appena la donna nota la comparsa di muco; può riprendere i rapporti dopo tre giorni dal “picco” e averli liberamente fino alla mestruazione successiva.
I metodi naturali non comportano alcun effetto collaterale di ordine fisico né presentano controindicazioni. Possono inoltre essere usati da qualsiasi coppia in qualunque periodo della vita. Pertanto, rispetto ai contraccettivi “ormonali” (la “pillola” per intenderci), hanno il vantaggio di salvaguardare al meglio il valore della salute a motivo della loro assoluta innocuità. Inoltre, sotto il profilo dell’efficacia, va sottolineato come già 25 anni fa, in un grande studio pilota organizzato dall’OMS in cinque Paesi del mondo, veniva identificato un indice di Pearl del 2,2 % sovrapponibile a quello della spirale. Questo significa che i metodi naturali, se correttamente utilizzati, hanno una efficacia, nel prevenire la gravidanza, pari a quella della spirale, vale a dire un’efficacia prossima al 100%. Anche questo è un notevole vantaggio rispetto a metodi contraccettivi di grande diffusione come il profilattico, che presenta invece un indice di fallibilità di circa il 15% (benché sia spesso pubblicizzato, anche da campagne istituzionali, come mezzo di sesso sicuro). La scarsa attenzione e i falsi timori spesso creati attorno a queste metodiche (che dopo un periodo di adeguata formazione sono in grado di assicurare risultati equivalenti o addirittura superiori rispetto ai normali metodi contraccettivi) forse sono legati alla mancanza di interesse da parte delle industrie farmaceutiche, giacché tra gli altri vantaggi dei metodi naturali vi è anche quello della loro assoluta “economicità”.
Accanto agli aspetti medico-sanitari occorre altresì considerare l’enorme potenziale educativo di questo tipo di metodi, che consente fra le altre cose di familiarizzarsi con la propria corporeità, con i ritmi naturali dell’organismo, in un quadro di piena armonia psicofisica e ambientale. Altro fondamentale valore realizzato dai metodi naturali è poi quello della “coniugalità”. Tali metodi, infatti, presuppongono una stabile relazione di coppia, di tipo matrimoniale o paramatrimoniale, per di più coinvolgendo con pari impegno e pari oneri tanto l’uomo quanto la donna in una posizione di condivisione e di effettiva parità. Al contrario, i metodi contraccettivi risultano compatibili con rapporti di tipo occasionale o extraconiugale, incidendo in tal modo negativamente sul costume sociale, e per di più sono tutti a scapito della donna, sia perché i contraccettivi ad alta efficacia, come si è già visto (clicca qui), operano esclusivamente sul corpo della donna sia perché è comunque su questa che grava il peso di una gravidanza quale conseguenza di una contraccezione fallita (peso tanto più difficile da portare quanto più il concepimento sia avvenuto al di fuori di una stabile relazione di coppia). Infine, se da un lato l’astensione “forzata” dai rapporti sessuali nel periodo “fertile” può comportare un affievolirsi di quella “spontaneità” insita nel dinamismo sessuale, dall’altro essa costituisce l’occasione per valorizzare una diversa (ma non meno importante) espressività della sessualità coniugale, consentendo di apprezzare quei gesti, in apparenza banali, di intima tenerezza fisica, di delicatezza, di “casta intimità”, che i consueti rapporti spesso non consentono adeguatamente di esprimere e di accogliere.
I metodi naturali, in definitiva, soddisfano egregiamente l’esigenza di regolazione della fertilità, senza sacrificare la dimensione sessuale della vita di coppia, anzi potenziandola nel quadro dei valori della coniugalità e della oblatività, scongiurando quel pericolo di fruizione sessuale sregolata e immatura, tendente alla strumentalizzazione in chiave edonistica dell’altro, insito invece nei metodi contraccettivi. Mi permetto ancora di evidenziare come i rilievi appena fatti siano stati ribaditi dalla prestigiosa rivista scientifica “Lancet”, la quale – in un articolo pubblicato nel 1995 a firma di B. Ryder e H. Campbell dal titolo “Natural family planning in the 1990’s” – così sintetizza i vantaggi dei metodi naturali: “assenza di effetti collaterali, accettabilità da parte di tutte le confessioni religiose, valore educativo della conoscenza della funzione riproduttiva, aumento della comunicazione tra i partner, infine la buona efficacia che si confronta favorevolmente con quella di altri metodi contraccettivi”. Tutti aspetti, quelli or ora indicati, che le istituzioni nazionali e internazionali in verità dovrebbero tenere in maggiore considerazione nelle loro campagne di sensibilizzazione per una maternità e paternità responsabile nonché nei corsi scolastici pensati per una educazione alla sessualità dei giovani.
Con questo nome vengono designati tutti quei metodi che si basano sull’alternarsi, nella donna, di periodi di naturale fertilità a periodi di naturale sterilità e sull’astensione dai rapporti durante i primi, qualora si intenda evitare una gravidanza. Il corpo femminile lancia infatti diversi “segnali” la cui identificazione permette di individuare con estrema facilità i periodi “fertili”. E’ proprio sulla rilevazione di questi segnali biologici che si basano i metodi naturali, oggi essenzialmente riconducibili a due tipologie: il metodo della temperatura e il metodo dell’ovulazione (meglio noto come “metodo Billings”), talvolta usati in combinazione tra di loro, prendendo in quest’ultimo caso il nome di metodo “sinto-termico”.
Per comprendere il funzionamento dei metodi naturali non si può fare a meno di accennare sia pur brevemente alla dinamica del meccanismo ovulatorio. Basterà qui ricordare, ai fini del presente scritto, che dopo l’ovulazione l’ovulo, se non fecondato, può vivere al massimo 24 ore, mentre gli spermatozoi (che normalmente muoiono dopo poche ore dalla loro emissione) prima dell’ovulazione sono in grado di vivere anche fino a 4-5 giorni. Ne deriva che il periodo di fertilità della donna è nel complesso di circa una settimana (da alcuni giorni prima dell’ovulazione al giorno ad essa successivo). Al di fuori di questo periodo, la coppia può avere regolari rapporti senza incorrere nel rischio di una gravidanza. Ciò premesso, vediamo come il metodo della temperatura consenta di identificare il periodo “fertile” mediante la rilevazione, tramite termometro per via vaginale o rettale, della temperatura corporea. L’ovulazione è preceduta infatti da un aumento della temperatura corporea di almeno cinque decimi di grado, che si mantiene costante fino alla successiva mestruazione, per cui, misurando giornalmente la propria temperatura interna, la donna può sapere se e quando ha ovulato. Dal quarto giorno di temperatura elevata (1 di avvenuta ovulazione + 1 relativo alle 24 ore di vita ovulare + 1 di sicurezza) fino alla successiva mestruazione la donna è certamente in periodo sterile e può avere rapporti senza rischio di gravidanza.
Il metodo di Billings si basa invece sull’osservazione del “muco cervicale”: vale a dire di una sostanza secreta da alcune ghiandole presenti nel collo dell’utero, il cui aspetto varia nelle diverse fasi del ciclo mestruale. In alcuni giorni questo muco presenta un aspetto opaco, denso, colloso, che lo rende inadatto alla sopravvivenza degli spermatozoi (e pertanto lo designiamo come “muco non fertile”); in altri giorni, invece, acquista un aspetto limpido, fluido, filante (adatto alla sopravvivenza degli spermatozoi e pertanto definibile come “muco fertile”). Vi sono poi dei giorni in cui il muco manca del tutto, convenzionalmente denominati “giorni asciutti”. In un normale ciclo mestruale, subito dopo la mestruazione seguono dei “giorni asciutti” (ma nelle donne con ciclo breve questi giorni potrebbero tuttavia non esserci); quindi comincia la secrezione del muco, che dopo alcuni giorni di tipo “non fertile”, si fluidifica diventando fertile fino a raggiungere un “picco” di massima intensità (che la donna avverte per un senso di netta lubrificazione), per poi tornare ad essere di nuovo di tipo non fertile. Pertanto la coppia, qualora voglia evitare una gravidanza, non deve avere rapporti durante le mestruazioni; può avere rapporti nei giorni asciutti, se ve ne sono, ma deve sospenderli non appena la donna nota la comparsa di muco; può riprendere i rapporti dopo tre giorni dal “picco” e averli liberamente fino alla mestruazione successiva.
I metodi naturali non comportano alcun effetto collaterale di ordine fisico né presentano controindicazioni. Possono inoltre essere usati da qualsiasi coppia in qualunque periodo della vita. Pertanto, rispetto ai contraccettivi “ormonali” (la “pillola” per intenderci), hanno il vantaggio di salvaguardare al meglio il valore della salute a motivo della loro assoluta innocuità. Inoltre, sotto il profilo dell’efficacia, va sottolineato come già 25 anni fa, in un grande studio pilota organizzato dall’OMS in cinque Paesi del mondo, veniva identificato un indice di Pearl del 2,2 % sovrapponibile a quello della spirale. Questo significa che i metodi naturali, se correttamente utilizzati, hanno una efficacia, nel prevenire la gravidanza, pari a quella della spirale, vale a dire un’efficacia prossima al 100%. Anche questo è un notevole vantaggio rispetto a metodi contraccettivi di grande diffusione come il profilattico, che presenta invece un indice di fallibilità di circa il 15% (benché sia spesso pubblicizzato, anche da campagne istituzionali, come mezzo di sesso sicuro). La scarsa attenzione e i falsi timori spesso creati attorno a queste metodiche (che dopo un periodo di adeguata formazione sono in grado di assicurare risultati equivalenti o addirittura superiori rispetto ai normali metodi contraccettivi) forse sono legati alla mancanza di interesse da parte delle industrie farmaceutiche, giacché tra gli altri vantaggi dei metodi naturali vi è anche quello della loro assoluta “economicità”.
Accanto agli aspetti medico-sanitari occorre altresì considerare l’enorme potenziale educativo di questo tipo di metodi, che consente fra le altre cose di familiarizzarsi con la propria corporeità, con i ritmi naturali dell’organismo, in un quadro di piena armonia psicofisica e ambientale. Altro fondamentale valore realizzato dai metodi naturali è poi quello della “coniugalità”. Tali metodi, infatti, presuppongono una stabile relazione di coppia, di tipo matrimoniale o paramatrimoniale, per di più coinvolgendo con pari impegno e pari oneri tanto l’uomo quanto la donna in una posizione di condivisione e di effettiva parità. Al contrario, i metodi contraccettivi risultano compatibili con rapporti di tipo occasionale o extraconiugale, incidendo in tal modo negativamente sul costume sociale, e per di più sono tutti a scapito della donna, sia perché i contraccettivi ad alta efficacia, come si è già visto (clicca qui), operano esclusivamente sul corpo della donna sia perché è comunque su questa che grava il peso di una gravidanza quale conseguenza di una contraccezione fallita (peso tanto più difficile da portare quanto più il concepimento sia avvenuto al di fuori di una stabile relazione di coppia). Infine, se da un lato l’astensione “forzata” dai rapporti sessuali nel periodo “fertile” può comportare un affievolirsi di quella “spontaneità” insita nel dinamismo sessuale, dall’altro essa costituisce l’occasione per valorizzare una diversa (ma non meno importante) espressività della sessualità coniugale, consentendo di apprezzare quei gesti, in apparenza banali, di intima tenerezza fisica, di delicatezza, di “casta intimità”, che i consueti rapporti spesso non consentono adeguatamente di esprimere e di accogliere.
I metodi naturali, in definitiva, soddisfano egregiamente l’esigenza di regolazione della fertilità, senza sacrificare la dimensione sessuale della vita di coppia, anzi potenziandola nel quadro dei valori della coniugalità e della oblatività, scongiurando quel pericolo di fruizione sessuale sregolata e immatura, tendente alla strumentalizzazione in chiave edonistica dell’altro, insito invece nei metodi contraccettivi. Mi permetto ancora di evidenziare come i rilievi appena fatti siano stati ribaditi dalla prestigiosa rivista scientifica “Lancet”, la quale – in un articolo pubblicato nel 1995 a firma di B. Ryder e H. Campbell dal titolo “Natural family planning in the 1990’s” – così sintetizza i vantaggi dei metodi naturali: “assenza di effetti collaterali, accettabilità da parte di tutte le confessioni religiose, valore educativo della conoscenza della funzione riproduttiva, aumento della comunicazione tra i partner, infine la buona efficacia che si confronta favorevolmente con quella di altri metodi contraccettivi”. Tutti aspetti, quelli or ora indicati, che le istituzioni nazionali e internazionali in verità dovrebbero tenere in maggiore considerazione nelle loro campagne di sensibilizzazione per una maternità e paternità responsabile nonché nei corsi scolastici pensati per una educazione alla sessualità dei giovani.
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