Portare “anche negli ambienti più scristianizzati, specialmente nelle periferie esistenziali, il Vangelo di Gesù Cristo”. È il mandato di Papa Francesco alle centinaia di famiglie del Cammino Neocatecumenale che si accingono a partire in missione. Alle migliaia di persone radunate in Aula Paolo VI, il Papa ha poi chiesto di essere messaggeri “dell’infinità bontà” e misericordia del Padre. Il servizio di Alessandro De Carolis: ascolta
Radio Vaticana - Una distesa di ottomila visi – moltissimi dei quali giovani, giovanissimi – e fra loro, quasi a circondarla come un castone, la gemma delle oltre 400 famiglie che presto partiranno in missione – mamme, papà e figli pronti a lasciare le proprie radici per portare e trapiantare altrove nel mondo quelle del Vangelo, specie in Cina, India, Vietnam e Mongolia. La prima reazione di Papa Francesco al calore che gli viene riservato dall’Aula Paolo VI, gremita di membri del Cammino Neocatecumenale, è un moto di gratitudine. Tanti sono i sacerdoti, i vescovi, spiccano le berrette di cardinali, ma le famiglie – e quelle missionarie in particolare, presentate dall'iniziatore del Cammino, Kiko Argüello – catturano l’attenzione del Papa:
“Un saluto pieno di affetto rivolgo ai bambini, presenti in gran numero (...) Il mio pensiero va in modo speciale alle famiglie, che si recheranno in diverse parti del mondo per annunciare e testimoniare il Vangelo. La Chiesa vi è grata per la vostra generosità! Vi ringrazio per tutto quello che fate nella Chiesa e nel mondo”.
Poi, come per ogni missione che si rispetti, alla gratitudine per chi parte si accompagnano le indicazioni perché il lavoro sia svolto al meglio. Per prima cosa, Papa Francesco chiede ai Neocatecumenali di “costruire e conservare la comunione all’interno delle Chiese particolari” in cui si recheranno:
“Questo significa mettersi in ascolto della vita delle Chiese nelle quali i vostri responsabili vi inviano, a valorizzarne le ricchezze, a soffrire per le debolezze se necessario, e a camminare insieme, come unico gregge, sotto la guida dei Pastori delle Chiese locali. La comunione è essenziale: a volte - e succede - può essere meglio rinunciare a vivere in tutti i dettagli ciò che il vostro itinerario esigerebbe, pur di garantire l’unità tra i fratelli che formano l’unica comunità ecclesiale, della quale dovete sempre sentirvi parte”.
Comunione spirituale ma anche “attenzione al contesto culturale”. Papa Francesco ricorda che non esiste azione missionaria cristiana che non sia preceduta dall’azione di Dio “anche nei posti più lontani, anche nelle culture più diverse”:
“Si tratta di un ambiente spesso molto differente da quello da cui provenite. Molti di voi faranno la fatica di imparare la lingua locale, a volte difficile, e questo sforzo è apprezzabile. Tanto più importante sarà il vostro impegno ad 'imparare' le culture che incontrerete, sapendo riconoscere il bisogno di Vangelo che è presente ovunque, ma anche quell’azione che lo Spirito Santo ha compiuto nella vita e nella storia di ogni popolo”.
Quello neocatecumenale, osserva ancora Papa Francesco, è un “cammino esigente” che richiede che ogni membro sia rispettato, con “pazienza” e “misericordia”, anche nel caso in cui – sottolinea – “decidesse di cercare, fuori dal Cammino, altre forme di vita cristiana che lo aiutino a crescere nella risposta alla chiamata del Signore”. Questo è segno, conclude il Papa, della “maturità di fede” propria di chi è pronto a lasciate tutto per Cristo:
“Care famiglie, cari fratelli e sorelle, vi incoraggio a portare dovunque, anche negli ambienti più scristianizzati, specialmente nelle periferie esistenziali, il Vangelo di Gesù Cristo. Evangelizzate con amore, portate a tutti l’amore di Dio. Dite a quanti incontrerete sulle strade della vostra missione che Dio ama l’uomo così com’è, anche con i suoi limiti, con i suoi sbagli, anche con i suoi peccati (...) Siate messaggeri e testimoni dell’infinita bontà e dell’inesauribile misericordia del Padre (...) Siate missionari zelanti e gioiosi, non perdete la gioia. Avanti!”.
Radio Vaticana - Una distesa di ottomila visi – moltissimi dei quali giovani, giovanissimi – e fra loro, quasi a circondarla come un castone, la gemma delle oltre 400 famiglie che presto partiranno in missione – mamme, papà e figli pronti a lasciare le proprie radici per portare e trapiantare altrove nel mondo quelle del Vangelo, specie in Cina, India, Vietnam e Mongolia. La prima reazione di Papa Francesco al calore che gli viene riservato dall’Aula Paolo VI, gremita di membri del Cammino Neocatecumenale, è un moto di gratitudine. Tanti sono i sacerdoti, i vescovi, spiccano le berrette di cardinali, ma le famiglie – e quelle missionarie in particolare, presentate dall'iniziatore del Cammino, Kiko Argüello – catturano l’attenzione del Papa:
“Un saluto pieno di affetto rivolgo ai bambini, presenti in gran numero (...) Il mio pensiero va in modo speciale alle famiglie, che si recheranno in diverse parti del mondo per annunciare e testimoniare il Vangelo. La Chiesa vi è grata per la vostra generosità! Vi ringrazio per tutto quello che fate nella Chiesa e nel mondo”.
Poi, come per ogni missione che si rispetti, alla gratitudine per chi parte si accompagnano le indicazioni perché il lavoro sia svolto al meglio. Per prima cosa, Papa Francesco chiede ai Neocatecumenali di “costruire e conservare la comunione all’interno delle Chiese particolari” in cui si recheranno:
“Questo significa mettersi in ascolto della vita delle Chiese nelle quali i vostri responsabili vi inviano, a valorizzarne le ricchezze, a soffrire per le debolezze se necessario, e a camminare insieme, come unico gregge, sotto la guida dei Pastori delle Chiese locali. La comunione è essenziale: a volte - e succede - può essere meglio rinunciare a vivere in tutti i dettagli ciò che il vostro itinerario esigerebbe, pur di garantire l’unità tra i fratelli che formano l’unica comunità ecclesiale, della quale dovete sempre sentirvi parte”.
Comunione spirituale ma anche “attenzione al contesto culturale”. Papa Francesco ricorda che non esiste azione missionaria cristiana che non sia preceduta dall’azione di Dio “anche nei posti più lontani, anche nelle culture più diverse”:
“Si tratta di un ambiente spesso molto differente da quello da cui provenite. Molti di voi faranno la fatica di imparare la lingua locale, a volte difficile, e questo sforzo è apprezzabile. Tanto più importante sarà il vostro impegno ad 'imparare' le culture che incontrerete, sapendo riconoscere il bisogno di Vangelo che è presente ovunque, ma anche quell’azione che lo Spirito Santo ha compiuto nella vita e nella storia di ogni popolo”.
Quello neocatecumenale, osserva ancora Papa Francesco, è un “cammino esigente” che richiede che ogni membro sia rispettato, con “pazienza” e “misericordia”, anche nel caso in cui – sottolinea – “decidesse di cercare, fuori dal Cammino, altre forme di vita cristiana che lo aiutino a crescere nella risposta alla chiamata del Signore”. Questo è segno, conclude il Papa, della “maturità di fede” propria di chi è pronto a lasciate tutto per Cristo:
“Care famiglie, cari fratelli e sorelle, vi incoraggio a portare dovunque, anche negli ambienti più scristianizzati, specialmente nelle periferie esistenziali, il Vangelo di Gesù Cristo. Evangelizzate con amore, portate a tutti l’amore di Dio. Dite a quanti incontrerete sulle strade della vostra missione che Dio ama l’uomo così com’è, anche con i suoi limiti, con i suoi sbagli, anche con i suoi peccati (...) Siate messaggeri e testimoni dell’infinita bontà e dell’inesauribile misericordia del Padre (...) Siate missionari zelanti e gioiosi, non perdete la gioia. Avanti!”.
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