Un museo virtuale per dare voce e un volto a chi un volto e la possibilità di narrare la propria storia spesso non ce l'ha.
Roma (Migrantes) - Si chiama Migrador Museum, ed è il primo museo on line dell'immigrazione in Italia con una missione: accogliere i tanti racconti di quegli uomini e quelle donne che hanno scelto per un semplice caso o per disperazione, per motivi professionali o di studio o per motivi di cuore, la Penisola. Un modo per fare uscire dall'anonimato o dalle mere statistiche i loro volti le loro vicende. ''L'Italia ha un patrimonio sconosciuto'', sostiene Martino Pillitteri, ideatore e responsabile di Migrador Museum. ''E' composto da tesori sotto forma di storie, di esperienze, di linguaggi, di idee, di coraggio, di sacrificio, di colori, di sapori, di competenze di migliaia di persone senza volto e senza nome che hanno vinto una grande sfida: iniziare una nuova vita in un altro ambiente, in un'altra lingua e con codici culturali diversi''.
Alcune storie e esperienze, dice, ''superano anche la nostra immaginazione. Altre hanno la capacita di saper raccontare la storia del Paese mentre cambia. Noi crediamo per il meglio''. In linea dunque, aneddoti, memorie e fotografie. E anche racconti di fantasia. Ogni mese, infatti, Migrador Museum darà spazio anche a storie virtuali. ''Biografie di migranti inventati - spiega Pillitteri - che narreranno le loro storie da una posizione privilegiata: quella del futuro. Come quella di Rania Hun - con cui si apre questo spazio di racconti virtuali - ''un'italiana di quarta generazione italo-cinese-giordana che si occupa di turismo spaziale e è nata nella seconda metà degli anni 50 di questo secolo.
I suoi nonni sono arrivati in Italia nel 2014 dalla Cina e dalla Giordania, in un Paese in cui a svolgere i lavori che gli immigrati non volevano più fare sono uomini bionici. Dove Pizza Hut era stata comprata da una società cinese che l'aveva ribattezzata Pizza Chu e il celebre panino americano Big Mac non era riuscito a reggere alla concorrenza del Big Kebab, Big Keb, per i consumatori''. I racconti e le biografie più creative saranno raccolte in un e-book intitolato: ''L'immigrazione in Italia raccontata dal futuro''. (ANSAmed).
Alcune storie e esperienze, dice, ''superano anche la nostra immaginazione. Altre hanno la capacita di saper raccontare la storia del Paese mentre cambia. Noi crediamo per il meglio''. In linea dunque, aneddoti, memorie e fotografie. E anche racconti di fantasia. Ogni mese, infatti, Migrador Museum darà spazio anche a storie virtuali. ''Biografie di migranti inventati - spiega Pillitteri - che narreranno le loro storie da una posizione privilegiata: quella del futuro. Come quella di Rania Hun - con cui si apre questo spazio di racconti virtuali - ''un'italiana di quarta generazione italo-cinese-giordana che si occupa di turismo spaziale e è nata nella seconda metà degli anni 50 di questo secolo.
I suoi nonni sono arrivati in Italia nel 2014 dalla Cina e dalla Giordania, in un Paese in cui a svolgere i lavori che gli immigrati non volevano più fare sono uomini bionici. Dove Pizza Hut era stata comprata da una società cinese che l'aveva ribattezzata Pizza Chu e il celebre panino americano Big Mac non era riuscito a reggere alla concorrenza del Big Kebab, Big Keb, per i consumatori''. I racconti e le biografie più creative saranno raccolte in un e-book intitolato: ''L'immigrazione in Italia raccontata dal futuro''. (ANSAmed).
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