La crisi ucraina rischia di creare forti frizioni tra Stati Uniti e Russia.
Radio Vaticana - Proteste di Mosca per l’annunciato incontro, domani alla Conferenza per la sicurezza ascolta
di Monaco, tra il segretario di Stato americano, John Kerry, e i leader dell’opposizione europeista, che da settimane protesta in piazza contro il presidente Yanukovich. L’esercito chiede misure d’emergenza. E mentre il Cremlino esorta il capo dello Stato a usare il pugno duro contro i manifestanti, l'Alto commissariato Onu per i diritti umani ha invitato il governo di Kiev ad aprire un'inchiesta indipendente sulle uccisioni, i rapimenti e le torture condotte durante i disordini di Kiev. Sull’iniziativa americana, Giancarlo La Vella ha intervistato Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana:
R. – Da lungo tempo, gli americani stanno cercando di infilarsi nei problemi dell’Ucraina, ma questo già ai tempi della "Rivoluzione arancione" del 2004. La ragione di questo interessamento è molto chiara: un po’ risponde al principio “il nemico del mio nemico è mio amico”. In questo caso, l’opposizione ucraina è molto anti-russa e questo sta bene agli Stati Uniti. Ma c’è un interesse strategico – credo – più ampio, che è la stessa ragione per cui la Russia ha la posizione diametralmente opposta: cioè, se l’Ucraina passasse sul lato anti-russo costituirebbe, con la Polonia – con cui ha 900 km di confine – una sorta di anello contenitivo della Russia che, sull’onda del nazionalismo putiniano, ha rinnovate ambizioni di influenza geopolitica su scala globale. Al contrario, se l’Ucraina restasse ancor più in un’orbita filorussa, la Russia con la Bielorussia aggiungerebbe un anello alla catena della propria infuenza geostrategica.
D. – L’iniziativa americana non rappresenta anche uno scavalcamento dell’Unione Europea? Infatti, se questione doveva esserci, forse era proprio tra Bruxelles e Mosca…
R. – Ma, io credo che tutto sommato l’imperizia politica dell’Unione Europea meriti questo e altro. Non bisogna dimenticare, infatti, che l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea è tutt’altro che scontata persino in ambito europeo. In secondo luogo, condizionare l’accettazione dell’Ucraina alla liberazione della Timoshenko è stato o un clamoroso errore diplomatico – perché nessun Paese sovrano accetta di farsi dire dall’esterno chi può essere condannato dalla sua magistratura o meno – oppure, è stato il tentativo di far abortire la trattativa facendo finta di volerla portare a termine.
D. – Quale il ruolo dell’esercito nella crisi ucraina, dato che proprio oggi le forze armate hanno chiesto misure urgenti a Yanukovich per contenere la protesta?
R. – Le forze armate ucraine, si sa, hanno rifiutato all’inizio di intervenire per stroncare le proteste, nonostante fosse stato loro richiesto. Quindi, hanno cercato di mantenere una posizione di neutralità fino all’ultimo. La richiesta di queste ultime ore, cioè di interventi da parte della presidenza contro le manifestazioni, può essere letta in due modi: o è finita questa neutralità – e le forze armate vogliono giocare un loro ruolo dalla parte dell’ordine, della stabilità – oppure, al contrario, cercano di mettere alle strette Yanukovich che in questa fase è palesemente impossibilitato a stroncare le proteste con la forza, perché è costretto a trattare, anzi a fare concessioni al fronte dell’opposizione.
Radio Vaticana - Proteste di Mosca per l’annunciato incontro, domani alla Conferenza per la sicurezza ascolta
di Monaco, tra il segretario di Stato americano, John Kerry, e i leader dell’opposizione europeista, che da settimane protesta in piazza contro il presidente Yanukovich. L’esercito chiede misure d’emergenza. E mentre il Cremlino esorta il capo dello Stato a usare il pugno duro contro i manifestanti, l'Alto commissariato Onu per i diritti umani ha invitato il governo di Kiev ad aprire un'inchiesta indipendente sulle uccisioni, i rapimenti e le torture condotte durante i disordini di Kiev. Sull’iniziativa americana, Giancarlo La Vella ha intervistato Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana:
R. – Da lungo tempo, gli americani stanno cercando di infilarsi nei problemi dell’Ucraina, ma questo già ai tempi della "Rivoluzione arancione" del 2004. La ragione di questo interessamento è molto chiara: un po’ risponde al principio “il nemico del mio nemico è mio amico”. In questo caso, l’opposizione ucraina è molto anti-russa e questo sta bene agli Stati Uniti. Ma c’è un interesse strategico – credo – più ampio, che è la stessa ragione per cui la Russia ha la posizione diametralmente opposta: cioè, se l’Ucraina passasse sul lato anti-russo costituirebbe, con la Polonia – con cui ha 900 km di confine – una sorta di anello contenitivo della Russia che, sull’onda del nazionalismo putiniano, ha rinnovate ambizioni di influenza geopolitica su scala globale. Al contrario, se l’Ucraina restasse ancor più in un’orbita filorussa, la Russia con la Bielorussia aggiungerebbe un anello alla catena della propria infuenza geostrategica.
D. – L’iniziativa americana non rappresenta anche uno scavalcamento dell’Unione Europea? Infatti, se questione doveva esserci, forse era proprio tra Bruxelles e Mosca…
R. – Ma, io credo che tutto sommato l’imperizia politica dell’Unione Europea meriti questo e altro. Non bisogna dimenticare, infatti, che l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea è tutt’altro che scontata persino in ambito europeo. In secondo luogo, condizionare l’accettazione dell’Ucraina alla liberazione della Timoshenko è stato o un clamoroso errore diplomatico – perché nessun Paese sovrano accetta di farsi dire dall’esterno chi può essere condannato dalla sua magistratura o meno – oppure, è stato il tentativo di far abortire la trattativa facendo finta di volerla portare a termine.
D. – Quale il ruolo dell’esercito nella crisi ucraina, dato che proprio oggi le forze armate hanno chiesto misure urgenti a Yanukovich per contenere la protesta?
R. – Le forze armate ucraine, si sa, hanno rifiutato all’inizio di intervenire per stroncare le proteste, nonostante fosse stato loro richiesto. Quindi, hanno cercato di mantenere una posizione di neutralità fino all’ultimo. La richiesta di queste ultime ore, cioè di interventi da parte della presidenza contro le manifestazioni, può essere letta in due modi: o è finita questa neutralità – e le forze armate vogliono giocare un loro ruolo dalla parte dell’ordine, della stabilità – oppure, al contrario, cercano di mettere alle strette Yanukovich che in questa fase è palesemente impossibilitato a stroncare le proteste con la forza, perché è costretto a trattare, anzi a fare concessioni al fronte dell’opposizione.
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