Si è consegnato alle autorità Leopoldo Lopez, il leader del partito di opposizione venezuelano Volontà Popolare: era ricercato dal 12 febbraio scorso, con l'accusa di omicidio e di incitamento alla violenza, dopo una manifestazione che la settimana scorsa aveva provocato tre morti. Il servizio di Giada Aquilino: ascolta
Radio Vaticana - "Non me ne andrò mai dal Venezuela, non ho nulla da nascondere", ha detto Leopoldo Lopez consegnando alla polizia un appello per chiedere la fine delle persecuzioni contro i dissidenti. Si temono però ulteriori violenze perché sono in programma nuove proteste di sostenitori e oppositori del presidente Nicolas Maduro. Per evitare disordini, i collaboratori di Lopez ieri hanno cambiato il percorso della loro marcia, spostandola dalla piazza dove dipendenti del settore petrolifero manifestano a sostegno del governo. Ma un operaio è morto e un'altro è rimasto ferito in un attacco armato contro una cooperativa tessile nell'area metropolitana di Caracas, attribuito dal governo a "gruppi golpisti": secondo l’opposizione invece l’episodio non pare avere alcun legame con le proteste anti-chaviste. Maduro accusa il leader dell'opposizione di essere dietro le violenze e di guidare un complotto mirato a rovesciare il governo. Critiche sono state rivolte anche all’amministrazione statunitense, accusata di essersi schierata con studenti e organizzatori delle proteste: il governo ha ordinato l'espulsione di tre funzionari dell'ambasciata americana a Caracas. Immediata la risposta di Washington, che ha minacciato ritorsioni sul Venezuela.
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