Una missione di 12.000 uomini con un “mandato forte e risorse adeguate per proteggere i civili e ristabilire l’ordine”: è questa la proposta del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon contenuta in un rapporto consegnato ai 15 Stati membri del Consiglio di sicurezza.
Misna - Il contingente Onu dovrebbe essere costituito da 10.000 militari e 1820 poliziotti, da dispiegare a sostegno della forza panafricana, la Misca, già operativa sul terreno. “In Centrafrica servono più truppe per far fronte alla spirale di violenza che potrebbe sfociare in un genocidio e in una frammentazione del territorio nazionale” ha avvertito Ban. In tre mesi il confronto armato tra ex ribelli Seleka e milizie di autodifesa Anti-Balaka ha già causato più di 2000 vittime e 700.000 tra sfollati interni e rifugiati nei paesi vicini. Oltre ai 6000 soldati africani della Misca, stanno intervenendo 2000 militari francesi dell’op
erazione Sangaris e l’Unione europea ha dato il via libera ad una missione di un migliaio di soldati. In base alle scadenze annunciate dal segretario generale Onu, una risoluzione sul dispiegamento di una missione di peacekeeping in Centrafrica sarà sottoposta in tempi brevi al voto del Consiglio di sicurezza. Parigi preme per una votazione entro fine marzo. “Ma ci vorranno almeno sei mesi per preparare l’operazione” ha sottolineato Ban, motivo per cui il trasferimento del comando delle truppe dall’Unione Africana, attualmente alla guida della Misca, alle Nazioni Unite è stato programmato non prima del 15 settembre.
Una richiesta di “aiuto massiccio” e di “sostegno della comunità internazionale” è stata nuovamente rivolta ieri ai partner stranieri dalla presidente ad interim Catherine Samba-Panza. “Ho ereditato un paese sull’orlo del precipizio confrontato all’insicurezza generalizzata, all’assenza di autorità dello Stato su tutto il territorio nazionale e ad una catastrofe umanitaria senza precedenti” ha detto il capo dello stato centrafricano in un discorso pronunciato a Kinshasa, in occasione del II Forum mondiale delle donne francofone. “Solo la donna può riportare la pace, la coesione nazionale e riunire quelli che la politica ha diviso” ha aggiunto la Samba-Panza, ex sindaco di Bangui eletta alla presidenza del suo paese lo scorso 23 gennaio.
Intanto dal terreno l’emittente locale Radio Ndeke Luka riferisce di una situazione “sempre più precaria” per migliaia di sfollati stipati nei campi allestiti a Bangui, in particolare quello dell’aeroporto di M’Poko, “costretti a dormire in piedi a causa della pioggia battente e del freddo” che hanno causato ingenti danni materiali. Sul versante politico si è invece aperto uno spiraglio di dialogo tra le parti rivali: sia gli Anti-Balaka che gli ex Seleka si sono detti “pronti a dialogare” per “trovare una soluzione definitiva alla crisi”. Il coordinatore politico degli Anti-Balaka Patrice Edouard Ngaissona ha firmato un documento in tal senso, precisando che “la condizione preliminare all’avvio del dialogo è l’esclusione dei mercenari stranieri e il coinvolgimento dei soli centrafricani”. Da canto loro rappresentanti degli ex Seleka chiedono la fine delle violenze e dell’esodo forzato dei musulmani prima di sedersi attorno allo stesso tavolo degli Anti-Balaka. I contendenti hanno criticato apertamente il governo per la sua “incapacità a gestire la crisi attuale e a creare le condizioni per un processo di riconciliazione”.
Misna - Il contingente Onu dovrebbe essere costituito da 10.000 militari e 1820 poliziotti, da dispiegare a sostegno della forza panafricana, la Misca, già operativa sul terreno. “In Centrafrica servono più truppe per far fronte alla spirale di violenza che potrebbe sfociare in un genocidio e in una frammentazione del territorio nazionale” ha avvertito Ban. In tre mesi il confronto armato tra ex ribelli Seleka e milizie di autodifesa Anti-Balaka ha già causato più di 2000 vittime e 700.000 tra sfollati interni e rifugiati nei paesi vicini. Oltre ai 6000 soldati africani della Misca, stanno intervenendo 2000 militari francesi dell’op
erazione Sangaris e l’Unione europea ha dato il via libera ad una missione di un migliaio di soldati. In base alle scadenze annunciate dal segretario generale Onu, una risoluzione sul dispiegamento di una missione di peacekeeping in Centrafrica sarà sottoposta in tempi brevi al voto del Consiglio di sicurezza. Parigi preme per una votazione entro fine marzo. “Ma ci vorranno almeno sei mesi per preparare l’operazione” ha sottolineato Ban, motivo per cui il trasferimento del comando delle truppe dall’Unione Africana, attualmente alla guida della Misca, alle Nazioni Unite è stato programmato non prima del 15 settembre.
Una richiesta di “aiuto massiccio” e di “sostegno della comunità internazionale” è stata nuovamente rivolta ieri ai partner stranieri dalla presidente ad interim Catherine Samba-Panza. “Ho ereditato un paese sull’orlo del precipizio confrontato all’insicurezza generalizzata, all’assenza di autorità dello Stato su tutto il territorio nazionale e ad una catastrofe umanitaria senza precedenti” ha detto il capo dello stato centrafricano in un discorso pronunciato a Kinshasa, in occasione del II Forum mondiale delle donne francofone. “Solo la donna può riportare la pace, la coesione nazionale e riunire quelli che la politica ha diviso” ha aggiunto la Samba-Panza, ex sindaco di Bangui eletta alla presidenza del suo paese lo scorso 23 gennaio.
Intanto dal terreno l’emittente locale Radio Ndeke Luka riferisce di una situazione “sempre più precaria” per migliaia di sfollati stipati nei campi allestiti a Bangui, in particolare quello dell’aeroporto di M’Poko, “costretti a dormire in piedi a causa della pioggia battente e del freddo” che hanno causato ingenti danni materiali. Sul versante politico si è invece aperto uno spiraglio di dialogo tra le parti rivali: sia gli Anti-Balaka che gli ex Seleka si sono detti “pronti a dialogare” per “trovare una soluzione definitiva alla crisi”. Il coordinatore politico degli Anti-Balaka Patrice Edouard Ngaissona ha firmato un documento in tal senso, precisando che “la condizione preliminare all’avvio del dialogo è l’esclusione dei mercenari stranieri e il coinvolgimento dei soli centrafricani”. Da canto loro rappresentanti degli ex Seleka chiedono la fine delle violenze e dell’esodo forzato dei musulmani prima di sedersi attorno allo stesso tavolo degli Anti-Balaka. I contendenti hanno criticato apertamente il governo per la sua “incapacità a gestire la crisi attuale e a creare le condizioni per un processo di riconciliazione”.
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