sabato, marzo 08, 2014
Ieri il quotidiano francese “Le Figaro” ha dato ampio spazio, in prima pagina, al tracollo di Pompei che “accelera la sua rovina” a causa di “un’amministrazione impotente che assiste al crollo di una civiltà”. Possibile che debbano essere i francesi a ricordarcelo? (E, beninteso, Pompei è solo il caso più eclatante). Intanto avanzano le “quote rosa” ed eccoci all’8 marzo. 

E’ concepibile che il paese con il più grande patrimonio artistico al mondo, cioè il nostro, rasenti e oltrepassi l’incuria più demenziale e blasfema? Demenziale perché non si prende a calci la propria “grande bellezza”, blasfema perché quel qualcuno che pronunciava la frase “con la cultura non si mangia”, era caduto in un tragico errore da bestialità culturale. La “cultura” è molto, moltissimo: una parolina che contiene gran parte di una nazione e di un Paese; una parola che spaventava negli anni della scuola, perché nessuno ci ha mai insegnato ad amarla; è anche un termine bislacco per gran parte dei parlamentari che, spesso, intervistati fuori dai Palazzi tradiscono le loro incertezze e sparano assurdità unite a imbarazzi - eppure, questi, sissignori sono anche fior di laureati.

Non è una carenza di cultura - che si esprime anche con l’assenza di educazione civica - a produrre le gazzarre in parlamento, la maleducazione in Tv, i bivacchi nelle zone d’arte (con il loro lascito di rifiuti) e quei finti tifosi degli stadi di calcio che con il loro becero comportamento infamano uno sport nato popolare e civilissimo?

Viviamo nella limitatezza culturale, economica, politica e sociale: è tutto davanti agli occhi di tutti, come un incubo che non consente il risveglio.

Pompei si sbriciola, l’Italia affonda nella disoccupazione e nel debito pubblico, le carceri scoppiano, e la criminalità organizzata prospera: è l’altra faccia di un Paese ricchissimo di tutto, tranne che di denari e di “quote rosa”. I denari, forse, non arriveranno mai ma le quote – che cavalcano giusto l’onda della festa della donna – si alzeranno come angeli salvifici. Ma l’Italia ha bisogno delle quote rosa? O, piuttosto, sono le quote rosa ad aver bisogno di un’Italia senza pregiudizi e che non abbia necessità di algebra umana per essere credibile?

Honoré de Balzac diceva che “le donne, quando non amano, hanno tutto il sangue freddo di un vecchio avvocato”. Le donne amano, anche troppo, ed è forse questo che le frega.

Ma se crolla Pompei, le donne no, non crollano mai: forse proprio perché amano “troppo”. Sempre meglio, molto meglio, che un vecchio avvocato: e questo è quello che ci frega.

Buon 8 marzo a tutte.


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