Nel Messaggio per la celebrazione della XLVII Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 2014, dal titolo “Fraternità. Fondamento e via per la pace”, papa Francesco fornisce alcune indicazioni su come vivere quotidianamente la fraternità nei vari ambiti, in modo tale che possa davvero diventare fondamento e via per la pace.
di Monica Cardarelli
Che papa Bergoglio sia vicino alla figura del Poverello di Assisi era ormai chiaro ed è stato da lui spiegato più volte, a cominciare dalla scelta del nome e la visita ad Assisi lo scorso 4 ottobre. Ma la sua attenzione ai temi francescani però è sempre più evidente basti pensare al messaggio per la Quaresima sulla Povertà o, ad esempio, il Messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1° gennaio in cui si è soffermato lungamente sulla fraternità, fondamento e via per la pace.
In questo periodo di Quaresima proporremo una riflessione partendo da questo documento su un tema così caro ai francescani e non solo. Vedremo come concretamente nei vari ambiti richiamati dal Messaggio per la pace, la fraternità sia al centro delle attività di alcune realtà associative e come possa essere realmente vissuta come via per la pace.
Prima di tutto però ci piace cominciare proprio dal Messaggio di Papa Francesco, per capire meglio cosa ci vuole comunicare. Il punto di partenza del documento è il fatto che la vita fraterna è un desiderio che risiede nel cuore di ogni uomo e ogni donna che, nella comunione e nell’incontro con l’altro, realizza una vita di senso e in pienezza.
“Infatti, la fraternità è una dimensione essenziale dell’uomo, il quale è un essere relazionale. La viva consapevolezza di questa relazionalità ci porta a vedere e trattare ogni persona come una vera sorella e un vero fratello; senza di essa diventa impossibile la costruzione di una società giusta, di una pace solida e duratura.”
Si tratta cioè di una vera e propria vocazione che però purtroppo oggi è “spesso contrastata e smentita nei fatti, in un mondo caratterizzato da quella ‘globalizzazione dell’indifferenza’ che ci fa lentamente ‘abituare’ alla sofferenza dell’altro, chiudendoci in noi stessi.”
Papa Francesco nel suo Messaggio elenca alcune delle situazioni in cui questa vocazione viene contrastata, tutte quelle occasioni in cui vengono lesi i diritti umani fondamentali, dal diritto alla vita a quello alla libertà di religione. “Il tragico fenomeno del traffico degli esseri umani, sulla cui vita e disperazione speculano persone senza scrupoli, ne rappresenta un inquietante esempio. Alle guerre fatte di scontri armati si aggiungono guerre meno visibili, ma non meno crudeli, che si combattono in campo economico e finanziario con mezzi altrettanto distruttivi di vite, di famiglie, di imprese.”
Ricorda poi come alla base di tutto ciò risieda la cosiddetta mentalità dello scarto, “che induce al disprezzo e all’abbandono dei più deboli, di coloro che vengono considerati inutili”, mentalità alimentata dall’individualismo, dall’egocentrismo e dal consumismo materialistico che “indeboliscono i legami sociali.”
Papa Francesco spiega che “la vera fraternità tra gli uomini suppone ed esige una paternità trascendente. A partire dal riconoscimento di questa paternità, si consolida la fraternità tra gli uomini, ovvero quel farsi ‘prossimo’ che si prende cura dell’altro.”
Soffermandosi poi sull’episodio di Genesi 4 dell’uccisione di Abele da parte di Caino, sottolinea la diversità dei due fratelli, particolare da non trascurare. Infatti, anche se Abele è pastore e Caino è contadino, “la loro identità profonda e, insieme, la loro vocazione, è quella di essere fratelli, pur nella diversità della loro attività e cultura, del loro modo di rapportarsi con Dio e con il creato.”
Occorre poi interrogarsi, secondo papa Bergoglio, sui motivi profondi che hanno portato Caino a compiere il fratricidio, misconoscendo così il vincolo di fraternità e il vincolo di reciprocità e comunione che lo legava al fratello, disprezzando inoltre in questo modo il progetto di fraternità che Dio aveva su di lui come su ogni uomo: “Egli frustra così la sua originaria vocazione ad essere figlio di Dio e a vivere la fraternità.”
L’osservazione di questo racconto biblico conduce papa Francesco a concludere che “l’umanità porta inscritta in sé una vocazione alla fraternità, ma anche la possibilità drammatica del suo tradimento. Lo testimonia l’egoismo quotidiano, che è alla base di tante guerre e tante ingiustizie: molti uomini e donne muoiono infatti per mano di fratelli e di sorelle che non sanno riconoscersi tali, cioè come esseri fatti per la reciprocità, per la comunione e per il dono.” Reciprocità, comunione e dono: termini fondamentali per comprendere veramente la fraternità e la sua essenza che originata sempre dalla paternità di Dio: “poiché vi è un solo Padre, che è Dio, voi siete tutti fratelli (cfr Mt 23,8-9). La radice della fraternità è contenuta nella paternità di Dio. Non si tratta di una paternità generica, indistinta e storicamente inefficace, bensì dell’amore personale, puntuale e straordinariamente concreto di Dio per ciascun uomo (cfr Mt 6,25-30). Una paternità, dunque, efficacemente generatrice di fraternità, perché l’amore di Dio, quando è accolto, diventa il più formidabile agente di trasformazione dell’esistenza e dei rapporti con l’altro, aprendo gli uomini alla solidarietà e alla condivisione operosa.”
La fraternità è qualcosa di molto concreto, non tanto qualcosa di generico o astratto. Basti pensare all’incontro di Francesco con il lebbroso che si concretizzò in un abbraccio e un ‘prendersi cura’; “con essi usai misericordia” scrive Francesco nel Testamento, prendendosi cura del loro corpo, delle loro necessità concrete.
Ma esiste un altro luogo, richiamato da papa Francesco, anch’esso concreto, in cui si manifesta la fraternità e laddove può essere vissuta quotidianamente, la croce. “In particolare, la fraternità umana è rigenerata in e da Gesù Cristo con la sua morte e risurrezione. La croce è il “luogo” definitivo di fondazione della fraternità, che gli uomini non sono in grado di generare da soli. Gesù Cristo, che ha assunto la natura umana per redimerla, amando il Padre fino alla morte e alla morte di croce (cfr Fil 2,8), mediante la sua risurrezione ci costituisce come umanità nuova, in piena comunione con la volontà di Dio, con il suo progetto, che comprende la piena realizzazione della vocazione alla fraternità.”
Una vocazione, quella alla fraternità, da realizzare in ogni ambito della nostra vita, nel quotidiano, nella prossimità all’altro, al diverso. È importante però, avere sempre chiare le basi appena citate nel documento di papa Francesco, per proseguire insieme in questo cammino quaresimale.
di Monica Cardarelli
Che papa Bergoglio sia vicino alla figura del Poverello di Assisi era ormai chiaro ed è stato da lui spiegato più volte, a cominciare dalla scelta del nome e la visita ad Assisi lo scorso 4 ottobre. Ma la sua attenzione ai temi francescani però è sempre più evidente basti pensare al messaggio per la Quaresima sulla Povertà o, ad esempio, il Messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1° gennaio in cui si è soffermato lungamente sulla fraternità, fondamento e via per la pace.
In questo periodo di Quaresima proporremo una riflessione partendo da questo documento su un tema così caro ai francescani e non solo. Vedremo come concretamente nei vari ambiti richiamati dal Messaggio per la pace, la fraternità sia al centro delle attività di alcune realtà associative e come possa essere realmente vissuta come via per la pace.
Prima di tutto però ci piace cominciare proprio dal Messaggio di Papa Francesco, per capire meglio cosa ci vuole comunicare. Il punto di partenza del documento è il fatto che la vita fraterna è un desiderio che risiede nel cuore di ogni uomo e ogni donna che, nella comunione e nell’incontro con l’altro, realizza una vita di senso e in pienezza.
“Infatti, la fraternità è una dimensione essenziale dell’uomo, il quale è un essere relazionale. La viva consapevolezza di questa relazionalità ci porta a vedere e trattare ogni persona come una vera sorella e un vero fratello; senza di essa diventa impossibile la costruzione di una società giusta, di una pace solida e duratura.”
Si tratta cioè di una vera e propria vocazione che però purtroppo oggi è “spesso contrastata e smentita nei fatti, in un mondo caratterizzato da quella ‘globalizzazione dell’indifferenza’ che ci fa lentamente ‘abituare’ alla sofferenza dell’altro, chiudendoci in noi stessi.”
Papa Francesco nel suo Messaggio elenca alcune delle situazioni in cui questa vocazione viene contrastata, tutte quelle occasioni in cui vengono lesi i diritti umani fondamentali, dal diritto alla vita a quello alla libertà di religione. “Il tragico fenomeno del traffico degli esseri umani, sulla cui vita e disperazione speculano persone senza scrupoli, ne rappresenta un inquietante esempio. Alle guerre fatte di scontri armati si aggiungono guerre meno visibili, ma non meno crudeli, che si combattono in campo economico e finanziario con mezzi altrettanto distruttivi di vite, di famiglie, di imprese.”
Ricorda poi come alla base di tutto ciò risieda la cosiddetta mentalità dello scarto, “che induce al disprezzo e all’abbandono dei più deboli, di coloro che vengono considerati inutili”, mentalità alimentata dall’individualismo, dall’egocentrismo e dal consumismo materialistico che “indeboliscono i legami sociali.”
Papa Francesco spiega che “la vera fraternità tra gli uomini suppone ed esige una paternità trascendente. A partire dal riconoscimento di questa paternità, si consolida la fraternità tra gli uomini, ovvero quel farsi ‘prossimo’ che si prende cura dell’altro.”
Soffermandosi poi sull’episodio di Genesi 4 dell’uccisione di Abele da parte di Caino, sottolinea la diversità dei due fratelli, particolare da non trascurare. Infatti, anche se Abele è pastore e Caino è contadino, “la loro identità profonda e, insieme, la loro vocazione, è quella di essere fratelli, pur nella diversità della loro attività e cultura, del loro modo di rapportarsi con Dio e con il creato.”
Occorre poi interrogarsi, secondo papa Bergoglio, sui motivi profondi che hanno portato Caino a compiere il fratricidio, misconoscendo così il vincolo di fraternità e il vincolo di reciprocità e comunione che lo legava al fratello, disprezzando inoltre in questo modo il progetto di fraternità che Dio aveva su di lui come su ogni uomo: “Egli frustra così la sua originaria vocazione ad essere figlio di Dio e a vivere la fraternità.”
L’osservazione di questo racconto biblico conduce papa Francesco a concludere che “l’umanità porta inscritta in sé una vocazione alla fraternità, ma anche la possibilità drammatica del suo tradimento. Lo testimonia l’egoismo quotidiano, che è alla base di tante guerre e tante ingiustizie: molti uomini e donne muoiono infatti per mano di fratelli e di sorelle che non sanno riconoscersi tali, cioè come esseri fatti per la reciprocità, per la comunione e per il dono.” Reciprocità, comunione e dono: termini fondamentali per comprendere veramente la fraternità e la sua essenza che originata sempre dalla paternità di Dio: “poiché vi è un solo Padre, che è Dio, voi siete tutti fratelli (cfr Mt 23,8-9). La radice della fraternità è contenuta nella paternità di Dio. Non si tratta di una paternità generica, indistinta e storicamente inefficace, bensì dell’amore personale, puntuale e straordinariamente concreto di Dio per ciascun uomo (cfr Mt 6,25-30). Una paternità, dunque, efficacemente generatrice di fraternità, perché l’amore di Dio, quando è accolto, diventa il più formidabile agente di trasformazione dell’esistenza e dei rapporti con l’altro, aprendo gli uomini alla solidarietà e alla condivisione operosa.”
La fraternità è qualcosa di molto concreto, non tanto qualcosa di generico o astratto. Basti pensare all’incontro di Francesco con il lebbroso che si concretizzò in un abbraccio e un ‘prendersi cura’; “con essi usai misericordia” scrive Francesco nel Testamento, prendendosi cura del loro corpo, delle loro necessità concrete.
Ma esiste un altro luogo, richiamato da papa Francesco, anch’esso concreto, in cui si manifesta la fraternità e laddove può essere vissuta quotidianamente, la croce. “In particolare, la fraternità umana è rigenerata in e da Gesù Cristo con la sua morte e risurrezione. La croce è il “luogo” definitivo di fondazione della fraternità, che gli uomini non sono in grado di generare da soli. Gesù Cristo, che ha assunto la natura umana per redimerla, amando il Padre fino alla morte e alla morte di croce (cfr Fil 2,8), mediante la sua risurrezione ci costituisce come umanità nuova, in piena comunione con la volontà di Dio, con il suo progetto, che comprende la piena realizzazione della vocazione alla fraternità.”
Una vocazione, quella alla fraternità, da realizzare in ogni ambito della nostra vita, nel quotidiano, nella prossimità all’altro, al diverso. È importante però, avere sempre chiare le basi appena citate nel documento di papa Francesco, per proseguire insieme in questo cammino quaresimale.
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