giovedì, marzo 20, 2014
La Russia deve riconoscere i diritti di tutti i cittadini dell'Ucraina, “che non devono dover scegliere fra l’Occidente e la Russia”. Lo ha detto il presidente statunitense, Barack Obama, annunciando possibili sanzioni contro la Russia. Di misure restrittive ha parlato, al suo arrivo al Vertice europeo a Bruxelles, anche la cancelliera tedesca Angela Merkel. Il servizio di Amedeo Lomonaco: ascolta  

Radio Vaticana - Gli Stati Uniti sono profondamente preoccupati per la situazione in Crimea. Il presidente Barack Obama dopo aver definito “illegale” il referendum e “illegittimi” i movimenti delle truppe russe nella regione, non esclude possibili “sanzioni su interi settori dell'economia russa”. Dopo aver sottolineato che il sostegno degli Stati Uniti agli alleati della Nato è “incrollabile”, Obama ha esortato il Fondo Monetario Internazionale ad agire “rapidamente per aiutare l’Ucraina”. Se ci saranno ulteriori aggressioni da parte della Russia – ha aggiunto il capo di Stato americano – Mosca sarà isolata sempre di più. “La Russia - ha affermato - può ancora cercare una soluzione pacifica e diplomatica”. Intanto, dopo l’incontro con il presidente russo Vladimir Putin, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, ha proposto il dispiegamento di osservatori dell'Onu in Ucraina. Il governo di Kiev ha inoltre elevato lo stato di allerta delle proprie forze armate, che sono “pronte a combattere”. Il Parlamento russo ha ratificato, infine, il Trattato per la riunificazione della Crimea alla Federazione russa.

Intanto, domani ci sarà nell'ambito del Consiglio Europeo la firma del capitolo politico dell'Accordo di associazione tra Ue e Ucraina. E oggi è arrivato il primo via libera dell'Europarlamento alla rimozione di circa il 98% dei dazi applicati attualmente dall'Ue sull'import di merci ucraine. Sulla situazione ascoltiamo Raffaele Marchetti, docente di relazioni internazionali all'Università Luiss, al microfono di Fausta Speranza: ascolta

R. – La partita è ancora aperta e riguarda l’Ucraina orientale continentale. Quella è una partita aperta perché lì vivono minoranze, o in alcuni posti addirittura maggioranze, russofone che potrebbero guardare alla Crimea come a un esempio. Lo stesso tipo di dinamica replicata in Ucraina orientale non sarebbe accettata, sarebbe contrastata fin dall’inizio.

D. – Su questa fase potrebbe giocarsi un braccio di ferro persino più duro tra Occidente e Russia, tra Washington e Mosca e sul piano internazionale?

R. – La questione della Crimea, in qualche modo, sembrava già chiusa da tanti giorni. Ormai il referendum cristallizza una situazione ma questa situazione si era andata definendo nelle ultime settimane. E’ tutto sommato una questione molto grave ma, territorialmente parlando, circoscritta. Come ho detto, invece, la questione dell’Ucraina orientale è una questione molto più complessa. Sono sollevato dal colloquio che il ministro degli Esteri russo Lavrov ha avuto con il segretario di Stato Usa Kerry qualche giorno fa, in cui si parlava di una possibile riforma costituzionale ucraina in senso federalista. Questa, naturalmente, a mio parere, sarebbe l’unica possibilità di tenere insieme un territorio e un Paese che è profondamente diviso. Senza una riforma di questo tipo mi sembra difficile trovare un modo di convivenza pacifico tra due comunità che si sono polarizzate a seguito degli eventi degli ultimi mesi.

D. – Intanto l’Unione Europea firma con l’Ucraina il capitolo politico con l’Accordo di associazione che, in qualche modo, ha scatenato il tutto. Che dire di questo?

R. – Certamente l’Unione Europea ha cercato in qualche modo di riguadagnare il tempo perso proponendo la firma in tempi molto brevi e però è di nuovo un’accelerazione che, tutto sommato, potrebbe creare problemi. Noi abbiamo un Paese ancora profondamente diviso. La parte occidentale guarda all’Europa, la parte orientale guarda a Mosca e quindi forse prudenza avrebbe voluto che si tentasse prima di risolvere i problemi interni e poi si rimettesse in campo la questione dell’associazione all’Unione Europea. Firmare il trattato di associazione significa escludere l’adesione alla zona euro-asiatica doganale con la Russia. Questo significa prevenire l’idea dell’Ucraina come un Paese neutrale, un Paese di ponte tra l’Europa e la Russia.

D. – Si è detto in questi giorni che si tratta della crisi più grave dalla fine della Guerra Fredda e si è detto anche di un ritorno di una situazione di Guerra Fredda. Ma il mondo nel frattempo è passato al G20, abbiamo la globalizzazione. Davvero è possibile fare paralleli con la Guerra Fredda?

R. – No, questa mi sembra un’affermazione eccessiva. A parte che abbiamo avuto una guerra in Jugoslavia, abbiamo avuto varie altre guerre nel mondo… Certamente, non è la crisi più seria che abbiamo avuto dalla fine della Guerra Fredda. I toni sono molto tesi ed è stata rimessa in campo una retorica da Guerra Fredda, questo sì, direi soprattutto da parte occidentale.


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