sabato, marzo 08, 2014
La situazione in Ucraina è sempre tesa.  

Radio Vaticana - L'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa ha annunciato che i suoi osservatori tenteranno nuovamente di entrare in Crimea, dopo due tentativi a vuoto questa settimana. Il ministro degli Esteri russo Lavrov sottolinea che Mosca è disponibile ad un dialogo “onesto ed equo” con i suoi partner stranieri per aiutare l’Ucraina ad uscire dalla crisi. Ma precisa che il governo di Kiev “dipende da nazionalisti radicali che hanno preso il potere con un attacco armato”. Il servizio di Amedeo Lomonaco: ascolta

I margini di manovra politica per risolvere la crisi in Ucraina appaiono ristretti. Per Mosca l’attuale esecutivo ucraino non è indipendente. Il governo di Kiev chiede a quello russo di lasciar operare gli osservatori internazionali in Crimea. E denuncia che truppe russe hanno assaltato nella notte, in Crimea, postazioni ucraine costringendo alla fuga le guardia di frontiera. La Cina definisce la situazione nel Paese incresciosa e ribadisce la sua contrarietà a sanzioni contro la Russia. Il presidente americano, Barack Obama, e la cancelliera tedesca, Angela Merkel, concordano sulla necessità che la Russia ritiri le sue forze dalla Crimea, dove secondo il Pentagono sono stati dispiegati almeno 20 mila soldati russi. Mosca avverte Washington che eventuali sanzioni contro la Russia “colpiranno gli Stati Uniti come un boomerang”. Sul terreno, intanto, è fallito il tentativo delle truppe russe di prendere il controllo di una base missilistica a Sebastopoli e in occasione dell’odierna giornata, i soldati ucraini in Crimea distribuiscono fiori alle donne. Molti Paesi hanno inoltre boicottato le Paraolimpiadi di Sochi, inaugurate ieri alla presenza di Putin. La società russa Gazprom minaccia infine di tagliare le forniture di gas all'Ucraina se Kiev non salderà il suo debito, che ammonta a quasi 2 miliardi di dollari.

Sulla complessa attuale situazione politica, Amedeo Lomonaco ha raccolto il commento di Massimiliano Di Pasquale, giornalista esperto di Ucraina e membro dell’Associazione Italiana di Studi Ucrainistici: ascolta

R. – Finora, Mosca non ha voluto affatto il dialogo, violando anche tutta una serie di accordi anche internazionali, tra cui quello che era stato firmato il 5 dicembre del 1994 a Budapest in base al quale l’Ucraina – all’epoca – cedeva il suo arsenale nucleare in cambio della garanzia della tutela dei suoi confini, da parte di Gran Bretagna, Stati Uniti e della stessa Russia. Quindi, l’annessione di fatto della Crimea è in violazione a qualsiasi principio di diritto internazionale. L’idea di voler proclamare un referendum per la secessione dell’Ucraina e per l’annessione alla Federazione russa, senza aver consultato in alcun modo il governo legittimo di Kiev, è in violazione a qualsiasi norma di diritto internazionale.

D. – A complicare il dialogo c’è il fatto che, secondo Mosca, il governo di Kiev dipende da nazionalisti radicali che hanno preso il potere con un attacco armato …

R. – Quelli che hanno preso il potere non sono illegittimi e non sono fascisti. Ma è un governo ad interim che è stato votato dalla Rada, il Parlamento ucraino. E se questo radicalismo fosse così spinto, non si spiega perché la comunità ebraica di Kiev appoggi Maidan.

D. – Per risolvere il braccio di ferro politico ed evitare anche il rischio di una guerra, quali ruoli possono avere Stati Uniti ed Unione Europea?

R. – Per evitare la guerra occorre veramente un ruolo diplomatico molto forte da parte degli Stati Uniti, perché c’è un’Europa silente che probabilmente per paura di ritorsioni legati al gas ha avuto un ruolo veramente debole …

E la crisi tra Mosca e Kiev ha avuto ieri forti ricadute alla cerimonia d’apertura delle Paralimpiadi invernali di Sochi, sul Mar Nero. L’evento, alla presenza del presidente russo Putin, è stato boicottato praticamente da tutti i leader mondiali. Sentiamo Giuseppe D’Amato: ascolta

“Spero che le paralimpiadi possano almeno un po’ smorzare le passioni intorno alla questione ucraina”. Il presidente russo ha incontrato le squadre ed anche quella ucraina, che ha deciso di partecipare ai Giochi. “Noi restiamo qui – ha detto il capo delegazione, dopo l’incontro con il leader del Cremlino, – affinché la nostra gente si ricordi dell’Ucraina, un Paese sovrano che ha inviato a Sochi una sua squadra. Prego che i paralimpici partecipino alla pace in Europa, nel mondo ed in Ucraina”. Se “qualcosa di irreparabile” avverrà durante i Giochi la squadra, ha già annunciato, tornerà subito indietro a Kiev con tutti i suoi 31 componenti. Nelle poche parole in pubblico il presidente Putin ha sottolineato che è “importante che gli sportivi possano concentrarsi sulle gare” e non su altro. Per la crisi in Ucraina gran parte dei Paesi occidentali non ha inviato proprie rappresentanze ufficiali alla cerimonia di inaugurazione.


È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

Il Governo attuale dell'ucraina non è indipendente è ostaggio delle milizie armate che con la violenza hanno pre il potere a Kiev, non hanno rispettato gli accordi del 21 febbraio 2013 che prevedeva una normalizzazione pacifica della situazione Ucraina, Uno dei primi atti è stato quello dell'abolizione della lingua Russa come seconda lingua, Atto sconsiderato in una nazione dove il 50% della popolazione è Russofono. Un governo senza autonomia con l'unico obbiettivo vendere i diritti del popolo Ucraino al FMI (fondo monetario internazionale) per averne benefici ....

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