Alta la tensione in Crimea. Scade alle 11, le 10 in Italia, l’ultimatum dato da Mosca ai soldati ucraini asserragliati nell’ultima loro base nella penisola.
Radio Vaticana - Testimoni riferiscono di una coltre di fumo nero sui cieli di Sebastopoli. Ieri mentre Unione Europea e Kiev firmavano l’accordo di associazione, a Mosca il Senato ha dato l’ultima approvazione all'annessione della repubblica autoproclamatasi indipendente. Paolo Ondarza: ascolta
Sfrecciano aerei sui cieli di Sebastopoli, coperti questa mattina da una spessa coltre di fumo nero. La tensione si concentra a pochi chilometri dalla capitale morale della Crimea, nell’aeroporto di Belbek dove i militari russi che assediano la base A4515 hanno lanciato un ultimatum ai soldati ucraini asserragliati all’interno. L’accesso alla base e allo scalo da sempre deputato allo sbarco dei notabili del governo di Kiev, è da settimane impedito a giornalisti e civili. Intanto ieri dopo la Duma anche il Senato russo ha completato l'iter per l'annessione della penisola, a meno di una settimana dal referendum, non riconosciuto dalla comunita' internazionale. Il decreto è stato subito firmato dal presidente russo Putin. Un voto salutato dai fuochi di artificio e dalla festa per le strade di Simferopoli e Sebastopoli. Oggi a l’Aja, dove da lunedì avrà luogo un summit internazionale sulla sicurezza nucleare, incontro tra il capo della diplomazia russa Serghiei Lavrov e il segretario di Stato americano John Kerry.
Come abbiamo già detto ieri a Bruxelles l’Unione europea e Kiev hanno firmato l'accordo di associazione. Sempre ieri il Consiglio europeo ha varato aiuti all'Ucraina e nuove sanzioni alla Russia. Da Bruxelles Giovanni Del Re: ascolta
“Abbiamo voluto riconoscere le aspirazioni del popolo ucraino a vivere in un paese governato da valori, democrazia e stato di diritto”. Così il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy ha commentato la firma ieri mattina a Bruxelles della parte politica dell’accordo di associazione Ue-Ucraina con il premier di Kiev Arseni Iatseniuk. «Viene riconosciuta l’aspirazione di milioni di ucraini» ha detto quest’ultimo. E’ in realtà solo una piccola parte, visto che il grosso dell’accordo, soprattutto per gli aspetti commerciali ed economici resta fuori, anche se Van Rompuy ha promesso che sarà firmata presto, senza però dire quando. Mentre si rafforzano i rapporti tra Ue e Ucraina, ieri sono stati rivelati i 12 nomi aggiunti alla lista delle persone colpite da congelamento di beni e divieto di ingresso nell’Ue. Sale il calibro, tra loro c’è infatti anche il vicepremier Dmitry Ragozin, considerato molto vicino al presidente russo Vladimir Putin. «Le sanzioni stanno già dando i loro effetti, ma non sono un fine per sé ma un mezzo per arrivare a una soluzione negoziale» ha detto ancora Van Rompuy. Ieri inoltre i leader hanno anche discusso dell’urgenza di ridurre la dipendenza energetica da Mosca, accelerando i piani per gasdotti che aggirino la Russia.
Pesanti le ricadute economiche della crisi tra Russia e Ucraina. Kiev da parte sua valuta in centinaia di miliardi di dollari i danni provocati dalla nazionalizzazione russa dei propri beni nella penisola e annuncia ricorso nei tribunali internazionali. Da parte sua il premier russo Medvedev, denuncia un debito dell’Ucraina per le forniture energetiche pari a 16 miliardi. Sulle ricadute economiche degli eventi di questi giorni, Giancarlo La Vella ha parlato con l’economista, Francesco Carlà: ascolta
R. – Le ricadute economiche ci sono da parecchi lati: l’Ucraina chiaramente si impoverisce e cerca aiuto dall’Unione Europea, dall’estero. Il Giappone si è offerto di offrire un finanziamento di un miliardo di dollari. L’Europa e anche l’Italia rischiano alcuni business molto importanti, come ad esempio la mega opera a South Stream che vale dieci miliardi di dollari. Ma anche la Russia hai i suoi problemi, perché sia le solite agenzie Fitch e Standard and Poor’s hanno degradato l’outlook di Mosca. Quindi anche lì, ci saranno delle ripercussioni per tutti i titoli di Stato russi.
D. – Se la Russia dovesse chiedere il rientro immediato dei debiti per le forniture di gas a Kiev, questa cosa ricadrebbe in qualche modo anche sull’Europa?
R. – Qui l’escalation è di tre tipi. Mediatica, con continui comunicati anche da parte di Stati Uniti, Europa, Russia, Ucraina. Militare, con le scaramucce nelle zone russofone. E naturalmente ripercussioni economiche, finanziarie, minacce e cose di questo tipo. Quindi, dal combinato disposto di questi tre fronti possono nascere i profili più delicati e preoccupanti per i prossimi giorni.
D. – Guardando al futuro, si corre il rischio che si ricrei un mondo a blocchi contrapposti?
R. – Intanto, dal punto di vista politico l’Unione Europea ha detto che il G8 non esiste più. Quindi, Mosca sta già subendo le sue ripercussioni. Che si crei un mondo, di nuovo da un punto di vista economico, simile a quello del periodo della Guerra Fredda, del Muro di Berlino, ho molti più dubbi perché le interrelazioni di tipo finanziario, industriale ed economico sono molto più ampie, complesse e stratificate. Credo sia possibile che tutte le parti trovino molto sgradevole proseguire eccessivamente su questa linea. Non credo che dal punto di vista economico e finanziario sia molto conveniente. Naturalmente, restano gli scenari militari, per i quali è molto più difficile stabilire i confini e i termini.
Radio Vaticana - Testimoni riferiscono di una coltre di fumo nero sui cieli di Sebastopoli. Ieri mentre Unione Europea e Kiev firmavano l’accordo di associazione, a Mosca il Senato ha dato l’ultima approvazione all'annessione della repubblica autoproclamatasi indipendente. Paolo Ondarza: ascolta
Sfrecciano aerei sui cieli di Sebastopoli, coperti questa mattina da una spessa coltre di fumo nero. La tensione si concentra a pochi chilometri dalla capitale morale della Crimea, nell’aeroporto di Belbek dove i militari russi che assediano la base A4515 hanno lanciato un ultimatum ai soldati ucraini asserragliati all’interno. L’accesso alla base e allo scalo da sempre deputato allo sbarco dei notabili del governo di Kiev, è da settimane impedito a giornalisti e civili. Intanto ieri dopo la Duma anche il Senato russo ha completato l'iter per l'annessione della penisola, a meno di una settimana dal referendum, non riconosciuto dalla comunita' internazionale. Il decreto è stato subito firmato dal presidente russo Putin. Un voto salutato dai fuochi di artificio e dalla festa per le strade di Simferopoli e Sebastopoli. Oggi a l’Aja, dove da lunedì avrà luogo un summit internazionale sulla sicurezza nucleare, incontro tra il capo della diplomazia russa Serghiei Lavrov e il segretario di Stato americano John Kerry.
Come abbiamo già detto ieri a Bruxelles l’Unione europea e Kiev hanno firmato l'accordo di associazione. Sempre ieri il Consiglio europeo ha varato aiuti all'Ucraina e nuove sanzioni alla Russia. Da Bruxelles Giovanni Del Re: ascolta
“Abbiamo voluto riconoscere le aspirazioni del popolo ucraino a vivere in un paese governato da valori, democrazia e stato di diritto”. Così il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy ha commentato la firma ieri mattina a Bruxelles della parte politica dell’accordo di associazione Ue-Ucraina con il premier di Kiev Arseni Iatseniuk. «Viene riconosciuta l’aspirazione di milioni di ucraini» ha detto quest’ultimo. E’ in realtà solo una piccola parte, visto che il grosso dell’accordo, soprattutto per gli aspetti commerciali ed economici resta fuori, anche se Van Rompuy ha promesso che sarà firmata presto, senza però dire quando. Mentre si rafforzano i rapporti tra Ue e Ucraina, ieri sono stati rivelati i 12 nomi aggiunti alla lista delle persone colpite da congelamento di beni e divieto di ingresso nell’Ue. Sale il calibro, tra loro c’è infatti anche il vicepremier Dmitry Ragozin, considerato molto vicino al presidente russo Vladimir Putin. «Le sanzioni stanno già dando i loro effetti, ma non sono un fine per sé ma un mezzo per arrivare a una soluzione negoziale» ha detto ancora Van Rompuy. Ieri inoltre i leader hanno anche discusso dell’urgenza di ridurre la dipendenza energetica da Mosca, accelerando i piani per gasdotti che aggirino la Russia.
Pesanti le ricadute economiche della crisi tra Russia e Ucraina. Kiev da parte sua valuta in centinaia di miliardi di dollari i danni provocati dalla nazionalizzazione russa dei propri beni nella penisola e annuncia ricorso nei tribunali internazionali. Da parte sua il premier russo Medvedev, denuncia un debito dell’Ucraina per le forniture energetiche pari a 16 miliardi. Sulle ricadute economiche degli eventi di questi giorni, Giancarlo La Vella ha parlato con l’economista, Francesco Carlà: ascolta
R. – Le ricadute economiche ci sono da parecchi lati: l’Ucraina chiaramente si impoverisce e cerca aiuto dall’Unione Europea, dall’estero. Il Giappone si è offerto di offrire un finanziamento di un miliardo di dollari. L’Europa e anche l’Italia rischiano alcuni business molto importanti, come ad esempio la mega opera a South Stream che vale dieci miliardi di dollari. Ma anche la Russia hai i suoi problemi, perché sia le solite agenzie Fitch e Standard and Poor’s hanno degradato l’outlook di Mosca. Quindi anche lì, ci saranno delle ripercussioni per tutti i titoli di Stato russi.
D. – Se la Russia dovesse chiedere il rientro immediato dei debiti per le forniture di gas a Kiev, questa cosa ricadrebbe in qualche modo anche sull’Europa?
R. – Qui l’escalation è di tre tipi. Mediatica, con continui comunicati anche da parte di Stati Uniti, Europa, Russia, Ucraina. Militare, con le scaramucce nelle zone russofone. E naturalmente ripercussioni economiche, finanziarie, minacce e cose di questo tipo. Quindi, dal combinato disposto di questi tre fronti possono nascere i profili più delicati e preoccupanti per i prossimi giorni.
D. – Guardando al futuro, si corre il rischio che si ricrei un mondo a blocchi contrapposti?
R. – Intanto, dal punto di vista politico l’Unione Europea ha detto che il G8 non esiste più. Quindi, Mosca sta già subendo le sue ripercussioni. Che si crei un mondo, di nuovo da un punto di vista economico, simile a quello del periodo della Guerra Fredda, del Muro di Berlino, ho molti più dubbi perché le interrelazioni di tipo finanziario, industriale ed economico sono molto più ampie, complesse e stratificate. Credo sia possibile che tutte le parti trovino molto sgradevole proseguire eccessivamente su questa linea. Non credo che dal punto di vista economico e finanziario sia molto conveniente. Naturalmente, restano gli scenari militari, per i quali è molto più difficile stabilire i confini e i termini.
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