“Per capire cosa sta accadendo in Venezuela è necessaria un’analisi profonda degli accadimenti che portarono Hugo Chávez al potere (nel 1998, ndr.) Ma questo è un tema per specialisti della materia. Di certo, Chávez negli anni della sua presidenza ha saputo creare una grande comunione e senso di identità con le classi popolari, i poveri e le minoranze. Con coloro a cui mai il potere aveva dato attenzione. Questo ha fatto sì che la sua popolarità crescesse”.
Misna - Padre Vilson Jochem, missionario della Consolata, è di passaggio a Caracas quando la MISNA lo contatta, alla vigilia delle commemorazioni per la prematura scomparsa del presidente Chávez, un anno fa. Una ricorrenza che giunge in un momento di profonda spaccatura nel paese sudamericano. Chávez non si è limitato alle parole, dice padre Jochem, “ha saputo approfittare dell’alto prezzo del petrolio per creare molti sussidi per i settori poveri. Una prova di questo sono le varie ‘misiones’ – i programmi sociali – che hanno fatto sì che l’accesso alla salute, all’istruzione, all’alimentazione a prezzi contenuti diventassero una realtà per quelli che fino a quel momento erano stati esclusi. Ma questo sistema ha creato anche un grande paternalismo e molti hanno imparato a vivere degli aiuti sociali devoluti dal governo, finendo per dipendere da questi…E alla fine del mandato presidenziale 2006-2012 c’erano indizi sufficienti a capire che la crisi economica sarebbe arrivata: l’alta spesa pubblica, la corruzione, la cattiva amministrazione, la sfiducia nei settori imprenditoriali e molti altri fattori”.
Con la morte di Chávez e le nuove elezioni, che hanno visto vincere il candidato ‘chavista’ – Nicolás Maduro – “la gente povera ha continuato ad attendere gli stessi benefici, cosa che il governo ha cercato di continuare a garantire” osserva il nostro interlocutore. “Ma – sottolinea – pagando un prezzo elevato. La penuria di generi di prima necessità è stata una costante quest’ultimo anno, soprattutto nelle regioni più remote del paese. La gente si è dovuta mettere in coda per poter comprare i prodotti di base per l’alimentazione familiare e molte volte senza riuscirci. Insieme a questo, l’alta inflazione (56,2%) che ha colpito il paese ha fatto sì che il potere d’acquisto dei cittadini crollasse”.
Il governo, secondo il missionario, “ha adottato misure più populiste che mirate a risolvere i problemi concreti del paese, come nel novembre scorso, a un mese dalle elezioni municipali. A tal punto che possiamo dire che ha avuto per obiettivo assicurare i voti per i suoi candidati. La stessa ‘Legge dei prezzi giusti’ – varata da Maduro per combattere quella che chiama la “guerra economica”, contro gli speculatori – ha spinto il settore imprenditoriale a ritrarsi ancor di più, dal momento che l’accesso alla valuta è complesso e i debiti che il governo ha contratto con esso sono immensi. Dall’altro lato c’è l’insicurezza, l’elevato numero di aggressioni, sequestri e omicidi che si susseguono senza che il governo dimostri di aver trovato una vera soluzione a tutti gli altri problemi e ciò ha fatto sì che la goccia d’acqua che mancava al vaso per traboccare alla fine arrivasse”.
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