venerdì, aprile 11, 2014
Atteso da settimane, è stato accolto con “sollievo” dalla popolazione il via libera del Consiglio di sicurezza dell’Onu al dispiegamento di una missione di 12.000 peacekeepers in Centrafrica a partire dal 15 settembre.  

Misna - “Ci complimentiamo con la decisione del Consiglio di sicurezza, ma le pulizie etniche continuano e altre migliaia di persone rischiano ancora di perdere la vita” ha avvertito monsignor Dieudonné Nzapalainga. “Visto che la forza Onu verrà dispiegata solo a settembre, chiediamo un sostegno immediato alla missione africana Misca per migliorare la sicurezza nei prossimi cinque mesi” ha aggiunto l’arcivescovo di Bangui. “Ci sono rischi che permangono nel nostro paese, questo va sottolineato. Nel ventennale del genocidio in Rwanda, l’insegnamento da trarre è che una mancanza di impegno politico può portare ad una catastrofe” ha dichiarato l’imam Omar Kobine Layama, presidente della comunità islamica centrafricana, sottolineando che “l’invio di caschi blu dell’Onu deve far parte di una strategia a lungo termine per riportare la pace e la sicurezza nel nostro paese”.

Dal canto suo il reverendo Nicolas Guérékoyamé-Gbangou, presidente dell’Alleanza evangelica centrafricana, ha evidenziato la situazione disperata sul terreno per “più di 2 milioni di civili che necessitano di assistenza umanitaria”.

Intanto, mentre 850 soldati ciadiani della Misca hanno cominciato a ritirarsi da Bangui dopo una serie di tensioni con altri contingenti, con le autorità locali e con l’Onu, nella capitale sono cominciate le pattuglie della missione europea in Centrafrica (Eufor).

Per alcuni osservatori locali citati dalla stampa centrafricana “l’invio di caschi blu dell’Onu potrebbe consentire di bloccare il piano franco-ciadiano di colonizzazione brutale del nostro paese”, anche se è stata l’ex potenza coloniale ad aver proposto la risoluzione al Consiglio di sicurezza. Fonti locali della MISNA hanno espresso il timore che i ciadiani della Misca possano occupare le regioni settentrionali, alleandosi con la Seleka (costituita per lo più da ciadiani e sudanesi, ndr), con l’obiettivo di sfruttare il petrolio e le altre risorse. La presidente di transizione Catherine Samba Panza ha già chiesto all’Onu di addestrare e riarmare i soldati centrafricani, stimati in 8000 uomini, affinché possano contribuire anche loro alla sicurezza del paese.


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