La Russia è pronta a rispondere alla crisi ucraina come ha già fatto in Georgia nel 2008, se i suoi interessi saranno attaccati.
Radio Vaticana - Lo ha affermato il ministro degli Esteri di Mosca, Lavrov. Già nell'estate 2008 si svolse una guerra di pochi giorni tra i due Paesi. Preoccupazione è stata espressa dagli Stati Uniti, mentre è ripartita l’offensiva militare di Kiev, contro i separatisti, nelle regioni dell’Est. Massimiliano Menichetti ha intervistato Sandro Teti, esperto dell’area, autore ed editore del libro: “Julija Timošenko, la conquista dell’Ucraina”: ascolta
R. – E’ un’escalation pericolosa che comunque non porterà in alcun modo all’attacco della Russia, non porterà in alcun modo ad un intervento militare statunitense o della Nato: questo è stato più volte da loro ribadito. Bisogna pacificare il Paese, pacificarlo non con le armi. Quindi, o si garantisce ampia autonomia a tutti, attraverso una nuova costituzione federalista, oppure bisognerebbe pensare a un Paese perennemente instabile, dove forse sarebbe meglio che la parte orientale si stacchi e il resto del Paese – divenuto a questo punto più omogeneo – possa decidere se entrare o meno nell’Unione Europea.
D. – Sia gli Stati Uniti, sia l’Unione Europea minacciano nuove sanzioni nei confronti della Russia…
R. – Io credo che le sanzioni siano un boomerang, soprattutto per l’Europa, molto meno per gli Stati Uniti, perché noi importiamo da un lato il gas ma soprattutto vedremmo, con queste sanzioni, un pesante ridimensionamento delle esportazioni verso la Russia.
D. – Anche per capire la composizione dell’Ucraina: lei la divide, in sostanza, in quattro parti…
R. – Gli ucraini occidentali fino al 1945 non hanno fatto parte dell’Unione Sovietica: il loro sguardo è rivolto più all’Europa, per loro sarebbe naturale un’entrata nell’Unione Europea. Poi, abbiamo quella parte dove c’è Kiev, la parte più continentale del Paese: c’è molto bilinguismo, si parla russo e si parla ucraino. Poi, la parte meridionale, la zona costiera con Odessa, che è di lingua prevalentemente russa, molto meno schierata con una parte o con l’altra, e poi abbiamo la parte orientale, quella che adesso è teatro di questi scontri, vicina invece alla Russia e che guarda alla Russia. Molti sono proprio russi, non filorussi: sono russi etnici.
D. – Lei ribadisce una situazione in cui si stanno usando due pesi e due misure. Perché?
R. – Per esempio, il fatto del disarmo delle milizie in Ucraina orientale: bene, nel cuore della capitale ci sono ancora milizie che non sono state disarmate. Quindi, la situazione è più complessa rispetto a quella che viene riportata dai media italiani ed europei.
D. – Anche nell’informazione sembrerebbe essere in atto uno scontro tra Kiev e Mosca…
R. – Sì, c’è questa lotta importantissima, con una copertura mediatica impressionante, continua, sui canali “All News Russia”, su tutti gli altri canali che vengono visti lì. E' altrettanto vero che dall’altra parte c’è una speculare e feroce propaganda antirussa sui canali ucraini. Una lotta alla quale entrambi i contendenti stanno dedicando grandi risorse.
R. – E’ un’escalation pericolosa che comunque non porterà in alcun modo all’attacco della Russia, non porterà in alcun modo ad un intervento militare statunitense o della Nato: questo è stato più volte da loro ribadito. Bisogna pacificare il Paese, pacificarlo non con le armi. Quindi, o si garantisce ampia autonomia a tutti, attraverso una nuova costituzione federalista, oppure bisognerebbe pensare a un Paese perennemente instabile, dove forse sarebbe meglio che la parte orientale si stacchi e il resto del Paese – divenuto a questo punto più omogeneo – possa decidere se entrare o meno nell’Unione Europea.
D. – Sia gli Stati Uniti, sia l’Unione Europea minacciano nuove sanzioni nei confronti della Russia…
R. – Io credo che le sanzioni siano un boomerang, soprattutto per l’Europa, molto meno per gli Stati Uniti, perché noi importiamo da un lato il gas ma soprattutto vedremmo, con queste sanzioni, un pesante ridimensionamento delle esportazioni verso la Russia.
D. – Anche per capire la composizione dell’Ucraina: lei la divide, in sostanza, in quattro parti…
R. – Gli ucraini occidentali fino al 1945 non hanno fatto parte dell’Unione Sovietica: il loro sguardo è rivolto più all’Europa, per loro sarebbe naturale un’entrata nell’Unione Europea. Poi, abbiamo quella parte dove c’è Kiev, la parte più continentale del Paese: c’è molto bilinguismo, si parla russo e si parla ucraino. Poi, la parte meridionale, la zona costiera con Odessa, che è di lingua prevalentemente russa, molto meno schierata con una parte o con l’altra, e poi abbiamo la parte orientale, quella che adesso è teatro di questi scontri, vicina invece alla Russia e che guarda alla Russia. Molti sono proprio russi, non filorussi: sono russi etnici.
D. – Lei ribadisce una situazione in cui si stanno usando due pesi e due misure. Perché?
R. – Per esempio, il fatto del disarmo delle milizie in Ucraina orientale: bene, nel cuore della capitale ci sono ancora milizie che non sono state disarmate. Quindi, la situazione è più complessa rispetto a quella che viene riportata dai media italiani ed europei.
D. – Anche nell’informazione sembrerebbe essere in atto uno scontro tra Kiev e Mosca…
R. – Sì, c’è questa lotta importantissima, con una copertura mediatica impressionante, continua, sui canali “All News Russia”, su tutti gli altri canali che vengono visti lì. E' altrettanto vero che dall’altra parte c’è una speculare e feroce propaganda antirussa sui canali ucraini. Una lotta alla quale entrambi i contendenti stanno dedicando grandi risorse.
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