sabato, aprile 26, 2014
Domenica 27 aprile ultimo saluto a Marco Gusmini, il 21enne morto dopo il crollo della Croce di Wojtyla. Sgomento e incredulità per le comunità di Brescia e Bergamo, mentre si indaga sulle cause.

di Emanuela Biancardi 

Marco se ne è andato. Ma il sorriso del giovane è sempre lì, in oratorio, eternato in una recente fotografia appesa al muro. Ora la salma del ragazzo, non essendo stata necessaria l’autopsia, è tornata a Lovere (Bg) nell’abitazione di via Papa Giovanni XXIII. Come ricordiamo il crollo della statua del Cristo, creata per la visita di Papa Wojtyla a Brescia nel 1998 dall’artista Enrico Job e trasferita in Valcamonica nel 2005, lo ha travolto e ucciso. Domenica 27 aprile si terranno i funerali, il giorno stesso della canonizzazione a Roma di Papa Giovanni Paolo Secondo e Papa Roncalli.

Incredibilmente il destino ha scelto di affiancargli simboli, nomi, date, appartenuti agli ultimi Papi, gli stessi che gli avevano sempre insegnato ad amare il prossimo, ad aiutarlo nei momenti di difficoltà, a sorridere alla vita. Marco, che preferiva la compagnia degli adolescenti dell’oratorio alla televisione e al Pc, era sempre pronto a dare una mano con una disponibilità tale che lo portava spesso a collaborare con il suo Don, Claudio Laffranchini. Insieme con lui ed altri animatori avevano organizzato la gita a Cevo per il “Grest di Primavera” che includeva l’immancabile visita alla statua del Cristo.

E’ un giorno di festa. La voglia di divertirsi, di state insieme di certo non manca. Probabilmente è questo che vorrebbero ricordare oggi, di quel giorno, i ragazzi di Don Claudio. C’è invece sgomento, incredulità e tanto, tanto dolore nella memoria dei giovani dell’oratorio di Lovere: lo scricchiolio durato pochi secondi, il fuggi fuggi generale, il boato, la presa di coscienza che qualcuno non sta scappando, non ce la fa… E’ Marco… La sua leggera disabilità non gli permette di allontanarsi in tempo… E’ tutto tremendamente vero. Nonostante il sole sia l’unico che insista a sorridere sulla Montagna del dolore due comunità intere, quella di Brescia e quella di Bergamo, sono letteralmente sconvolte. C’è un dolore grande negli occhi di Don Claudio e dei genitori del ragazzo che non riescono nemmeno a parlare, nei pensieri dei giovani che non sanno fare altro che stare insieme, ancora di più stavolta, sostenendosi l’un l’altro per superare la perdita così assurda di un loro amico speciale, nelle lacrime del primo cittadino di Cevo, Silvio Citroni, tra i primi ad arrivare ieri sul luogo della tragedia.

Le cause della disgrazia sono, naturalmente, in via di accertamento. “Si possono avanzare solo ipotesi per ora” - precisa Ezio Giuriani, ordinario di tecnica delle costruzioni alla Facoltà di Ingegneria di Brescia - “La verità potrà essere accertata solo dopo valutazioni precise. Penso che la Croce sia stata realizzata per un evento particolate, non per vivere nel tempo. E’ stata trattata, sabbiata e verniciata in catramina, ma le strutture in legno posizionate all’esterno a lungo andare soffrono”. “Quella Croce sembrava avere un significato di protezione per tutti” - dice la regista Lina Wertmuller moglie dell’artista, creatore del monumento, Enrico Job scomparso nel 2008 - “Mio marito ci teneva tantissimo. Ero con lui all’inaugurazione della Croce-Monumento all’Androla di Cevo nel 2005. Quell’omaggio al Papa era diventato un simbolo per il nostro Paese. Ora, dopo questa terribile tragedia, tutto viene meno”.

Don Marco Mori, delegato della Curia di Brescia ha detto: “Sicuramente Papa Francesco ricorderà il nostro Marco e i giovani dell’oratorio di Lovere in occasione della canonizzazione di Giovanni Paolo II e Roncalli…”.

L’ultimo saluto al giovane dal grande sorriso, come detto, nel pomeriggio di domenica a Lovere. L’amministrazione comunale ha proclamato un giorno di lutto cittadino e la sospensione di tutte le iniziative in programma sino al 27 aprile.


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