venerdì, aprile 04, 2014
La fraternità può essere vissuta nei vari ambiti sociali: quello di cui ci occuperemo oggi è l’ambito lavorativo come opportunità per intervenire nei diversi tipi di disagio e di povertà 

di Monica Cardarelli 

Che il lavoro sia la principale preoccupazione non solo per il nostro Paese ma per il mondo intero è ormai appurato, ma che la Chiesa si occupi anche di problemi sociali come la disoccupazione e la povertà che ne deriva, questo forse è meno noto. Grazie alla Dottrina Sociale della Chiesa e ai documenti pontifici, la Chiesa ha dimostrato la sua preoccupazione per tutte quelle forme di disuguaglianza, di povertà di ogni genere, che si verificano quando viene minata la dignità della persona umana. Lo sviluppo integrale dell’uomo e la sua centralità in ogni ambito anche quello lavorativo, è il presupposto di ogni società civile.

Quando questo non viene rispettato si vengono a creare inevitabilmente disuguaglianze, ingiustizie e povertà. “In molte società sperimentiamo una profonda povertà relazionale dovuta alla carenza di solide relazioni familiari e comunitarie. Assistiamo con preoccupazione alla crescita di diversi tipi di disagio, di emarginazione, di solitudine e di varie forme di dipendenza patologica.” Afferma Papa Francesco nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace e prosegue precisando che “una simile povertà può essere superata solo attraverso la riscoperta e la valorizzazione di rapporti fraterni in seno alle famiglie e alle comunità, attraverso la condivisione delle gioie e dei dolori, delle difficoltà e dei successi che accompagnano la vita delle persone.”

La fraternità dunque può essere vissuta come risorsa nei diversi ambiti sociali, come ad esempio nel lavoro, proprio per superare la logica dell’interesse e proseguire con la centralità della persona umana e dei suoi diritti. Negli ultimi anni si sono sviluppate numerose forme di aggregazioni lavorative strutturate sotto forma di cooperative. “Il recente Censimento, realizzato in Italia dall’ISTAT, certifica che il settore occupazionale più dinamico nel decennio 2001 – 2011 è stato quello della cooperazione sociale.” Si legge nella relazione di Giuseppe Guerini, Presidente di Federsolidarietà, pronunciata a Strasburgo il 16 gennaio scorso (http://www.federsolidarieta.confcooperative.it/default.aspx). “In questo decennio il numero delle cooperative sociali è pressoché raddoppiato, raggiungendo ormai le 12.000 imprese cooperative sociali, che occupano 365.000 lavoratori, fra questi circa 35.000 sono molto svantaggiati (la metà sono disabili e poi malati psichici, tossicodipendenti, alcolisti, detenuti) e 20.000 i lavoratori “svantaggiati” ai sensi del regolamento CE 800/2008 (ovvero disoccupati di lungo periodo, giovani che cercano una prima occupazione, disoccupati ultracinquantenni, adulti che vivono soli con una o più persone a carico etc.).”

Un’aggregazione, quella delle cooperative, umana prima che lavorativa: “Negli ultimi 10 anni le cooperative sociali hanno contribuito per il 38% al saldo occupazionale complessivo in Italia. Ma non sono solo i dati e i risultati che rendono la centralità del lavoro fondamentale nell’esperienza delle cooperative sociali. La partecipazione attiva dei soci e la definizione del lavoro come progetto di senso è il modo per realizzare la funzione sociale e inclusiva a cui siamo chiamati. Il lavoro e i sistemi di welfare sono per noi l’elemento centrale dell’azione delle imprese sociali. La formazione, dell’identità della persona e la sua consapevolezza che esercitando un ruolo attivo nella società, nell’economia e nel lavoro, prendendosi cura degli altri e con gli altri della propria “comunità” si può costruire una cittadinanza solidale. L’esperienza quotidiana realizzata nelle imprese cooperative di inserimento lavorativo restituisce questa certezza.” precisa Giuseppe Guerini.

Viaggiando tra cooperative, a Cesena incontriamo Chiara Gatti, socia della Cooperativa Sociale Francescana “Fratelli è possibile” e professa della Fraternità Ofs di Cesena - (www.fratellipossibile.it, cooperativa@ofscesena.it, tel. :0541/943647). La cooperativa, ci spiega Chiara, “è nata nel 2006 in seno alla fraternità dell’Ordine Francescano Secolare di Cesena da una semplice intuizione: poter vivere, anche nel mondo del lavoro, la nostra vocazione francescana laica ed essere un semplice segno vivo di emanazione sociale del nostro carisma. Così diversi appartenenti alla Fraternità hanno creato il fondo costitutivo iniziale, condividendo parte dei propri risparmi familiari, e partendo da alcune professionalità di base già acquisite hanno istituito una cooperativa di tipo A e B, con una struttura di multiservizi.” Attività che spaziano dal settore edile-artigianale al settore grafico ed editoriale al quale è affidata, tra l’altro, l’edizione della rivista trimestrale chiamata “Momenti Francescani” (lettura quotidiana di Vangelo, Fonti Francescane e attualizzazione in chiave psicologica-spirituale) e l’App (per smartphone e tablet) denominata “Tau App, L’App francescana del Vangelo”.

Il settore socio-assistenziale inoltre prevede un servizio di Mediazione Sociale e del Conflitto. “La Cooperativa gestisce lo Sportello di Mediazione denominato “Punto d’Incontro” (attività di ascolto, intervento di mediazione sul territorio e promozione di una cultura di gestione non violenta del conflitto), con il patrocinio dell’Unione dei Comuni del Rubicone, in convenzione con ACER – Forlì Cesena. Il Servizio inoltre realizza altri progetti di accompagnamento abitativo anche sul territorio di Rimini.” Un modo nuovo e impegnativo per porre al centro della attività la persona umana e intervenire nelle situazioni di conflitto. La scelta di muoversi in questo ambito così delicato deriva in qualche modo anche dal nome scelto per la cooperativa, “Fratelli è Possibile”, che come ci spiega Chiara è “una sorta di “dichiarazione d’intenti”, quella cioè di proporre come l’intuizione francescana della fraternità, che conta ormai ottocento anni di vita, sia ancora profondamente proponibile e salvifica per il mondo di oggi. Lo stesso Papa Francesco ce lo ricorda di continuo. S. Francesco aveva sperimentato per primo la straordinarietà del vivere da fratelli, di porre al centro la persona e la cura delle relazioni, in qualsiasi ambito e dimensione della vita umana. Il lavoro stesso, in quest’ottica, può quindi diventare occasione per attualizzare questo valore prima umano, oltreché teologico e spirituale.”

Nella cooperativa “Fratelli è Possibile” la fraternità muove ogni settore specifico, anche quello economico come dimostra “la riconversione di una parte compresa tra il 3 al 6 % dell’utile prodotto dalle ristrutturazioni edili realizzate dagli artigiani nell’implementazione degli altri due settori.”, mentre la “diffusione della rivista trimestrale Momenti Francescani, come pure la realizzazione di un’App francescana indirizzata spesso ad un target più giovane, hanno lo scopo di essere segno di evangelizzazione”.

Promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana, dall’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro, il Servizio Nazionale per la Pastorale giovanile e la Caritas italiana, il Progetto Policoro viene presentato l’8 novembre 1995 a Policoro e oggi è presente in tutta Italia (http://www.progettopolicoro.it). Con un costante impegno e coinvolgimento dei giovani, sono state costituite numerose aziende e cooperative in vari ambiti, senza tralasciare l’inserimento e l’orientamento al lavoro e la valorizzazione dell’artigianato e dei prodotti tipici locali. Attualmente Progetto Policoro rappresenta un’interessante realtà in crescita, un’opportunità semplice ma efficace che viene offerta a molti giovani per misurarsi con un’attività lavorativa e una rete di relazioni, con tutto ciò quindi che produce la vera ricchezza.

Proprio questi giorni si è svolto il 37mo Convegno nazionale delle Caritas diocesane dal titolo “Con il Vangelo nelle periferie esistenziali” durante il quale è stato presentato il “Rapporto Caritas 2014” su povertà ed esclusione sociale in Italia. Il problema della povertà può essere affrontato solo coinvolgendo le persone, il tessuto sociale, le famiglie. Solo ponendo al centro della vita economia e sociale, culturale e relazionale la persona umana con la sua dignità e i suoi diritti, si può pensare di muovere piccoli passi verso una giustizia sociale.


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