Il Papa: vera salute è curare un malato nel corpo e nello spirito. Solo Cristo dà senso allo scandalo del dolore innocente
Ogni malato è una “unità di corpo e spirito” e ogni approccio medico deve tener conto di questa identità, non limitandosi alla sola assistenza sanitaria. Papa Francesco ha ribadito questa visione cristiana nell’udienza concessa ai partecipanti al Congresso di Chirurgia Oncologica “Digestive Surgery new trends and spending review”. Il servizio di Alessandro De Carolis: ascolta
Radio Vaticana - La più raffinata perizia in campo medico e chirurgico non sarà mai sinonimo di eccellenza curativa per un malato, se si ferma alla sola terapia per il corpo. Ai circa 120 professionisti di chirurgia oncologica che lo ascoltano in Sala Clementina, Papa Francesco chiarisce che, nell’ottica della fede, per “parlare di salute piena è necessario non perdere di vista che la persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, è unità di corpo e spirito. Questi due elementi – dice – si possono distinguere ma non separare, perché la persona è una”:
“Da qui l’esigenza di una cura integrale, che consideri la persona nel suo insieme e unisca alla cura medica – alla cura ‘tecnica’, direi io - anche il sostegno umano, psicologico e sociale, perché il medico deve curare tutto: il corpo umano, con dimensione psicologica, sociale e anche spirituale; e l’accompagnamento spirituale ed il sostegno ai familiari del malato”.
Papa Francesco cita a sostegno di questa convinzione quanto affermò Giovanni Paolo II nel 1985. Il Papa prossimo alla canonizzazione scrisse nel Motu Proprio Dolentium hominum che è indispensabile che gli operatori sanitari siano “guidati da una visione integralmente umana della malattia e sappiano attuare un approccio compiutamente umano al malato che soffre”:
"La condivisione fraterna con i malati ci apre alla vera bellezza della vita umana, che comprende anche la sua fragilità, così che possiamo riconoscere la dignità e il valore di ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi, dal concepimento fino alla morte".
Alla vigilia della Settimana Santa il pensiero della sofferenza vola fino al Calvario e all’Uomo Dio che offre la sua vita. È qui, dice Papa Francesco, che “la sofferenza umana è assunta fino in fondo e redenta da Dio. Da Dio-Amore”:
“Solo Cristo dà senso allo scandalo del dolore innocente. Tante volte, viene al cuore quella angosciata domanda del Dostojevski: 'Perché soffrono i bambini?'. Soltanto Cristo può dar senso a questo ‘scandalo’. A Lui, crocifisso e risorto, anche voi potete sempre guardare nel compimento quotidiano del vostro lavoro”.
“Da qui l’esigenza di una cura integrale, che consideri la persona nel suo insieme e unisca alla cura medica – alla cura ‘tecnica’, direi io - anche il sostegno umano, psicologico e sociale, perché il medico deve curare tutto: il corpo umano, con dimensione psicologica, sociale e anche spirituale; e l’accompagnamento spirituale ed il sostegno ai familiari del malato”.
Papa Francesco cita a sostegno di questa convinzione quanto affermò Giovanni Paolo II nel 1985. Il Papa prossimo alla canonizzazione scrisse nel Motu Proprio Dolentium hominum che è indispensabile che gli operatori sanitari siano “guidati da una visione integralmente umana della malattia e sappiano attuare un approccio compiutamente umano al malato che soffre”:
"La condivisione fraterna con i malati ci apre alla vera bellezza della vita umana, che comprende anche la sua fragilità, così che possiamo riconoscere la dignità e il valore di ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi, dal concepimento fino alla morte".
Alla vigilia della Settimana Santa il pensiero della sofferenza vola fino al Calvario e all’Uomo Dio che offre la sua vita. È qui, dice Papa Francesco, che “la sofferenza umana è assunta fino in fondo e redenta da Dio. Da Dio-Amore”:
“Solo Cristo dà senso allo scandalo del dolore innocente. Tante volte, viene al cuore quella angosciata domanda del Dostojevski: 'Perché soffrono i bambini?'. Soltanto Cristo può dar senso a questo ‘scandalo’. A Lui, crocifisso e risorto, anche voi potete sempre guardare nel compimento quotidiano del vostro lavoro”.
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