La rivoluzione delle stampanti tridimensionali, in grado di produrre oggetti reali, in tempo reale e nei negozi di quartiere. L’Italia all’avanguardia in questa innovazione tecnologica
di Giulio Meazzini
CittaNuova - Immaginiamo di voler comprare un paio di occhiali, o un lampadario, o un gioiello particolare che abbiamo in mente. Giriamo per negozi e alla fine, stanchi, ci accontentiamo di un oggetto che ricorda vagamente quello che avevamo ipotizzato. Magari in quel momento non è nemmeno disponibile nel negozio, quindi lo vediamo sul catalogo, lo ordiniamo e aspettiamo alcuni giorni o settimane l’arrivo, sperando di non avere sorprese.
Domani potrebbe non essere più così. Ci rechiamo nel negozio di “stampa 3D” del nostro quartiere e chiediamo al commesso che ci stampi il gioiello desiderato, esattamente nella forma e con i colori che vogliamo. O il lampadario, o la montatura di occhiali, o una bottiglia, o una scarpa. Invece delle stampanti a cui siamo abituati, che scrivono con inchiostro su un foglio di carta bianca, le stampanti 3D “creano oggetti”. Oggetti che non sono standard, come quelli prodotti in fabbrica o importati dalla Cina, ma prodotti di cui possiamo definire la forma, i colori e i materiali di cui sono composti.
L’unico limite, per ora, è la nostra fantasia e la tecnologia delle stampanti a 3D oggi in circolazione. Ma siccome questo non è futuro, ma presente, i primi negozi stanno già aprendo in alcuni quartieri di Milano e Roma, ma anche Pescara e Siracusa.
Si può addirittura “stampare” cibo, con ingredienti freschi come la pasta all’uovo, per ottenere alimenti con una forma (o una composizione) non esistente al supermercato. È una specie di “arte fai da te”, e infatti gli artisti e i creativi di tutti i tipi saranno sicuramente tra i primi beneficiari di questa rivoluzione ormai alle porte.
In pratica viene delocalizzata la produzione, la fabbrica viene portata sotto casa nostra e personalizzata per produrre ogni oggetto immaginabile, esistente o no in natura, con l’aiuto di un computer, una connessione Internet e una stampante 3D. Per fare questo, la stampante utilizza il materiale necessario: per esempio fonde un filo di plastica, deponendolo strato su strato con una testina su un piatto girevole, per formare la struttura tridimensionale dell’oggetto modellato al computer. Ultimamente queste stampanti sono state utilizzate per produrre protesi artificiali in ambito medico e dispositivi salvavita a basso costo. Molto utili anche per fornire velocemente pezzi di ricambio alle officine o prototipi alle industrie che vogliono fare esperimenti senza spendere troppo.
Insomma il “piccolo” artigianato digitale – personalizzato e immediatamente disponibile sotto casa –, inizia a far concorrenza alla “grande” produzione tradizionale, concentrata su fabbriche enormi e lontane, che sfornano pezzi standard, tutti uguali. Un artigianato digitale che, con il calare dei prezzi, diventerà sempre più “fai da te”.
In questo settore, tra l’altro, l’Italia è una delle nazioni che trainano l’innovazione. Un hub come dicono gli inglesi. D’altra parte, quando si tratta di creatività e fantasia non ci batte nessuno.
di Giulio Meazzini
CittaNuova - Immaginiamo di voler comprare un paio di occhiali, o un lampadario, o un gioiello particolare che abbiamo in mente. Giriamo per negozi e alla fine, stanchi, ci accontentiamo di un oggetto che ricorda vagamente quello che avevamo ipotizzato. Magari in quel momento non è nemmeno disponibile nel negozio, quindi lo vediamo sul catalogo, lo ordiniamo e aspettiamo alcuni giorni o settimane l’arrivo, sperando di non avere sorprese.
Domani potrebbe non essere più così. Ci rechiamo nel negozio di “stampa 3D” del nostro quartiere e chiediamo al commesso che ci stampi il gioiello desiderato, esattamente nella forma e con i colori che vogliamo. O il lampadario, o la montatura di occhiali, o una bottiglia, o una scarpa. Invece delle stampanti a cui siamo abituati, che scrivono con inchiostro su un foglio di carta bianca, le stampanti 3D “creano oggetti”. Oggetti che non sono standard, come quelli prodotti in fabbrica o importati dalla Cina, ma prodotti di cui possiamo definire la forma, i colori e i materiali di cui sono composti.
L’unico limite, per ora, è la nostra fantasia e la tecnologia delle stampanti a 3D oggi in circolazione. Ma siccome questo non è futuro, ma presente, i primi negozi stanno già aprendo in alcuni quartieri di Milano e Roma, ma anche Pescara e Siracusa.
Si può addirittura “stampare” cibo, con ingredienti freschi come la pasta all’uovo, per ottenere alimenti con una forma (o una composizione) non esistente al supermercato. È una specie di “arte fai da te”, e infatti gli artisti e i creativi di tutti i tipi saranno sicuramente tra i primi beneficiari di questa rivoluzione ormai alle porte.
Insomma il “piccolo” artigianato digitale – personalizzato e immediatamente disponibile sotto casa –, inizia a far concorrenza alla “grande” produzione tradizionale, concentrata su fabbriche enormi e lontane, che sfornano pezzi standard, tutti uguali. Un artigianato digitale che, con il calare dei prezzi, diventerà sempre più “fai da te”.
In questo settore, tra l’altro, l’Italia è una delle nazioni che trainano l’innovazione. Un hub come dicono gli inglesi. D’altra parte, quando si tratta di creatività e fantasia non ci batte nessuno.
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