Non si attenua la grande e prevedibile eco mediatica sulla presunta telefonata di papa Francesco alla signora argentina sposata civilmente con un uomo divorziato durante la quale il pontefice avrebbe detto che può fare la comunione e che in Vaticano sarà presto affrontata la questione dei divorziati risposati e della possibilità di accedere all’eucarestia.
di Elisabetta Lo Iacono
Un tema di grande delicatezza, al centro di numerose e decise prese di posizione anche in vista del prossimo sinodo dei vescovi, previsto in ottobre, nel corso del quale sarà trattato pure questo argomento molto atteso. Le numerose telefonate del papa ai fedeli che gli scrivono sono diventate ormai una pratica assai diffusa e che, pertanto, non fa più notizia. A richiamare le attenzioni del mondo, è semmai, il pronunciamento su un tema del genere che non può che richiedere un dibattito interno e collegiale della Chiesa. Qualcuno la chiama già “teologia telefonica”, di sicuro queste telefonate fanno parte dello stile di papa Francesco che dimostra di amare i colloqui “off the record”, come si dice in gergo giornalistico, ovvero confidenziali, dove l’attenzione e il conforto all’uomo possono rischiare talvolta di finire equivocati e persino “cavalcati” sino ad essere portati in contrasto con la dottrina della Chiesa, frutto di percorsi caratterizzati da lunghe e prudenti riflessioni.
Prevedibile l’onda delle richieste di chiarimento rivolte, sin da ieri appena diffusa la notizia, al direttore della Sala Stampa Vaticana p. Federico Lombardi che stamani è intervenuto con una nota nella quale chiarisce come la vicenda di inquadri in un’attività privata del papa. Questo il testo integrale della dichiarazione: “Parecchie telefonate hanno avuto luogo, nell’ambito dei rapporti personali pastorali del Papa Francesco.
Non trattandosi assolutamente di attività pubblica del Papa non sono da attendersi informazioni o commenti da parte della Sala Stampa.
Ciò che è stato diffuso a questo proposito, uscendo dall’ambito proprio dei rapporti personali, e la sua amplificazione mediatica conseguente, non ha quindi conferma di attendibilità ed è fonte di fraintendimenti e confusione. E’ perciò da evitare di trarre da questa vicenda conseguenze per quanto riguarda l’insegnamento della Chiesa”.
di Elisabetta Lo Iacono
Un tema di grande delicatezza, al centro di numerose e decise prese di posizione anche in vista del prossimo sinodo dei vescovi, previsto in ottobre, nel corso del quale sarà trattato pure questo argomento molto atteso. Le numerose telefonate del papa ai fedeli che gli scrivono sono diventate ormai una pratica assai diffusa e che, pertanto, non fa più notizia. A richiamare le attenzioni del mondo, è semmai, il pronunciamento su un tema del genere che non può che richiedere un dibattito interno e collegiale della Chiesa. Qualcuno la chiama già “teologia telefonica”, di sicuro queste telefonate fanno parte dello stile di papa Francesco che dimostra di amare i colloqui “off the record”, come si dice in gergo giornalistico, ovvero confidenziali, dove l’attenzione e il conforto all’uomo possono rischiare talvolta di finire equivocati e persino “cavalcati” sino ad essere portati in contrasto con la dottrina della Chiesa, frutto di percorsi caratterizzati da lunghe e prudenti riflessioni.
Prevedibile l’onda delle richieste di chiarimento rivolte, sin da ieri appena diffusa la notizia, al direttore della Sala Stampa Vaticana p. Federico Lombardi che stamani è intervenuto con una nota nella quale chiarisce come la vicenda di inquadri in un’attività privata del papa. Questo il testo integrale della dichiarazione: “Parecchie telefonate hanno avuto luogo, nell’ambito dei rapporti personali pastorali del Papa Francesco.
Non trattandosi assolutamente di attività pubblica del Papa non sono da attendersi informazioni o commenti da parte della Sala Stampa.
Ciò che è stato diffuso a questo proposito, uscendo dall’ambito proprio dei rapporti personali, e la sua amplificazione mediatica conseguente, non ha quindi conferma di attendibilità ed è fonte di fraintendimenti e confusione. E’ perciò da evitare di trarre da questa vicenda conseguenze per quanto riguarda l’insegnamento della Chiesa”.
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