Greenpeace Africa: ora anche gli altri porti non forniscano servizi
GreenReport - Gli oltre 23.000 sudafricani che in tre giorni hanno aderito alla campagna di Greenpeace Africa per impedire l’attracco a Durban di una nave islandese carica di 2.000 tonnellate carne di balenottera comune destinata al Giappone hanno ottenuto quel che volevano. La Alma ha rinunciato a fare scalo in Sudafrica e ha continuato il suo viaggio. Ora Greenpeace chiede agli altri porti africani di non consentire che faccia scalo nel continente e comunque di non fornire nessuna assistenza al cargo islandese.
Michael O’brien Onyeka, direttore esecutivo di Greenpeace Africa, sottolinea: «Ogni Paese e compagnia coinvolta nelle spedizioni via mare deve essere consapevoli che facendo soldi sul commercio di specie minacciate otterranno il rifiuto morale internazionale. Il Sudafrica ha fatto passi da gigante nella chiusura delle filiere del commercio illegale di specie all’interno e all’esterno del Paese, ma si può fare di più per negare navi come l’islandese Alma che trasportano carne di balena di entrare nelle acque dell’Africa».
Dopo i blitz effettuati da Greenpeace nel 2013, i porti di Rotterdam e Amburgo hanno dichiarato che i trasbordi di carne di balena non sono più i benvenuti. Greenpaece chiede a Mauritius, dove sembra che l’Alma voglia far scalo, di respingerla come hanno fatto il porto olandese e tedesco e Durban. E O’Brien Onyeka ricorda che «La carne di balena, proprio come il corno di rinoceronte, è illegale in Sudafrica. La compagnia di navigazione ha sottovalutato l’impegno dei cittadini sudafricani per abolire il commercio illegale delle specie di fauna selvatica in via di estinzione Ora, la nave ha lasciato le acque sudafricane senza possibilità di fare rifornimento. Spetta ad altri Stati di approdo sulla rotta di questa nave di continuare a negare l’accesso alle navi che trasportano carne di balena, per dimostrare il loro reale impegno per rispettare le volontà del Cites, il trattato che hanno sottoscritto 178 Paesi. Oltre 50 nazioni africane fanno parte del trattato».
GreenReport - Gli oltre 23.000 sudafricani che in tre giorni hanno aderito alla campagna di Greenpeace Africa per impedire l’attracco a Durban di una nave islandese carica di 2.000 tonnellate carne di balenottera comune destinata al Giappone hanno ottenuto quel che volevano. La Alma ha rinunciato a fare scalo in Sudafrica e ha continuato il suo viaggio. Ora Greenpeace chiede agli altri porti africani di non consentire che faccia scalo nel continente e comunque di non fornire nessuna assistenza al cargo islandese.
Michael O’brien Onyeka, direttore esecutivo di Greenpeace Africa, sottolinea: «Ogni Paese e compagnia coinvolta nelle spedizioni via mare deve essere consapevoli che facendo soldi sul commercio di specie minacciate otterranno il rifiuto morale internazionale. Il Sudafrica ha fatto passi da gigante nella chiusura delle filiere del commercio illegale di specie all’interno e all’esterno del Paese, ma si può fare di più per negare navi come l’islandese Alma che trasportano carne di balena di entrare nelle acque dell’Africa».
Dopo i blitz effettuati da Greenpeace nel 2013, i porti di Rotterdam e Amburgo hanno dichiarato che i trasbordi di carne di balena non sono più i benvenuti. Greenpaece chiede a Mauritius, dove sembra che l’Alma voglia far scalo, di respingerla come hanno fatto il porto olandese e tedesco e Durban. E O’Brien Onyeka ricorda che «La carne di balena, proprio come il corno di rinoceronte, è illegale in Sudafrica. La compagnia di navigazione ha sottovalutato l’impegno dei cittadini sudafricani per abolire il commercio illegale delle specie di fauna selvatica in via di estinzione Ora, la nave ha lasciato le acque sudafricane senza possibilità di fare rifornimento. Spetta ad altri Stati di approdo sulla rotta di questa nave di continuare a negare l’accesso alle navi che trasportano carne di balena, per dimostrare il loro reale impegno per rispettare le volontà del Cites, il trattato che hanno sottoscritto 178 Paesi. Oltre 50 nazioni africane fanno parte del trattato».
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