martedì, aprile 15, 2014
E’ al centro di polemiche la recinzione in costruzione sulla strada panoramica a ovest di Dakar, dietro la quale avrà sede la futura ambasciata di Turchia in Senegal.

Misna - Lo scorso fine settimana, in risposta all’appello lanciato da diverse associazioni di difesa dell’ambiente e della società civile, decine di persone hanno marciato in silenzio lungo la litoranea contro quello che è già stato battezzato “il muro della vergogna”. La barriera in corso di costruzione fa parte, in realtà, di un vasto cantiere di 4000 mq di proprietà del governo di Ankara.

Dopo la marcia c’è stato un sit-in pacifico disperso dalle forze di sicurezza che hanno fermato per alcune ore 28 manifestanti, tra cui tre leader del movimento “Y’en a marre” (Siamo stufi).

In prima linea nel movimento cittadino contro il muro dell’ambasciata turca c’è l’associazione ‘Sos Littoral’ che denuncia l’attribuzione illegale di terreni del demani pubblico marittimo. “I testi di legge sono molto chiari. I terreni possono essere declassificati ma solo per motivi di sicurezza nazionale e per progetti di interesse pubblico. In questo caso, oltre ai 4000 mq per l’ambasciata di Turchia, ci sono altri 100.000 mq che sono stati assegnati senza alcuna trasparenza” ha denunciato l’architetto Pierre Goudiaby Atépa, esponente di ‘Sos Littoral’.

L’organizzazione ambientalista ha annunciato che presenterà una denuncia contro ignoti per “alienazione di un parte del demanio marittimo pubblico a favore di privati”. Altre marce pacifiche dei collettivi “Corniche ovest” e “Jeunesse Dakar rêveuse” si sono già tenute il mese scorso nella capitale, mentre sul web è stata aperta una petizione che ha già raccolta migliaia di firme per fermare il “muro della vergogna”. Anche su Twitter e su You Tube si moltiplicano post e video di “resistenza” a progetti che deturpano il litorale di Dakar.

Ma ad opporsi al cantiere dell’ambasciata turca è lo stesso comune di Dakar. “Khalifa Sall (il sindaco della capitale, ndr) auspica la fine dei lavori a nome della protezione del litorale” si legge in un comunicato diffuso dal comune, precisando che “è lo Stato che ha concesso il permesso di costruire alle autorità turche e contro questo provvedimento il sindaco non ha alcuna prerogativa”. A questo punto l’amministrazione comunale ha incoraggiato i residenti della capitale a “protestare in modo legale e pacifico per spingere il governo a fare marcia indietro”. Ad autorizzare la cessione del terreno all’ambasciata di Ankara è stato l’ex presidente Abdoulaye Wade, rimasto al potere fino al 2012. Un progetto al quale il suo successore Macky Sall non si è finora opposto.

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