Oltre 81 mila firme a sostegno della legge di iniziativa popolare per la regolamentazione del gioco d’azzardo raccolte in oltre 400 comuni italiani sono state consegnate oggi presso la Camera dei deputati.
Radio Vaticana - Nel pomeriggio l’incontro di una delegazione di sindaci firmatari del Manifesto per la legalità contro l’azzardo con la presidente Laura Boldrini. L’iniziativa è promossa tra gli altri da Terre di Mezzo. Al microfono di Paolo Ondarza il direttore esecutivo dell’associazione Piero Magri: ascolta
R. – Diversi sindaci hanno attirato l’attenzione sul dramma del gioco d’azzardo. Da lì è partita l’idea di dire cosa possiamo fare, visto che i sindaci non hanno nessun potere decisionale, rispetto a questo. Abbiamo iniziato prima con un manifesto, firmato da più di 550 Comuni da tutta Italia e, poi, è nata l’idea di andare a scrivere una legge quadro nazionale, che possa dare davvero ai sindaci il potere decisionale, che possano creare sul territorio delle alleanze con i cittadini, con le associazioni di volontariato.
D. – Significativo che siano stati i sindaci a richiamare la vostra attenzione sul gioco d’azzardo, perché sono i testimoni di questa piaga, che miete tante vittime, e ha un fatturato molto alto, il 4 per cento del pil nazionale; si fatto è la terza industria italiana...
R. – Assolutamente. Proprio loro sono quelli che devono raccogliere i danni che questo provoca. Hanno, infatti, come missione quella di promuovere il benessere dei cittadini, che hanno chiesto di accompagnarli in questo percorso, che ha portato alla consegna adesso di 93.194 firme. I sindaci con molta passione, con molto impegno, con molta dedizione di tempo, hanno passato delle mattinate, dei pomeriggi in banchetti, in occasioni di feste, di sagre e di mercati. Anche le parrocchie hanno partecipato molto a questa raccolta delle firme.
D. – Ma non è una contraddizione il fatto che, da una parte, lo Stato legalizzi il gioco d’azzardo e, dall’altra, i sindaci si oppongano alla luce degli effetti che il gioco d’azzardo produce tra i cittadini?
R. – Questa legge non chiede di proibire il gioco d’azzardo, ma di andare a regolamentarlo. Sì, è un po’ una contraddizione di fatto che i monopoli di Stato dovrebbero rendere legali i giochi e, nello stesso tempo, avere anche la missione di curare gli eventuali danni che essi provocano. Quindi c’è davvero un conflitto di interesse. La cosa interessante è il fatto che ci siano persone che non accettano tutto questo e, con il potere che hanno, cercano di reagire. Effettivamente, però, è una domanda che dobbiamo porci proprio a monte. Qual è, in questo caso, il ruolo dello Stato? Quello di andare a promuovere i giochi d’azzardo oppure quello di fare in modo che i cittadini abbiano una vita più bella?
D. – La minaccia del gioco d’azzardo ha più facce. La nuova frontiera sembra essere quella degli smartphone c’è poi la trappola delle slot-machine all’interno dei bar e la pervasività degli spot televisivi. Adesso i sindaci dicono basta. Una volta consegnate queste firme, qual è la vostra speranza?
R. – La speranza è che poi il Parlamento faccia propria questa iniziativa, anche rispettando i tempi, perché c’è ’urgenza di approvare questa legge così com’è o perlomeno con poche modifiche.
Radio Vaticana - Nel pomeriggio l’incontro di una delegazione di sindaci firmatari del Manifesto per la legalità contro l’azzardo con la presidente Laura Boldrini. L’iniziativa è promossa tra gli altri da Terre di Mezzo. Al microfono di Paolo Ondarza il direttore esecutivo dell’associazione Piero Magri: ascolta
R. – Diversi sindaci hanno attirato l’attenzione sul dramma del gioco d’azzardo. Da lì è partita l’idea di dire cosa possiamo fare, visto che i sindaci non hanno nessun potere decisionale, rispetto a questo. Abbiamo iniziato prima con un manifesto, firmato da più di 550 Comuni da tutta Italia e, poi, è nata l’idea di andare a scrivere una legge quadro nazionale, che possa dare davvero ai sindaci il potere decisionale, che possano creare sul territorio delle alleanze con i cittadini, con le associazioni di volontariato.
D. – Significativo che siano stati i sindaci a richiamare la vostra attenzione sul gioco d’azzardo, perché sono i testimoni di questa piaga, che miete tante vittime, e ha un fatturato molto alto, il 4 per cento del pil nazionale; si fatto è la terza industria italiana...
R. – Assolutamente. Proprio loro sono quelli che devono raccogliere i danni che questo provoca. Hanno, infatti, come missione quella di promuovere il benessere dei cittadini, che hanno chiesto di accompagnarli in questo percorso, che ha portato alla consegna adesso di 93.194 firme. I sindaci con molta passione, con molto impegno, con molta dedizione di tempo, hanno passato delle mattinate, dei pomeriggi in banchetti, in occasioni di feste, di sagre e di mercati. Anche le parrocchie hanno partecipato molto a questa raccolta delle firme.
D. – Ma non è una contraddizione il fatto che, da una parte, lo Stato legalizzi il gioco d’azzardo e, dall’altra, i sindaci si oppongano alla luce degli effetti che il gioco d’azzardo produce tra i cittadini?
R. – Questa legge non chiede di proibire il gioco d’azzardo, ma di andare a regolamentarlo. Sì, è un po’ una contraddizione di fatto che i monopoli di Stato dovrebbero rendere legali i giochi e, nello stesso tempo, avere anche la missione di curare gli eventuali danni che essi provocano. Quindi c’è davvero un conflitto di interesse. La cosa interessante è il fatto che ci siano persone che non accettano tutto questo e, con il potere che hanno, cercano di reagire. Effettivamente, però, è una domanda che dobbiamo porci proprio a monte. Qual è, in questo caso, il ruolo dello Stato? Quello di andare a promuovere i giochi d’azzardo oppure quello di fare in modo che i cittadini abbiano una vita più bella?
D. – La minaccia del gioco d’azzardo ha più facce. La nuova frontiera sembra essere quella degli smartphone c’è poi la trappola delle slot-machine all’interno dei bar e la pervasività degli spot televisivi. Adesso i sindaci dicono basta. Una volta consegnate queste firme, qual è la vostra speranza?
R. – La speranza è che poi il Parlamento faccia propria questa iniziativa, anche rispettando i tempi, perché c’è ’urgenza di approvare questa legge così com’è o perlomeno con poche modifiche.
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