Il campo profughi di Yarmouk, alla periferia di Damasco, è “sull’orlo della catastrofe umanitaria”
Misna - A denunciarlo sono i responsabili dell’Onu a cui è impedito di consegnare aiuti alla popolazione – principalmente palestinese – che vive nel campo. Secondo gli attivisti di recente almeno 30 persone sono morte di fame nel campo, un bilancio che porta a più di cento le vittime dall’inizio dell’assedio imposto dall’esercito siriano, circa un anno fa. Da quando un fragile accordo tra le parti è definitivamente venuto meno, il mese scorso, gli operatori sono riusciti ad accedere ai civili solo in modo sporadico, mentre sono circa 20.000 le persone che necessitano di aiuti per sopravvivere.
Ad oggi – denuncia l’Unrwa, l’organizzazione Onu per l’assistenza ai profughi palestinesi – sono 12 giorni che nessun pasto viene consegnato a Yarmouk. Secondo gli oppositori al regime del presidente Bashar al Assad, i civili intrappolati nell’assedio militare includerebbero anche alcune zone zone circostanti, per un totale di oltre 50.000 persone.
Dal canto suo, il governo accusa i ribelli del fronte al Nusra di non aver rispettato gli accordi e di essersi re infiltrati nel campo che, di conseguenza, nasconderebbe centinaia di combattenti jihadisti con le loro armi.
Un esponente dei Comitati per il coordinamento rivoluzionario, Ismail al Darani racconta al quotidiano panarabo Asharq al Awsat che molti degli abitanti hanno cominciato a coltivare verdure, erbe e radici sui tetti e sui balconi, ma che l’area su cui sorge il campo manca di terra arabile a sufficienza per far fronte alla crisi.
I pochi alimenti che riescono ad essere contrabbandati vengono venduti al mercato nero a prezzi esorbitanti, con conseguenze penose sulla salute di tutti, soprattutto i bambini.
Ad oggi – denuncia l’Unrwa, l’organizzazione Onu per l’assistenza ai profughi palestinesi – sono 12 giorni che nessun pasto viene consegnato a Yarmouk. Secondo gli oppositori al regime del presidente Bashar al Assad, i civili intrappolati nell’assedio militare includerebbero anche alcune zone zone circostanti, per un totale di oltre 50.000 persone.
Dal canto suo, il governo accusa i ribelli del fronte al Nusra di non aver rispettato gli accordi e di essersi re infiltrati nel campo che, di conseguenza, nasconderebbe centinaia di combattenti jihadisti con le loro armi.
Un esponente dei Comitati per il coordinamento rivoluzionario, Ismail al Darani racconta al quotidiano panarabo Asharq al Awsat che molti degli abitanti hanno cominciato a coltivare verdure, erbe e radici sui tetti e sui balconi, ma che l’area su cui sorge il campo manca di terra arabile a sufficienza per far fronte alla crisi.
I pochi alimenti che riescono ad essere contrabbandati vengono venduti al mercato nero a prezzi esorbitanti, con conseguenze penose sulla salute di tutti, soprattutto i bambini.
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