venerdì, aprile 11, 2014
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha invitato l’Unione Europea a prepararsi a nuove sanzioni contro Mosca, in vista di un’imminente escalation di violenze e tensioni in Ucraina.  

Radio Vaticana - Intanto, il presidente russo Vladimir Putin ha esplicitamente minacciato di tagliare i rifornimenti di gas all’Ucraina, e implicitamente all’Europa, se Kiev non pagherà i suoi debiti di milioni di dollari. Veronica Giacometti ha intervistato Aldo Ferrari, docente di Letteratura Armena alla Ca’ Foscari di Venezia e dirigente dell’Istituto per gli studi di politica internazionale a Milano: ascolta


R. – La Casa Bianca nei confronti di questa problematica russo-ucraina sta assumendo un atteggiamento più fermo di quanto abbiamo visto in passato, quando è stata molto spesso criticata per la sua inattività in politica estera, soprattutto in questa zona. Adesso sta in parte recuperando, però bisogna tener presente che per l’America è più facile parlare di sanzioni perché il peso principale che i problemi provocherebbero ricadrebbe sull’Europa, che è strettamente collegata economicamente alla Russia, con la quale ha un forte partenariato. In questa questione dovrebbe essere soprattutto l’Europa a prendersi una responsabilità chiara e precisa.

D. – Si ridisegna la carta geografica, la Crimea è territorio russo. Che efficacia hanno queste sanzioni?

R. – Nulla da fare sulla irreversibilità sul passaggio della Crimea alla Russia. E’ un territorio storicamente a livello culturale russo e, nonostante l’evidente violazione del diritto internazionale, quanto è avvenuto deve essere acquisito, a mio giudizio, come un dato di fatto. Le sanzioni, riguardo a questo dato di fatto, praticamente non possono far nulla ma è importante mostrare alla Russia che deve fermarsi, perché non può andare oltre perché ogni ulteriore aggravamento della situazione complicherebbe le relazioni internazionali. Da questo punto, di vista la minaccia delle sanzioni va fatta, però bisogna tener presente che non si può prescindere dalla forza dei legami economici che l’Europa ha con la Russia. La questione va ripensata soprattutto per quel che riguarda la dipendenza energetica: ci vorrà molto tempo prima che si possano prendere soluzioni efficaci. Da questo punto di vista le sanzioni sono essenzialmente una minaccia politica forte ma non risolutiva.

D. – Di fronte alle sanzioni la Russia sta scatenando una guerra del gas contro Kiev e l’Ucraina ormai è un Paese impoverito…

R. – L’Ucraina è un paese che economicamente non sta in piedi. La crisi ucraina è una crisi economica. Il Paese non ha le risorse per essere indipendente e autonomo economicamente. Questa nuova guerra economica che è stata scatenata contro l’Ucraina poteva anche essere prevedibile da parte di Mosca, ma ricade inevitabilmente anche sull’Europa verso la quale transita un’energia che proviene dalla Russia e attraversa l’Ucraina. Quindi, non è soltanto una guerra contro l’Ucraina ma ha una chiara ricaduta in senso europeo. Tutto questo deve assolutamente portare le parti al tavolo delle trattative perché la questione deve essere risolta. Intendo tutta la questioni che riguarda l’Ucraina e non solo la Crimea, perché altrimenti i rapporti politici ed economici tra la Russia e l’Occidente rischiano di degenerare con conseguenze non del tutto prevedibili ancora.

D. – Com’è coinvolta l’Europa di fronte a queste nuove sanzioni?

R. – L’Europa si trova veramente in una situazione molto difficile, perché il desiderio di avvicinare l’Ucraina che ha fatto una scelta così chiara in senso filoeuropeo è forte e, al tempo stesso, i costi di questa operazione, i costi economici, i costi politici, sono altissimi e io ho seri dubbi che l’Europa sia davvero in grado di assumerli. Da questo punto di vista, c’è la speranza che le sanzioni funzionino nel senso di frenare la politica russa. Ma ho dubbi a riguardo.


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