Papa Francesco: mai fare resistenza allo Spirito Santo
Ai tempi antichi di Gesù, con le ingegnose ma lacunose conoscenze scientifiche e astronomiche fin li acquisite, probabilmente il pensiero neppure sfiorava la gente. Pensiero suggestivo, senza dubbio, ma che allo stato dell’arte è un’ipotesi o poco più, benché assai feconda e produttiva si sia mostrata in anni recenti per geniali scrittori di fantascienza e visionari sceneggiatori di film. Se poi qualche forma di vita “pensante” davvero esiste oppure no, in qualche remoto angolo di universo, nessuno può dirlo davvero.. Forse chissà, per non farsi trovare del tutto impreparato all’annuncio di sensazionali scoperte, qualche raffinato teologo ha già iniziato ad abbozzare in lambiccati saggi una “teologia della vita extraterrestre”, pare si chiami, dove le domande sopravanzano per ora di gran lunga le risposte. Ma il quesito di fondo da cui come ardimentosi pionieri han preso le mosse gli specialisti della materia è indubbiamente intrigante, e suona più o meno così: laddove ci fosse l’evidenza di una qualche forma di vita intelligente fuori del nostro pianeta, questa vita in quale rapporto andrebbe “pensata” con la rivelazione cristiana del Dio unico, signore dell’Universo?
Per quanto riguarda poi papa Bergoglio in specie, non risulta abbia mai approfondito troppo la questione, a dispetto delle parole di ieri, durante la messa celebrata a santa Marta, finite con grande enfasi su non pochi giornali: “se domani venisse una spedizione di marziani, per esempio, e alcuni di loro venissero da noi, ecco... marziani, no? Verdi, con quel naso lungo e le orecchie grandi, come vengono dipinti dai bambini ... E uno dicesse: ‘Ma, io voglio il Battesimo!’. Cosa accadrebbe?”.
Non che rispondere sia urgente, ma la scherzosa domanda forse va presa più sul serio di quel che sembra, se Francesco l’ha posta nell’ambito di una riflessione i cui fili conduttori percorrono a ben vedere tutto il suo primo scorcio di pontificato, fino alle ultime due omelie pronunciate a santa Marta, semplici, ricche di esempi ed immagini come quella appena citata dei marziani, acute ed incisive come sempre.
Giusto lunedì, dunque, si parlava di “Spirito” che notoriamente “soffia dove vuole”, ma spesso la tentazione di chi ha fede (o “crede” forse di averla) è quella di sbarrargli la strada e pilotarlo in una o un’altra direzione. I primi cristiani, ad esempio, narrano gli Atti degli apostoli, quasi crocifissero loro Pietro per avere mangiato con dei non circoncisi, non ebrei, e averli pure battezzati. Di qui perciò il riferimento, non senza ironia, alla possibilità che problema si ponga di nuovo 2.000 anni dopo per un’ipotetica popolazione di ignoti (come ‘ignoti’ evidentemente erano per dai primi cristiani i non circoncisi di due millenni orsono). Come dire, appunto, se pensi che a un uomo come te, diverso però cultura, provenienza e chissà cos’altro non sia giusto o opportuno impartire i sacramenti, che diresti allora di un marziano?
La questione, facendo sintesi in una riga, è quella cruciale per papa Francesco (e non solo) della cosiddetta “docilità allo Spirito santo”, la chiama. Docilità che spesso ahinoi scarseggia nella Chiesa, il che preoccupa non poco e a ragione il suo sommo Pastore. “Quando il Signore ci fa vedere la strada”, altro spunto di lunedì, “chi siamo noi per dire: ‘no Signore, non è prudente! No, facciamo così…’”.
Quella prima comunità cristiana, dopo le prime fisiologiche scosse di assestamento, ebbe la giusta accortezza di assecondare il soffio dello Spirito: “si è lasciata portare dallo Spirito santo! È stata docile allo Spirito Santo, osservava quindi stamane Francesco predicando di nuovo a Santa Marta. Mai perciò fargli resistenza, è stato l’avvertimento rivolto in particolare ad una categoria di “credenti” che il Papa ha in antipatia oltremodo; quelli che “non aprono il cuore allo Spirito Santo! Credono che anche le cose di Dio si possono capire soltanto con la testa, con le idee, con le proprie idee. Sono orgogliosi. Credono di sapere tutto. E quello che non entra nella loro intelligenza non è vero”. Addirittura, son parole ancora di Francesco, “tu puoi risuscitare un morto davanti a loro, ma non credono!”.
Non è testardaggine, ma solo durezza di cuore, che è ancora più pericolosa. Con quella “aristocrazia dell’intelletto” che erano nel caso specifico i dottori della legge del Vangelo di oggi, non a caso Gesù ha avuto sempre da faticare, “perché non finivano di capire: giravano sulle stesse cose, perché credevano che la religione era cosa soltanto di testa, di leggi”. La questione, dal loro punto di vista, era né più né meno “compiere i comandamenti e niente di più. Non si immaginava che esistesse lo Spirito Santo… ”.
Ci sono persone, è il senso del messaggio così lanciato tra ieri ed oggi da santa Marta, che pensano a Dio solo come una questione di testa, laddove già sant’Agostino, se ci è concessa una citazione, avvertiva che “si comprehendis non est Deus”, “se pensi di comprenderlo, allora non è Dio”. E’ gente che vuole solo spiegazioni, dentro cui non c’è amore, bellezza, armonia, nell’esegesi severa che Bergoglio ci propone. Il cristianesimo è tutt’altro, e soprattutto è molto meno serioso e più gioioso di quel che sembra, a considerarlo solo “cosa di testa”, appunto. Cosa soffia invece tra le sconfinate galassie celesti dell’universo nessuno di preciso per adesso lo sa. Ma nell’attesa di scoprirlo, percorrendole in futuristiche astronavi, preoccupiamoci qui, sulla cara vecchia Terra, di non ingabbiare le folate di quel portentoso vento.
Ai tempi antichi di Gesù, con le ingegnose ma lacunose conoscenze scientifiche e astronomiche fin li acquisite, probabilmente il pensiero neppure sfiorava la gente. Pensiero suggestivo, senza dubbio, ma che allo stato dell’arte è un’ipotesi o poco più, benché assai feconda e produttiva si sia mostrata in anni recenti per geniali scrittori di fantascienza e visionari sceneggiatori di film. Se poi qualche forma di vita “pensante” davvero esiste oppure no, in qualche remoto angolo di universo, nessuno può dirlo davvero.. Forse chissà, per non farsi trovare del tutto impreparato all’annuncio di sensazionali scoperte, qualche raffinato teologo ha già iniziato ad abbozzare in lambiccati saggi una “teologia della vita extraterrestre”, pare si chiami, dove le domande sopravanzano per ora di gran lunga le risposte. Ma il quesito di fondo da cui come ardimentosi pionieri han preso le mosse gli specialisti della materia è indubbiamente intrigante, e suona più o meno così: laddove ci fosse l’evidenza di una qualche forma di vita intelligente fuori del nostro pianeta, questa vita in quale rapporto andrebbe “pensata” con la rivelazione cristiana del Dio unico, signore dell’Universo?
Per quanto riguarda poi papa Bergoglio in specie, non risulta abbia mai approfondito troppo la questione, a dispetto delle parole di ieri, durante la messa celebrata a santa Marta, finite con grande enfasi su non pochi giornali: “se domani venisse una spedizione di marziani, per esempio, e alcuni di loro venissero da noi, ecco... marziani, no? Verdi, con quel naso lungo e le orecchie grandi, come vengono dipinti dai bambini ... E uno dicesse: ‘Ma, io voglio il Battesimo!’. Cosa accadrebbe?”.
Non che rispondere sia urgente, ma la scherzosa domanda forse va presa più sul serio di quel che sembra, se Francesco l’ha posta nell’ambito di una riflessione i cui fili conduttori percorrono a ben vedere tutto il suo primo scorcio di pontificato, fino alle ultime due omelie pronunciate a santa Marta, semplici, ricche di esempi ed immagini come quella appena citata dei marziani, acute ed incisive come sempre.
Giusto lunedì, dunque, si parlava di “Spirito” che notoriamente “soffia dove vuole”, ma spesso la tentazione di chi ha fede (o “crede” forse di averla) è quella di sbarrargli la strada e pilotarlo in una o un’altra direzione. I primi cristiani, ad esempio, narrano gli Atti degli apostoli, quasi crocifissero loro Pietro per avere mangiato con dei non circoncisi, non ebrei, e averli pure battezzati. Di qui perciò il riferimento, non senza ironia, alla possibilità che problema si ponga di nuovo 2.000 anni dopo per un’ipotetica popolazione di ignoti (come ‘ignoti’ evidentemente erano per dai primi cristiani i non circoncisi di due millenni orsono). Come dire, appunto, se pensi che a un uomo come te, diverso però cultura, provenienza e chissà cos’altro non sia giusto o opportuno impartire i sacramenti, che diresti allora di un marziano?
La questione, facendo sintesi in una riga, è quella cruciale per papa Francesco (e non solo) della cosiddetta “docilità allo Spirito santo”, la chiama. Docilità che spesso ahinoi scarseggia nella Chiesa, il che preoccupa non poco e a ragione il suo sommo Pastore. “Quando il Signore ci fa vedere la strada”, altro spunto di lunedì, “chi siamo noi per dire: ‘no Signore, non è prudente! No, facciamo così…’”.
Quella prima comunità cristiana, dopo le prime fisiologiche scosse di assestamento, ebbe la giusta accortezza di assecondare il soffio dello Spirito: “si è lasciata portare dallo Spirito santo! È stata docile allo Spirito Santo, osservava quindi stamane Francesco predicando di nuovo a Santa Marta. Mai perciò fargli resistenza, è stato l’avvertimento rivolto in particolare ad una categoria di “credenti” che il Papa ha in antipatia oltremodo; quelli che “non aprono il cuore allo Spirito Santo! Credono che anche le cose di Dio si possono capire soltanto con la testa, con le idee, con le proprie idee. Sono orgogliosi. Credono di sapere tutto. E quello che non entra nella loro intelligenza non è vero”. Addirittura, son parole ancora di Francesco, “tu puoi risuscitare un morto davanti a loro, ma non credono!”.
Non è testardaggine, ma solo durezza di cuore, che è ancora più pericolosa. Con quella “aristocrazia dell’intelletto” che erano nel caso specifico i dottori della legge del Vangelo di oggi, non a caso Gesù ha avuto sempre da faticare, “perché non finivano di capire: giravano sulle stesse cose, perché credevano che la religione era cosa soltanto di testa, di leggi”. La questione, dal loro punto di vista, era né più né meno “compiere i comandamenti e niente di più. Non si immaginava che esistesse lo Spirito Santo… ”.
Ci sono persone, è il senso del messaggio così lanciato tra ieri ed oggi da santa Marta, che pensano a Dio solo come una questione di testa, laddove già sant’Agostino, se ci è concessa una citazione, avvertiva che “si comprehendis non est Deus”, “se pensi di comprenderlo, allora non è Dio”. E’ gente che vuole solo spiegazioni, dentro cui non c’è amore, bellezza, armonia, nell’esegesi severa che Bergoglio ci propone. Il cristianesimo è tutt’altro, e soprattutto è molto meno serioso e più gioioso di quel che sembra, a considerarlo solo “cosa di testa”, appunto. Cosa soffia invece tra le sconfinate galassie celesti dell’universo nessuno di preciso per adesso lo sa. Ma nell’attesa di scoprirlo, percorrendole in futuristiche astronavi, preoccupiamoci qui, sulla cara vecchia Terra, di non ingabbiare le folate di quel portentoso vento.
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