mercoledì, maggio 21, 2014
Nessuna inchiesta penale della magistratura vaticana sull'ex Segretario di Stato. Ma tante domande aperte sull'operazione che ha portato quella perdita allo Ior 

di Adrea Tornielli  

Vatican Insider - Un'operazione voluta dall'ex Segretario di Stato Tarcisio Bertone sarebbe costata allo Ior, la «banca» del Vaticano, una perdita netta di 15 milioni di euro che sarà registrata nel bilancio da presentare a luglio: fondi usati per finanziare la Lux Vide, società di produzione televisiva e cinematografica di Ettore Bernabei, amico del cardinale. La notizia è stata rivelata ieri dalla «Bild Zeitung», in un articolo nel quale si affermava che Bertone sarebbe stato messo «sotto inchiesta» in Vaticano per questo.

Il portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi, ha puntualizzato «che non vi è in corso alcuna indagine di carattere penale da parte della magistratura vaticana». Ma non ha smentito che sull'operazione siano in corso controlli da parte dell'Aif, l'Autorità di informazione finanziaria d'Oltretevere, il cui presidente René Bruelhart aveva dichiarato al giornale tedesco: «Non confermerò né smentirò indagini a carico di Bertone, e non dirò nulla su casi specifici o casi personali». Un riflesso della vicenda risulta anche dalle carte della Procura di Roma e del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza che da tempo indagano sullo Ior, anche se non risulta sia in corso alcuna inchiesta specifica sul prestito vaticano alla Lux Vide.

La storia ha inizio nel gennaio 2013. Mancano pochi giorni al clamoroso annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI. La Lux Vide di Bernabei - che ha tra i suoi soci il produttore tunisino Tarak Ben Ammar - è specializzata in film e sceneggiati Tv su personaggi legati alla religione e ha bisogno di un sostegno finanziario. Sta infatti per scadere un prestito in obbligazioni convertibili sottoscritto tre anni prima da Intesa San Paolo. Bernabei, che vuole evitare di perdere il controllo della società, si rivolge all'entourage di Bertone. Lo Ior, in quel frangente ancora senza presidente ma guidato dal direttore Paolo Cipriani, avrebbe dunque sottoscritto un pacchetto di obbligazioni convertibili per un importo milionario.

Nelle settimane successive, dopo l'annuncio delle dimissioni, Papa Ratzinger conferma la commissione cardinalizia di vigilanza sullo Ior presieduta da Bertone e approva la nomina del muovo presidente della «banca vaticana», il tedesco Ernst von Freyberg. Il 13 marzo viene eletto Francesco, in giugno il Papa nomina una commissione d'inchiesta sullo Ior, i cui conti vengono vagliati dalla società di consulenza americana Promontory.

Si arriva così allo scorso dicembre, quando l'operazione Lux Vide viene sottoposta al board dello Ior e alla commissione cardinalizia, ancora per poche settimane presieduta da Bertone. I porporati decidono di disdire l’accordo con lo Ior: le obbligazioni vengono convertite in azioni - evidentemente questo era l'accordo sottoscritto - e cedute a titolo gratuito a una fondazione vicina alla Santa Sede, che diventa così titolare del 17% di Lux Vide. Costo in perdita dell'operazione, quindici milioni, usciti dalle casse dell'Istituto per le Opere di Religione.

Va ricordato che una simile operazione, del valore di 20 milioni di euro - con cessione di quote del capitale azionario o la sottoscrizione di obbligazioni - venne tentata da Bernabei attraverso l'amico Marco Simeon, allora capo della struttura Rai Vaticano, già alla fine del 2010. Il presidente dello Ior di quel tempo poi clamorosamente dimissionato, Ettore Gotti Tedeschi, che pure era un estimatore di Bernabei, si era opposto fermamente e aveva bloccato tutto. In un memorandum riservato, reso noto dal «Fatto Quotidiano», Gotti aveva scritto a Bertone: «il valore richiesto non è frutto di vere valutazioni di mercato».

Il prestito è andato invece in porto due anni dopo. «Non c'è nessun problema riguardo a questa operazione, effettuata con tutta regolarità» e approvata dagli organi preposti, ha dichiarato ieri il cardinale Bertone, assicurando che «non c'è alcuna rilevanza penale» nel suo comportamento e nell'intera operazione finanziaria. Resta la legittima domanda su come siano stati usati i soldi dell'Istituto in questi anni.


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