Papa Francesco al Mausoleo dello Yad Vashem
Radio Vaticana - Papa Francesco ha voluto rendere omaggio alle sei milioni di vittime dell’Olocausto, al Memoriale dello Yad Vashem. Ad accompagnarlo il presidente Peres ed il premier Netanyahu. Una cerimonia molto attesa dalla stampa israeliana caratterizzata da un silenzio carico di emozione nella Sala delle Rimembranze dove si erano recati anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. L’evento è stato scandito dalla lettura di uno scritto di una giovane ebrea rumena, morta di stenti insieme al suo piccolo in un lager, durante la Shoah, e sono stati ricordati anche i “Giusti delle Nazioni”, che hanno messo a repentaglio la loro vita per salvare quella degli ebrei, tra cui molti cattolici e religiosi. Da Gerusalemme, Roberto Piermarini: ascolta
Papa Francesco nella Sala delle Rimembranze ha alimentato la fiamma perenne che ricorda lo sterminio degli ebrei che si erge sulle scritte dei 21 Campi di concentramento nazisti. Aiutato da due giovani cattolici di espressione ebraica di Jaffa e Tel Aviv, ha deposto una corona di fiori bianchi e gialli sull’urna contenente le ceneri degli ebrei cremati ad Auschwitz. Quindi ha salutato sei sopravvissuti: tra loro un polacco cresciuto in una famiglia cattolica. Papa Francesco, visibilmente commosso, a ciascuno di loro ha baciato la mano. Nel suo discorso, dai toni biblici, Francesco ha ripreso la voce di Dio che dice ad Adamo: “Dove sei?”. In questo luogo, memoriale della Shoah, sentiamo risuonare questa domanda di Dio. In questa domanda c’è tutto il dolore del Padre che ha perso il figlio”. Quel grido “Dove sei?”, qui, di fronte alla tragedia incommensurabile dell’Olocausto, risuona come una voce che si perde in un abisso senza fondo:
“Uomo, chi sei? Non ti riconosco più. Chi sei, uomo? Chi sei diventato? Di quali orrore sei stato capace? Cosa ti ha fatto cadere così in basso? Chi ti ha contagiato la presunzione di impadronirti del bene e del male? Chi ti ha convinto che eri Dio? Non solo hai torturato e ucciso i tuoi fratelli, ma li hai offerti in sacrificio a te stesso, perché ti sei eretto a dio. Oggi torniamo ad ascoltare qui la voce di Dio: ‘Adamo, dove sei?’”.
Quindi la supplica al Signore affinchè ci salvi da questa mostruosità:
“Dacci la grazia di vergognarci di ciò che, come uomini, siamo stati capaci di fare, di vergognarci di questa massima idolatria, di aver disprezzato e distrutto la nostra carne, quella che tu impastasti dal fango, quella che tu vivificasti col tuo alito di vita. Mai più, Signore, mai più! 'Adamo, dove sei?'. Eccoci, Signore, con la vergogna di ciò che l’uomo, creato a tua immagine e somiglianza, è stato capace di fare. Ricordati di noi nella tua misericordia”.
Al termine della visita è stato offerto al Papa il quadro di un giovane ebreo polacco di 14 anni, morto nel Campo di sterminio di Auschwitz, che riproduce i sogni di libertà di un ragazzo che sognava un mondo nuovo.
Radio Vaticana - Papa Francesco ha voluto rendere omaggio alle sei milioni di vittime dell’Olocausto, al Memoriale dello Yad Vashem. Ad accompagnarlo il presidente Peres ed il premier Netanyahu. Una cerimonia molto attesa dalla stampa israeliana caratterizzata da un silenzio carico di emozione nella Sala delle Rimembranze dove si erano recati anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. L’evento è stato scandito dalla lettura di uno scritto di una giovane ebrea rumena, morta di stenti insieme al suo piccolo in un lager, durante la Shoah, e sono stati ricordati anche i “Giusti delle Nazioni”, che hanno messo a repentaglio la loro vita per salvare quella degli ebrei, tra cui molti cattolici e religiosi. Da Gerusalemme, Roberto Piermarini: ascolta
Papa Francesco nella Sala delle Rimembranze ha alimentato la fiamma perenne che ricorda lo sterminio degli ebrei che si erge sulle scritte dei 21 Campi di concentramento nazisti. Aiutato da due giovani cattolici di espressione ebraica di Jaffa e Tel Aviv, ha deposto una corona di fiori bianchi e gialli sull’urna contenente le ceneri degli ebrei cremati ad Auschwitz. Quindi ha salutato sei sopravvissuti: tra loro un polacco cresciuto in una famiglia cattolica. Papa Francesco, visibilmente commosso, a ciascuno di loro ha baciato la mano. Nel suo discorso, dai toni biblici, Francesco ha ripreso la voce di Dio che dice ad Adamo: “Dove sei?”. In questo luogo, memoriale della Shoah, sentiamo risuonare questa domanda di Dio. In questa domanda c’è tutto il dolore del Padre che ha perso il figlio”. Quel grido “Dove sei?”, qui, di fronte alla tragedia incommensurabile dell’Olocausto, risuona come una voce che si perde in un abisso senza fondo:
“Uomo, chi sei? Non ti riconosco più. Chi sei, uomo? Chi sei diventato? Di quali orrore sei stato capace? Cosa ti ha fatto cadere così in basso? Chi ti ha contagiato la presunzione di impadronirti del bene e del male? Chi ti ha convinto che eri Dio? Non solo hai torturato e ucciso i tuoi fratelli, ma li hai offerti in sacrificio a te stesso, perché ti sei eretto a dio. Oggi torniamo ad ascoltare qui la voce di Dio: ‘Adamo, dove sei?’”.
Quindi la supplica al Signore affinchè ci salvi da questa mostruosità:
“Dacci la grazia di vergognarci di ciò che, come uomini, siamo stati capaci di fare, di vergognarci di questa massima idolatria, di aver disprezzato e distrutto la nostra carne, quella che tu impastasti dal fango, quella che tu vivificasti col tuo alito di vita. Mai più, Signore, mai più! 'Adamo, dove sei?'. Eccoci, Signore, con la vergogna di ciò che l’uomo, creato a tua immagine e somiglianza, è stato capace di fare. Ricordati di noi nella tua misericordia”.
Al termine della visita è stato offerto al Papa il quadro di un giovane ebreo polacco di 14 anni, morto nel Campo di sterminio di Auschwitz, che riproduce i sogni di libertà di un ragazzo che sognava un mondo nuovo.
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