Il Corriere si occupa del “decreto per salvare Expo”, Repubblica annuncia che sulla “Tasi oggi si decide”, La Stampa si occupa della “nuova sanità: parti senza dolore e ticket più bassi”.
La campagna elettorale sta stufando. Ilvo Diamanti spiega, su Repubblica, che, in fondo, dovremmo essere grati agli anti euro (Fratelli d’Italia, Lega Nord, in parte, M5S) perché almeno fingono di prendere sul serio l’Europa. Speculano sulla delusione diffusa tra gli elettori, ma al sicuro dal rischio di dover fare sul serio perché anche gli italiani più critici non pensano affatto che noi si possa fare a meno dell’Europa e nemmeno della moneta unica.
Resta il valore del voto di domenica come sondaggio per le (eventuali) future “politiche”. Matteo Renzi pensa che 5 punti in più del Movimento 5 Stelle metterebbero al sicuro il suo governo e raccomanda agli elettori: “Non votate i buffoni! C’è chi scommette -aggiunge- sulla sconfitta dell’Italia, ma in piazza ha meno gente e prenderà meno voti”. Poi si appropria dello slogan grillino: #vinciamonoi. Intanto Alfano, per strappar voti al suo antico mentore, giura fedeltà al Governo e si spinge fino a promettere nuove ed efficaci norme anti corruzione. Tutto bene? Con l’ottimismo della volontà, dirà di sì. Tuttavia Il Fatto del lunedì oggi pubblica un’intervista inedita di Berlinguer, quando era impegnato per le Europee del 1984 : “dobbiamo portare in Europa l’immagine e la realtà di un Paese che non sia caratterizzato dalla P2, dalle tangenti, dall’evasione fiscale e dalla iniquità sociale”. 30 anni fa! Dobbiamo essercene dimenticati.
Questa volta la premiata ditta Grillo - Casaleggio non si limita a urlare e prova a rispondere. Buffone io? Come Chaplin, sbotta il Comico, spiegando che “oltre Hitler” ci sarebbe appunto Charlie Chaplin. Ho già replicato, via twitter, che Il Grande Dittatore, realizzato nel 1940, quando la guerra era scoppiata da poco e l’esito ancora incerto, non è affatto “oltre” ma “contro” Hitler, e contro Mussolini, e contro l’uso smodato, violento e demagogico della parola per turlupinare le masse. Intanto Casaleggio prova a spiegare che il Movimento questa volta fa sul serio, vuol vincere, costringere Napolitano ala dimissioni e formare un governo. “Abbiamo la squadra pronta”, dice il Guru. Il nuovo contratto con gli italiani, stasera con Grillo a Porta a Porta.
Quanto a Berlusconi, parla con un libro il suo ventriloquo Renato Brunetta: “Berlusconi deve cadere. Cronaca di un complotto”. Senza le trame del Quirinale, l’invidia della Merkel, il tradimento non solo di Fini ma anche di Tremonti - è questa la tesi- avremmo ancora un governo legittimo e saremmo più forti e rispettati “che pria!” (per dirla con Petrolini). Ma le panzane hanno gambe corte. Così Brunetta rivela “un faccia a faccia nel quale il titolare dell’Economia arrivò a chiedere al premier di “fare un passo indietro perché per l’Europa e i mercati il problema sei tu”. Questo alla vigilia del G20. Berlusconi avrebbe risposto: “La colpa è tua visto che sono tre anni che vai a sputtanarmi in giro per il mondo”». Già,tre anni ed è proprio di quei tre anni che lo storico Brunetta non parla. Trionfatore nelle elezioni del 2008, stanco della sua squadra, tragicamente preso da sè. Silvio contava di esercitarsi sulla scena internazionale e di legare il suo successo a Grande Opere (nucleare, Tav, ponte sullo stretto). Peccato che fosse appena scoppiata la Grande Crisi. Lui non capì, non volle neppure intendere. Trascorse la notte dell’elezione di Obama a vantarsi della durata delle sue erezioni con Patrizia D’Addario. Poi, quando tra Natale e Capodanno consulenti finanziari e cantori del libero mercato temevano ormai un tracollo globale dell’economia, il Nostro Statista si rinchiuse nella sua villa in Sardegna con Noemi Letizia e altri giovanissime amiche. A Tremonti che strizzava, la risposta era “abbonato assente. Per tre anni l’Italia è rimasta allo sbando, con un Premier preso dalle sue ossessioni, un governo diviso, una maggioranza appesa a Razzi e Scilipoti. Complotto?
Intanto in Libia un generale che fu amico di Gheddafi, che si è poi sganciato ma non tanto da poter giocare un ruolo dopo il tirannicidio, ha guidato le sue milizie contro il Parlamento. La chiama “operazione dignità”, vuol liberare la Libia dalle scorribande di gruppi più o meno islamici che terrorizzano e spadroneggiano. Avrebbe amici americani e egiziani, questo Khalifa Hiftar. Il mondo corre, noi guardiamo al passato.
La campagna elettorale sta stufando. Ilvo Diamanti spiega, su Repubblica, che, in fondo, dovremmo essere grati agli anti euro (Fratelli d’Italia, Lega Nord, in parte, M5S) perché almeno fingono di prendere sul serio l’Europa. Speculano sulla delusione diffusa tra gli elettori, ma al sicuro dal rischio di dover fare sul serio perché anche gli italiani più critici non pensano affatto che noi si possa fare a meno dell’Europa e nemmeno della moneta unica.
Resta il valore del voto di domenica come sondaggio per le (eventuali) future “politiche”. Matteo Renzi pensa che 5 punti in più del Movimento 5 Stelle metterebbero al sicuro il suo governo e raccomanda agli elettori: “Non votate i buffoni! C’è chi scommette -aggiunge- sulla sconfitta dell’Italia, ma in piazza ha meno gente e prenderà meno voti”. Poi si appropria dello slogan grillino: #vinciamonoi. Intanto Alfano, per strappar voti al suo antico mentore, giura fedeltà al Governo e si spinge fino a promettere nuove ed efficaci norme anti corruzione. Tutto bene? Con l’ottimismo della volontà, dirà di sì. Tuttavia Il Fatto del lunedì oggi pubblica un’intervista inedita di Berlinguer, quando era impegnato per le Europee del 1984 : “dobbiamo portare in Europa l’immagine e la realtà di un Paese che non sia caratterizzato dalla P2, dalle tangenti, dall’evasione fiscale e dalla iniquità sociale”. 30 anni fa! Dobbiamo essercene dimenticati.
Questa volta la premiata ditta Grillo - Casaleggio non si limita a urlare e prova a rispondere. Buffone io? Come Chaplin, sbotta il Comico, spiegando che “oltre Hitler” ci sarebbe appunto Charlie Chaplin. Ho già replicato, via twitter, che Il Grande Dittatore, realizzato nel 1940, quando la guerra era scoppiata da poco e l’esito ancora incerto, non è affatto “oltre” ma “contro” Hitler, e contro Mussolini, e contro l’uso smodato, violento e demagogico della parola per turlupinare le masse. Intanto Casaleggio prova a spiegare che il Movimento questa volta fa sul serio, vuol vincere, costringere Napolitano ala dimissioni e formare un governo. “Abbiamo la squadra pronta”, dice il Guru. Il nuovo contratto con gli italiani, stasera con Grillo a Porta a Porta.
Quanto a Berlusconi, parla con un libro il suo ventriloquo Renato Brunetta: “Berlusconi deve cadere. Cronaca di un complotto”. Senza le trame del Quirinale, l’invidia della Merkel, il tradimento non solo di Fini ma anche di Tremonti - è questa la tesi- avremmo ancora un governo legittimo e saremmo più forti e rispettati “che pria!” (per dirla con Petrolini). Ma le panzane hanno gambe corte. Così Brunetta rivela “un faccia a faccia nel quale il titolare dell’Economia arrivò a chiedere al premier di “fare un passo indietro perché per l’Europa e i mercati il problema sei tu”. Questo alla vigilia del G20. Berlusconi avrebbe risposto: “La colpa è tua visto che sono tre anni che vai a sputtanarmi in giro per il mondo”». Già,tre anni ed è proprio di quei tre anni che lo storico Brunetta non parla. Trionfatore nelle elezioni del 2008, stanco della sua squadra, tragicamente preso da sè. Silvio contava di esercitarsi sulla scena internazionale e di legare il suo successo a Grande Opere (nucleare, Tav, ponte sullo stretto). Peccato che fosse appena scoppiata la Grande Crisi. Lui non capì, non volle neppure intendere. Trascorse la notte dell’elezione di Obama a vantarsi della durata delle sue erezioni con Patrizia D’Addario. Poi, quando tra Natale e Capodanno consulenti finanziari e cantori del libero mercato temevano ormai un tracollo globale dell’economia, il Nostro Statista si rinchiuse nella sua villa in Sardegna con Noemi Letizia e altri giovanissime amiche. A Tremonti che strizzava, la risposta era “abbonato assente. Per tre anni l’Italia è rimasta allo sbando, con un Premier preso dalle sue ossessioni, un governo diviso, una maggioranza appesa a Razzi e Scilipoti. Complotto?
Intanto in Libia un generale che fu amico di Gheddafi, che si è poi sganciato ma non tanto da poter giocare un ruolo dopo il tirannicidio, ha guidato le sue milizie contro il Parlamento. La chiama “operazione dignità”, vuol liberare la Libia dalle scorribande di gruppi più o meno islamici che terrorizzano e spadroneggiano. Avrebbe amici americani e egiziani, questo Khalifa Hiftar. Il mondo corre, noi guardiamo al passato.
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