Amnesty International: un memorandum sui diritti umani per il semestre di presidenza italiano dell’Unione Europea
Quante sfide si presentano all’Europa in tema di diritti umani? Tante, e ce lo conferma la cronaca presente, quella degli sbarchi sulle coste italiane per esempio, sempre più drammatica e che annuncia un futuro molto complesso. Ma ci sono anche questioni passate mai risolte che aspettano ancora risposte.
Il semestre di presidenza italiano dell’unione Europea, che partirà il prossimo 1 luglio, diventa allora l’occasione per rilanciare proposte e anzi lanciare una sfida al governo, con un memorandum che chiede “un nuovo approccio ai diritti umani, con particolare riguardo all'urgente necessita’ di porre i diritti di migranti, rifugiati e richiedenti asilo
al primo posto nelle politiche e prassi dell’Unione europea in tema d’immigrazione e asilo, a salvaguardia della vita e della dignita’ umana”.
L’avvio della presidenza italiana coincide col rinnovamento delle principali istituzioni dell’Ue: c’è un nuovo parlamento e ci sarà una nuova commissione. L’occasione, dunque, è particolarmente propizia, spiega il presidente di Amnesty International, Antonio Marchesi. L’unione Europea ha vinto il premio Nobel, è ora che ci siano atti che la rendano fiera davvero di questo riconoscimento. E allora si parte dalla migrazione: che leadership vuole dare l’UE definito “l’unico vero melting pot del pianeta”, a questo dramma quotidiano, che linea vuole tracciare? Per ora si è assistito solo a quella della chiusura con la costruzione virtuale di un vero e proprio muro, spiega il direttore Gianni Ruffini, con respingimenti che vengono attuati sistematicamente nell’Atlantico o nelle sue vicinanze – quindi dalle autorità spagnole - e nel Mediterraneo orientale, da parte della Grecia. “La frontiera marina è una frontiera tra la vita e la morte”, aggiunge, “con un bilancio di morti spaventoso”.
Ma il memorandum fa riferimento ad altre questioni di diritti umani tra le quali:
* combattere la discriminazione, in particolare quella che colpisce le minoranze;
* tutelare i diritti delle donne;
* porre fine alla tortura (e si ricorda che l’Italia non ha nel suo codice un reato di tortura);
* fermare i trasferimenti internazionali di equipaggiamenti utilizzati per violare i diritti umani;
* accertare le responsabilita’ europee nelle operazioni di detenzione segreta e rendition condotte dalla Cia nello scorso decennio.
I più recenti casi di cronaca, la morte di Riccardo Magherini o il caso Uva, rimangono impantanati nella cultura della difesa a priori delle forze dell’ordine, quando ci sono all’interno della polizia organismi di rappresentanza di molti agenti che non sono neppure loro d’accordo . E da quanto accadde a Genova nel 2001, le definizione di una legge contro la tortura sembra solo allontanarsi nel nostro ordinamento.
Per questo, in occasione della giornata internazionale contro la tortura, il 26 giugno, Amnesty Italia annuncerà la preparazione di una grande mobilitazione nazionale per il 6 ottobre a Roma , per chiedere alla polizia diritti umani e trasparenza.
di Mimosa Martini
L’avvio della presidenza italiana coincide col rinnovamento delle principali istituzioni dell’Ue: c’è un nuovo parlamento e ci sarà una nuova commissione. L’occasione, dunque, è particolarmente propizia, spiega il presidente di Amnesty International, Antonio Marchesi. L’unione Europea ha vinto il premio Nobel, è ora che ci siano atti che la rendano fiera davvero di questo riconoscimento. E allora si parte dalla migrazione: che leadership vuole dare l’UE definito “l’unico vero melting pot del pianeta”, a questo dramma quotidiano, che linea vuole tracciare? Per ora si è assistito solo a quella della chiusura con la costruzione virtuale di un vero e proprio muro, spiega il direttore Gianni Ruffini, con respingimenti che vengono attuati sistematicamente nell’Atlantico o nelle sue vicinanze – quindi dalle autorità spagnole - e nel Mediterraneo orientale, da parte della Grecia. “La frontiera marina è una frontiera tra la vita e la morte”, aggiunge, “con un bilancio di morti spaventoso”.
Ma il memorandum fa riferimento ad altre questioni di diritti umani tra le quali:
* combattere la discriminazione, in particolare quella che colpisce le minoranze;
* tutelare i diritti delle donne;
* porre fine alla tortura (e si ricorda che l’Italia non ha nel suo codice un reato di tortura);
* fermare i trasferimenti internazionali di equipaggiamenti utilizzati per violare i diritti umani;
* accertare le responsabilita’ europee nelle operazioni di detenzione segreta e rendition condotte dalla Cia nello scorso decennio.
I più recenti casi di cronaca, la morte di Riccardo Magherini o il caso Uva, rimangono impantanati nella cultura della difesa a priori delle forze dell’ordine, quando ci sono all’interno della polizia organismi di rappresentanza di molti agenti che non sono neppure loro d’accordo . E da quanto accadde a Genova nel 2001, le definizione di una legge contro la tortura sembra solo allontanarsi nel nostro ordinamento.
Per questo, in occasione della giornata internazionale contro la tortura, il 26 giugno, Amnesty Italia annuncerà la preparazione di una grande mobilitazione nazionale per il 6 ottobre a Roma , per chiedere alla polizia diritti umani e trasparenza.
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