Ministro dell'Energia russo prosegue i negoziati con l'Ucraina
Radio Vaticana - Nell’est dell’Ucraina ancora bombardamenti e spari: a Sloviansk, a Mariupol, una delle principali città della regione di Donetsk, e a Lugansk, dove sono stati sospesi i voli. Intanto, dal trilaterale Ue-Mosca-Kiev ancora non è emerso nessun accordo tra Russia ed Ucraina sul prezzo del gas acquistato da Kiev e sul rimborso del debito per le forniture energetiche. I negoziati proseguono stasera e domani a Bruxelles: lo conferma il commissario europeo per l'Energia, Oettinger, sottolineando che, oltre al prezzo del gas, si discute del SouthStream, il nuovo gasdotto che dall’Azerbaijan porterà gas in Europa. Il servizio di Fausta Speranza: ascolta
Vogliamo un prezzo equo e di mercato: così il ministro dell'Energia ucraino Prodan che ritiene inaccettabile il meccanismo di calcolo del prezzo proposto da Gazprom. Dall’altra parte, l’omologo russo Novak che chiede 1 miliardo e 47 milioni di dollari, per fatture del 2013, e 500 milioni di dollari per le prime consegne 2014. Sullo sfondo ma neanche poi tanto, la questione Southstream, il gasdotto che dovrebbe portare gas all’Europa byapassando l’Ucraina. La parte russa ha definito una decisione "puramente politica" quella presa proprio ieri dal governo bulgaro di bloccare la costruzione del tratto sul suo territorio per il quale partecipa la societa' russa Stroitransgaz, sanzionata dagli Usa. Ma soprattutto a Bruxelles i russi hanno sottolineato che "le azioni della Commissione europea sul SouthStream sono direttamente legate alla crisi in Ucraina".
Ma bisogna dire che l’Europa sta puntando a un altro gasdotto che assicurerà 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno ai suoi Paesi del Mediterraneo creando un’alternativa alla dipendenza energetica da Mosca. Si tratta del corridoio che parte dall’Azerbaijan, Paese sul mar Caspio di ingenti riserve di petrolio e gas, e che nell’ultimo tratto che interessa l’Italia si chiama Tap, transadriatic pipeline. Vede la partecipazione diretta di 9 compagnie petrolifere europee. Dopo un lungo processo, la firma finale c’è stata a dicembre, poco prima dello scoppio della crisi ucraina. Fausta Speranza ha incontrato a Baku, capitale dell’Azerbaijan, Tamam Bayatly, responsabile comunicazione del progetto: ascolta
R. – Azerbaijan is getting through… L’Azerbaijan attraverso il gasdotto Southern corridor sta entrando direttamente nel mercato crescente del gas. Venderà, secondo gli accordi, 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno: di questi, sei miliardi sono destinati al mercato turco (oltre a quelli già in distribuzione) e il resto alla Grecia, all’Albania, in parte alla Bulgaria e poi, destinazione finale, all’Italia. E’ stato già firmato un accordo con nove compagnie europee. E’ davvero un grande progetto, con grandi potenzialità per il futuro. Introdurrà, tra l’altro, strutture modulabili che partiranno dal terminal di Baku lungo l’Azerbaijan fino alla Turchia e all’Europa. Queste strutture possono essere facilmente espandibili e dunque possono essere potenziate facilmente in futuro. Si tratta di un investimento di circa 8 miliardi di dollari, per costruire due piattaforme per i nuovi gasdotti di più di 540 chilometri; l’espansione del primo terminal e l’espansione del gasdotto nuovo. La firma di tutto il progetto c’è stata il 17 dicembre 2013. Fin dall’inizio il progetto è stato appoggiato dall’Unione Europea, la Commissione Europea è stata in parte alla guida di questo progetto. Con l’appoggio dei vari governi. Il governo azero ha negoziato e ha discusso con il governo turco per molti anni e questo ha portato ad una serie di accordi. E’ un processo davvero complesso.
D. – La Russia non dovrebbe essere felice di questo legame diretto tra Europa e Azerbaijan?
R. – Southern corridor is just a new source...
Il corridoio sud è semplicemente una nuova fonte per il mercato europeo, una nuova risorsa. Significa avere fonti diversificate per il mercato europeo. E’ poca cosa in più per la crescita del mercato turco, ma il fatto che le fonti e le risorse che riforniscono il mercato europeo si siano diversificate è sempre un bene. E’ sempre una cosa positiva avere fonti diversificate su cui poter contare, che si possono usare e di cui beneficiare.
Radio Vaticana - Nell’est dell’Ucraina ancora bombardamenti e spari: a Sloviansk, a Mariupol, una delle principali città della regione di Donetsk, e a Lugansk, dove sono stati sospesi i voli. Intanto, dal trilaterale Ue-Mosca-Kiev ancora non è emerso nessun accordo tra Russia ed Ucraina sul prezzo del gas acquistato da Kiev e sul rimborso del debito per le forniture energetiche. I negoziati proseguono stasera e domani a Bruxelles: lo conferma il commissario europeo per l'Energia, Oettinger, sottolineando che, oltre al prezzo del gas, si discute del SouthStream, il nuovo gasdotto che dall’Azerbaijan porterà gas in Europa. Il servizio di Fausta Speranza: ascolta
Vogliamo un prezzo equo e di mercato: così il ministro dell'Energia ucraino Prodan che ritiene inaccettabile il meccanismo di calcolo del prezzo proposto da Gazprom. Dall’altra parte, l’omologo russo Novak che chiede 1 miliardo e 47 milioni di dollari, per fatture del 2013, e 500 milioni di dollari per le prime consegne 2014. Sullo sfondo ma neanche poi tanto, la questione Southstream, il gasdotto che dovrebbe portare gas all’Europa byapassando l’Ucraina. La parte russa ha definito una decisione "puramente politica" quella presa proprio ieri dal governo bulgaro di bloccare la costruzione del tratto sul suo territorio per il quale partecipa la societa' russa Stroitransgaz, sanzionata dagli Usa. Ma soprattutto a Bruxelles i russi hanno sottolineato che "le azioni della Commissione europea sul SouthStream sono direttamente legate alla crisi in Ucraina".
Ma bisogna dire che l’Europa sta puntando a un altro gasdotto che assicurerà 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno ai suoi Paesi del Mediterraneo creando un’alternativa alla dipendenza energetica da Mosca. Si tratta del corridoio che parte dall’Azerbaijan, Paese sul mar Caspio di ingenti riserve di petrolio e gas, e che nell’ultimo tratto che interessa l’Italia si chiama Tap, transadriatic pipeline. Vede la partecipazione diretta di 9 compagnie petrolifere europee. Dopo un lungo processo, la firma finale c’è stata a dicembre, poco prima dello scoppio della crisi ucraina. Fausta Speranza ha incontrato a Baku, capitale dell’Azerbaijan, Tamam Bayatly, responsabile comunicazione del progetto: ascolta
R. – Azerbaijan is getting through… L’Azerbaijan attraverso il gasdotto Southern corridor sta entrando direttamente nel mercato crescente del gas. Venderà, secondo gli accordi, 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno: di questi, sei miliardi sono destinati al mercato turco (oltre a quelli già in distribuzione) e il resto alla Grecia, all’Albania, in parte alla Bulgaria e poi, destinazione finale, all’Italia. E’ stato già firmato un accordo con nove compagnie europee. E’ davvero un grande progetto, con grandi potenzialità per il futuro. Introdurrà, tra l’altro, strutture modulabili che partiranno dal terminal di Baku lungo l’Azerbaijan fino alla Turchia e all’Europa. Queste strutture possono essere facilmente espandibili e dunque possono essere potenziate facilmente in futuro. Si tratta di un investimento di circa 8 miliardi di dollari, per costruire due piattaforme per i nuovi gasdotti di più di 540 chilometri; l’espansione del primo terminal e l’espansione del gasdotto nuovo. La firma di tutto il progetto c’è stata il 17 dicembre 2013. Fin dall’inizio il progetto è stato appoggiato dall’Unione Europea, la Commissione Europea è stata in parte alla guida di questo progetto. Con l’appoggio dei vari governi. Il governo azero ha negoziato e ha discusso con il governo turco per molti anni e questo ha portato ad una serie di accordi. E’ un processo davvero complesso.
D. – La Russia non dovrebbe essere felice di questo legame diretto tra Europa e Azerbaijan?
R. – Southern corridor is just a new source...
Il corridoio sud è semplicemente una nuova fonte per il mercato europeo, una nuova risorsa. Significa avere fonti diversificate per il mercato europeo. E’ poca cosa in più per la crescita del mercato turco, ma il fatto che le fonti e le risorse che riforniscono il mercato europeo si siano diversificate è sempre un bene. E’ sempre una cosa positiva avere fonti diversificate su cui poter contare, che si possono usare e di cui beneficiare.
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