In esclusiva, per LPL News24, l’intervista a Goran Kuzminac poco prima del suo concerto alla Casella di Castegnato - Brescia.
di Emanuela Biancardi
Nato a pochi chilometri da Belgrado, dall’età di sei anni vive in Italia. E l’assapora l’Italia, percorrendola in lungo e in largo attraverso le tappe dei suoi concerti.
Ha un nome che, trent’anni fa quando cominciavamo ad ascoltare le sue canzoni, sembrava impronunciabile. C’era sempre qualcuno, di quelli che sanno tutto, pronto a suggerire: “Ma dai, è semplice. Lo si legge così come è scritto!”. Già. Ma il problema era dove piazzare l’accento (sulla u oppure sulla i di Kuzminac?). Così si finiva per chiamarlo “Goran, quello dell’Aria fresca”, facile riferimento al pezzo che tutte le radio libere mandavano prima e dopo i pasti, come cura e cioè “Stasera l’aria è fresca”. Ottima terapia la musica di Goran. Grande successo per un brano che divenne un vero e proprio, sano, tormentone. Il suo primo album esce solo due anni dopo quel 45 giri. Era “Ehi ci stai”, prodotto da Shel Shapiro. A seguire “Prove di volo”, fino ai fortunati Q Disc a fianco di Ron, Ivan Graziani, Marco Ferradini, Mario Castelnuovo e relativi Q Concert. Il mini album fu il progetto dell’allora direttore della RCA: costo minore rispetto ad un LP e la possibilità di entrare, a pieno diritto, nelle classifiche dei 33 giri nonostante i soli quattro brani contenuti.
Alla fine degli anni 70 la passione per la musica spinge Kuzminac ad affinare una tecnica, fino ad allora sconosciuta in Italia, scoperta per caso grazie a un militare americano incontrato un giorno su un treno. “Col finger-style sembrava che due chitarre stessero suonando contemporaneamente - ricorda Kuzminac - eppure a quel militare avevo dato in mano la mia chitarra, l’unica cha avevo con me… Mi impegnai parecchio per imparare e perfezionare quella tecnica…”.
Goran Kuzminac ha continuato a cantare e incidere dischi (17 all’attivo) dopo una scelta di indipendenza che gli ha permesso di diversificare la sua attività artistica (dalla grafica alla musica da film, dalla musicoterapia alla video produzione…). Oggi organizza seminari nelle scuole, è specializzato in ingegneria del suono, produce video musicali e continua, come detto, a scrivere canzoni e a tenere concerti. L’ultimo suo album nasce dalla collaborazione con Stefano Raffaelli e il suo Quartetto Jazz. Kuzminac sottolinea ridendo: “Sai che ti dico? Io spero che questo disco non abbia successo! E’ il primo album dove canto solamente … cioè lascio la chitarra da parte. Ve lo immaginate? La prima volta che non suono… se ha successo mi sparo!”. Segue una risata sonora. Poi continua: “Sono rimasto affascinato dalla bravura e dagli arrangiamenti di Stefano Raffaelli. Sono convinto che funzionerà e regalerà le giuste emozioni.
Ora vi invitiamo ad ascoltare l’intervista qui a fianco e a visitare il sito ufficiale www.gorankuzminac.it per poter acquistare i suoi album, accedere direttamente al suo blog (dove lui stesso tiene brevi lezioni di finger-style) e per conoscere la date dei suoi concerti. Perché assistere ad un concerto di Goran Kuzminac è come respirare di nuovo “l’aria fresca della Musica”.
Nato a pochi chilometri da Belgrado, dall’età di sei anni vive in Italia. E l’assapora l’Italia, percorrendola in lungo e in largo attraverso le tappe dei suoi concerti.
Ha un nome che, trent’anni fa quando cominciavamo ad ascoltare le sue canzoni, sembrava impronunciabile. C’era sempre qualcuno, di quelli che sanno tutto, pronto a suggerire: “Ma dai, è semplice. Lo si legge così come è scritto!”. Già. Ma il problema era dove piazzare l’accento (sulla u oppure sulla i di Kuzminac?). Così si finiva per chiamarlo “Goran, quello dell’Aria fresca”, facile riferimento al pezzo che tutte le radio libere mandavano prima e dopo i pasti, come cura e cioè “Stasera l’aria è fresca”. Ottima terapia la musica di Goran. Grande successo per un brano che divenne un vero e proprio, sano, tormentone. Il suo primo album esce solo due anni dopo quel 45 giri. Era “Ehi ci stai”, prodotto da Shel Shapiro. A seguire “Prove di volo”, fino ai fortunati Q Disc a fianco di Ron, Ivan Graziani, Marco Ferradini, Mario Castelnuovo e relativi Q Concert. Il mini album fu il progetto dell’allora direttore della RCA: costo minore rispetto ad un LP e la possibilità di entrare, a pieno diritto, nelle classifiche dei 33 giri nonostante i soli quattro brani contenuti.
Alla fine degli anni 70 la passione per la musica spinge Kuzminac ad affinare una tecnica, fino ad allora sconosciuta in Italia, scoperta per caso grazie a un militare americano incontrato un giorno su un treno. “Col finger-style sembrava che due chitarre stessero suonando contemporaneamente - ricorda Kuzminac - eppure a quel militare avevo dato in mano la mia chitarra, l’unica cha avevo con me… Mi impegnai parecchio per imparare e perfezionare quella tecnica…”.
Ora vi invitiamo ad ascoltare l’intervista qui a fianco e a visitare il sito ufficiale www.gorankuzminac.it per poter acquistare i suoi album, accedere direttamente al suo blog (dove lui stesso tiene brevi lezioni di finger-style) e per conoscere la date dei suoi concerti. Perché assistere ad un concerto di Goran Kuzminac è come respirare di nuovo “l’aria fresca della Musica”.
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