sabato, giugno 07, 2014
La pace imbocca la strada della preghiera, per prendersi una pausa dalla politica e restituire la speranza.

di Elisabetta Lo Iacono

È questo, in estrema sintesi, il senso dell'incontro convocato per il tardo pomeriggio di domenica da papa Francesco in Vaticano e al quale parteciperanno il presidente israeliano Shimon Peres e quello palestinese Mahmoud Abbas, alla presenza del Patriarca ecumenico Bartolomeo. Un incontro storico, attorno al quale si addensano aspettative che, seppur non potranno trovare immediata risposta, rappresentano comunque il viatico per la ricerca di una convivenza pacifica da tanto auspicata.

L'incontro fa seguito alla recente visita di papa Francesco in Terra Santa, con l'invito ai presidenti dei due stati "contendenti" di ritrovarsi su un terreno neutrale - come la casa del papa - per un momento di preghiera. I dettagli dell'iniziativa sono stati presentati stamani dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede p. Federico Lombardi e dal francescano p. Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa. La giornata non sarà occasione di preghiera interreligiosa, bensì una invocazione per la pace che verrà elevata da cristiani, ebrei e musulmani.

"Non si tratta di un atto liturgico - ha tenuto a precisare p. Pizzaballa - ovvero non si pregherà assieme ma si starà insieme per pregare". Un gesto altamente significativo per elevare una "invocazione a Dio - ha aggiunto il custode di Terra Santa - perché offra il suo aiuto per essere tutti costruttori di pace nei rispettivi contesti". La politica sarà completamente estranea a questo momento il cui scopo è quello di alzare lo sguardo oltre l'operato politico, elevando le preghiere delle comunità ebraica, cristiana e musulmana al di sopra del cielo vaticano, per farne una corale invocazione alla pace.

Il programma della giornata prevede l'arrivo dei due presidenti in Vaticano, prima Peres e poi Abbas, rispettivamente per le 18.15 e 18.30, con l'ingresso dalla Porta del Perugino attigua alla residenza di Santa Marta dove il papa li riceverà e si intratterrà per un brevissimo colloquio. A papa Francesco e ai presidenti Peres e Abbas, si unirà quindi il Patriarca ecumenico Bartolomeo per il trasferimento in auto nei Gardini vaticani dove si terrà l'incontro, nel triangolo verde posto tra la Casina Pio IV e i Musei vaticani. Uno spazio costeggiato su due lati da due alti siepi, con affaccio verso i Musei vaticani e vista sulla cupola di San Pietro. È qui che Francesco e Bartolomeo prenderanno posto al vertice di questo spazio mentre le delegazioni dei due stati si disporranno sui lati.

La celebrazione, il cui inizio è previsto per le 19, vedrà un'introduzione musicale e quindi i tre momenti di preghiera della comunità ebraica, di quella cristiana e quindi di quella musulmana con le singole preghiere - ringraziamento, richiesta di perdono e invocazione alla pace - alternate da brevi passaggi musicali. Al termine di questo momento di preghiera, l'invocazione di pace di papa Francesco che inviterà quindi i presidenti Peres e Abbas a fare lo stesso. A quel punto ci sarà un altro gesto fortemente simbolico: Francesco, Peres, Abbas e Bartolomeo si scambieranno una stretta di mano come eloquente gesto di fratellanza, dopo di che sarà piantato un ulivo, traccia visibile di un desiderio e di un impegno di pace. Il momento pubblico, trasmesso in mondovisione con le riprese del Centro Televisivo Vaticano, sarà seguito da un incontro privato nella Casina Pio IV, al termine del quale i due presidenti lasceranno il Vaticano mentre il Santo Padre e il Patriarca rientreranno a Santa Marta.

Un evento che non ha precedenti così come strutturato ma che sboccia su un percorso di dialogo e di riconciliazione che parte da lontano, basti citare gli incontri interreligiosi di Assisi inaugurati il 27 ottobre del 1986 da san Giovanni Paolo II e proseguiti da papa Benedetto XVI, così come l'incontro con i rappresentanti delle altre religioni in occasione del Giubileo. La grande attesa per l'evento non deve però creare facili aspettative, è la raccomandazione di p. Pizzaballa, come a dire che non ci si può attendere che da questo evento scoppi d'improvviso la pace ma, semmai, da questa invocazione può rafforzarsi quello sguardo capace di gettarsi con fiducia e buona volontà anche sulle strade che sembrano irrimediabilmente chiuse o compromesse.

Dunque lo sguardo della speranza e della buona volontà che tutti si aspettano e che, c'è da augurarsi, arrivi a pervadere anche la politica per una soluzione definitiva a questo conflitto. Un augurio da ritrovare nelle parole pronunciate da san Giovanni Paolo II durante la visita pastorale ad Assisi in quell'ottobre del 1986 e che risuonano estremamente attuali e calzanti all'incontro di domenica: "insieme abbiamo riempito i nostri sguardi con visioni di pace: esse sprigionano energie per un nuovo linguaggio di pace, per nuovi gesti di pace, gesti che spezzeranno le catene fatali delle divisioni ereditate dalla storia o generate dalle moderne ideologie".


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