mercoledì, giugno 25, 2014
Con Maleficent la Disney tenta un’ardua missione: ricostruire il prologo di una fiaba che ci è stata restituita solo a posteriori. Va infatti alla ricerca della causa primigenia che ha innescato l’odio della strega, poi sfociato nel crudele sortilegio ai danni della principessa Aurora. 

di Francesca Filippi 

Una Malefica che non ti aspetteresti. Nell’immaginario comune è assimilata a una strega crudele e spietata ma la Disney rovescia la sua immagine consuetudinaria per costruirne una nuova, che prende le distanze dal personaggio che eravamo abituati a conoscere. Malefica non perde di mordente, ma acquista una sfumatura più materna e diventa una sorta di eroina romantica, tradita da chi amava, dilaniata da conflitti interiori e in bilico tra il desiderio di vendetta e la volontà di riconciliazione .

La storia della Bella Addormentata? La conosciamo tutti a memoria: c’era una volta una principessa che si punse con un fuso maledetto e cadde in un sonno eterno- solo il bacio del vero amore avrebbe potuto risvegliarla. Ma tranquilli, questa non è la fiaba di Aurora, tanto bella quanto passiva, anche se non per sua volontà. La Disney spodesta la sfortunata protagonista dallo scranno per puntare ora i riflettori sulla sua antagonista, Malefica, interpretata nel film da una seducente Angelina Jolie in versione dark-chic. In un look gotico, ma senza eccessi, la diva hollywoodiana si cala nelle vesti della cattiva per eccellenza: una strega tanto temibile quanto intrigante, dalle labbra scarlatte, le movenze sinuose e lo sguardo ammaliatore- una vera vamp del ventunesimo secolo.

Ancora una volta, l’industria cinematografica più amata dai bambini sfodera la sua carta vincente e segna un punto a suo favore: fruga tra le fiabe più celebri delle tradizione letteraria occidentale e le rimette a nuovo ma senza stravolgerle. Con Maleficent preparatevi innanzitutto ad assistere a dei cambiamenti dal punto di vista diegetico e a livello di gerarchia interna dei ruoli: con Aurora ridotta esclusivamente a una presenza marginale, vediamo Malefica attestarsi prepotentemente come vera protagonista della vicenda. La pellicola propone una rilettura innovativa del personaggio: si va a scavare nell’infanzia di Malefica, quando era tale solo di nome ma non ancora di fatto, e si risale al traumatico momento in cui venne indotta a una sofferta metamorfosi da creatura del bene a creatura del male.

Un film introspettivo, dunque, incentrato sui conflitti interiori che assillano Malefica, ma al tempo stesso irriverente, in cui risultano perfettamente calibrati momenti di riflessione e passaggi comici . Si ritaglia infatti uno spazio per i personaggi più amati della storia, resi caricaturali per raddoppiarne la vis comica: non mancano i cammei delle tre fatine madri, imbranatissime e in perenne contrasto tra di loro, becere e inconcludenti, e un quanto mai improbabile Principe Filippo, efebico e impacciato, che ha in comune con il suo alter-ego d’animazione solo il bianco destriero.

Maleficent si configura inoltre come un film di contrasti , soprattutto di genere, che schiera un uomo corrotto dalla bramosia di potere contro una donna resa dura e inespugnabile da un sentimento ferito. Una pellicola che riavvolge il nastro, torna indietro nel tempo e getta la luce per la prima volta sul passato di una delle più famigerate cattive dell’universo fiabesco e ce la mostra sotto una nuova prospettiva: una fata atipica, superiore alle altre per forza e determinazione, viene eletta guardiana del suo mondo nonostante la sua giovane età. Ma la sua iniziale severità andrà presto affievolendosi in seguito all’incontro con Stefano, un ragazzino che è riuscito a introdursi di soppiatto nell’antro incantato: tra i due nascerà una forte amicizia che si trasformerà in amore negli anni adolescenziali. Tuttavia, il divario tra i due, che sembrava colmato, li renderà presto incompatibili: il mondo degli umani dichiarerà guerra a quello delle creature magiche. Malefica guiderà la resistenza contro l’esercito degli uomini e nella lotta si scaglierà contro il re, ferendolo a morte. Da questo momento in poi, l’armonia tra i due regni verrà inesorabilmente spezzata e i due mondi, prima comunicanti, saranno ora separati da una barriera invalicabile- un muro di spine eretto per impedire le infiltrazioni del nemico.

E la diffidenza soppianta l’amore.

In questo clima di caos, Malefica sarà tradita da qualcuno in cui aveva riposto tutta la sua fiducia: da quest’oltraggio prenderà forma il suo desiderio di vendetta.

In conclusione, Maleficent è una fiaba moderna, in cui il confine fra bene e male non è mai così netto. In questo contesto dove domina l’incertezza, i personaggi non possono essere monolitici: il ritratto problematico di Malefica determina la sua concretezza, la sua vicinanza al mondo reale, ed è questa la vera innovazione della pellicola disneyana. Estrapolata dalla forma in cui siamo soliti vederla, e di cui pirandellianamente anche lei stessa fatica a liberarsi, Malefica rivela la contraddittorietà e la complessa bellezza della mente femminile, eternamente divisa fra ragione e sentimento.


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