Dovrebbe correre da Eilat al Golan il muro che il premier israeliano Netanyahu giura essere necessario per difendere Israele dall’avanzata islamista. La Valle del Giordano resterà nelle mani di Tel Aviv.
NenaNews - Un altro muro, stavolta a est, da Eilat a Majdal Shams, per proteggere Israele dall’avanzata islamista dell’Isil. Di questo c’è bisogno, stando alle parole del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che teme la marcia dell’emirato islamico anche nella confinante Giordania: da lì, il passo verso i Territori occupati è breve. Golan, Cisgiordania e Negev sono a rischio e, ovviamente, con lo spettro dell’infiltrazione qaedista Tel Aviv potrebbe riuscire ad annettere la tanto agognata Valle del Giordano, il “confine di sicurezza di Israele” a detta di Natanyahu.
A diffondere le parole del premier israeliano è stata l‘Ansa, seguita da Media Line. L’Associated Press, invece, non parla di muro ma di “presenza militare a lungo termine” in Cisgiordania e soprattutto nella Valle del Giordano, lasciando sottintendere che la monarchia hashemita di Amman potrebbe cadere sotto i colpi dell’Isil e che quindi ”dobbiamo essere in grado di fermare il terrorismo e il fondamentalismo che ci può raggiungere da est sulla linea Giordano, e non nei sobborghi di Tel Aviv”.
Non solo barriere, però, ma soprattutto cooperazione regionale: anche questa strategia, secondo Netanyahu, potrebbe aiutare a combattere l’avanzata qaedista. Dall’Egitto – con il quale Israele ha appena concluso un accordo per la fornitura di gas dal bacino del Leviathan – alla Giordania – “che deve essere appoggiata” – fino al “combattivo popolo curdo, che ha dato prova di moderazione politica e che ha diritto a un’indipendenza politica”.
Quanto ai palestinesi, che a quanto pare non meritano l’indipendenza come i curdi, Netanyahu ha un progetto anche per loro: una Palestina “smilitarizzata”, con una zona compresa fra il territorio israeliano e la valle del Giordano che dovrà restare ”per un lungo periodo sotto la supervisione militare diretta di Israele”. Un furto di terra e risorse che però Netanyahu ha nascosto dietro un paragone storico che risulta quantomeno inappropriato: l’occupazione di terre palestinesi, secondo il premier israeliano, non contrasterebbe infatti con il principio di sovranità nazionale “così come la sovranità della Germania non è stata menomata dalla presenza sul suo suolo di forze Usa”.
NenaNews - Un altro muro, stavolta a est, da Eilat a Majdal Shams, per proteggere Israele dall’avanzata islamista dell’Isil. Di questo c’è bisogno, stando alle parole del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che teme la marcia dell’emirato islamico anche nella confinante Giordania: da lì, il passo verso i Territori occupati è breve. Golan, Cisgiordania e Negev sono a rischio e, ovviamente, con lo spettro dell’infiltrazione qaedista Tel Aviv potrebbe riuscire ad annettere la tanto agognata Valle del Giordano, il “confine di sicurezza di Israele” a detta di Natanyahu.
A diffondere le parole del premier israeliano è stata l‘Ansa, seguita da Media Line. L’Associated Press, invece, non parla di muro ma di “presenza militare a lungo termine” in Cisgiordania e soprattutto nella Valle del Giordano, lasciando sottintendere che la monarchia hashemita di Amman potrebbe cadere sotto i colpi dell’Isil e che quindi ”dobbiamo essere in grado di fermare il terrorismo e il fondamentalismo che ci può raggiungere da est sulla linea Giordano, e non nei sobborghi di Tel Aviv”.
Non solo barriere, però, ma soprattutto cooperazione regionale: anche questa strategia, secondo Netanyahu, potrebbe aiutare a combattere l’avanzata qaedista. Dall’Egitto – con il quale Israele ha appena concluso un accordo per la fornitura di gas dal bacino del Leviathan – alla Giordania – “che deve essere appoggiata” – fino al “combattivo popolo curdo, che ha dato prova di moderazione politica e che ha diritto a un’indipendenza politica”.
Quanto ai palestinesi, che a quanto pare non meritano l’indipendenza come i curdi, Netanyahu ha un progetto anche per loro: una Palestina “smilitarizzata”, con una zona compresa fra il territorio israeliano e la valle del Giordano che dovrà restare ”per un lungo periodo sotto la supervisione militare diretta di Israele”. Un furto di terra e risorse che però Netanyahu ha nascosto dietro un paragone storico che risulta quantomeno inappropriato: l’occupazione di terre palestinesi, secondo il premier israeliano, non contrasterebbe infatti con il principio di sovranità nazionale “così come la sovranità della Germania non è stata menomata dalla presenza sul suo suolo di forze Usa”.
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