Qualcosa subito, concreto e duraturo: ecco ciò che vogliono i cittadini. Dopo gli 80 euro dati senza averli (pochi, benedetti e quasi subito) Renzi rilancia e allunga l’arco temporale del governo. Adesso, infatti, sono 1000 i giorni occorrenti.
"De Docta Ignorantia" di Danilo Stefani
Non più una riforma al mese; si può procedere con più calma, con più realismo. In fondo sono appena tre gli anni che occorrono per rilanciare l’Italia. Abbiamo aspettato per decenni, cosa volete che siano tre anni. Così, per dire, sono trascorsi appena due anni e mezzo da quando i nostri due fucilieri di Marina sono trattenuti e sballottati in India. Eppure, per le nostre massime Istituzioni, sembra ieri. E da ieri a oggi, tre governi si sono coperti di un ridicolo che somiglia all’umiliazione. C’è tutto il tempo e la condizione per ammalarsi o prendersi un accidenti; e Massimiliano Latorre è stato colpito da ischemia cerebrale. Pronta e via: la ministro Pinotti è schizzata in India con un carrello di coccole governative e con il compito di aggiornarci sulle condizioni reali dello sfortunato marò.
Dicevamo, cosa volete che siano tre anni? Passano in fretta ma si può fare molto: tolte le festività, quattro o cinque alluvioni, l’ostruzionismo parlamentare, una maggioranza risicata, il risultato delle prossime elezioni, e l’inginocchiarsi all’Europa (oltre che all’India), che cos’altro potrebbe far rallentare il lavoro di Renzi, la ruota della sfortuna?
“Oggi è il giorno zero” dice il premier. Parte l’ennesimo countdown della speranza.
E dire che a Napoleone, per arrivare all’epilogo di Waterloo, erano bastati appena 100 giorni. Lui, l’Imperatore, disse che dopo Waterloo avrebbe dormito a Bruxelles.
Noi - che abbiamo a disposizione la tecnologia per seguire anche i governi – faremo pennichelle su Twitter, aspettando che Renzi e Alfano si sveglino a Bruxelles.
"De Docta Ignorantia" di Danilo Stefani
Non più una riforma al mese; si può procedere con più calma, con più realismo. In fondo sono appena tre gli anni che occorrono per rilanciare l’Italia. Abbiamo aspettato per decenni, cosa volete che siano tre anni. Così, per dire, sono trascorsi appena due anni e mezzo da quando i nostri due fucilieri di Marina sono trattenuti e sballottati in India. Eppure, per le nostre massime Istituzioni, sembra ieri. E da ieri a oggi, tre governi si sono coperti di un ridicolo che somiglia all’umiliazione. C’è tutto il tempo e la condizione per ammalarsi o prendersi un accidenti; e Massimiliano Latorre è stato colpito da ischemia cerebrale. Pronta e via: la ministro Pinotti è schizzata in India con un carrello di coccole governative e con il compito di aggiornarci sulle condizioni reali dello sfortunato marò.
Dicevamo, cosa volete che siano tre anni? Passano in fretta ma si può fare molto: tolte le festività, quattro o cinque alluvioni, l’ostruzionismo parlamentare, una maggioranza risicata, il risultato delle prossime elezioni, e l’inginocchiarsi all’Europa (oltre che all’India), che cos’altro potrebbe far rallentare il lavoro di Renzi, la ruota della sfortuna?
“Oggi è il giorno zero” dice il premier. Parte l’ennesimo countdown della speranza.
E dire che a Napoleone, per arrivare all’epilogo di Waterloo, erano bastati appena 100 giorni. Lui, l’Imperatore, disse che dopo Waterloo avrebbe dormito a Bruxelles.
Noi - che abbiamo a disposizione la tecnologia per seguire anche i governi – faremo pennichelle su Twitter, aspettando che Renzi e Alfano si sveglino a Bruxelles.
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