martedì, settembre 02, 2014
In Iraq, continua l’avanzata delle forze regolari, delle milizie sciite e dei peshmerga curdi, che hanno strappato nuove posizioni al sedicente Stato Islamico. Restano critiche, tuttavia, la situazione di sicurezza e quella umanitaria, e l’Onu ha annunciato l’invio di una commissione d’inchiesta sui crimini contro l’umanità commessi dai jihadisti. Ci aggiorna Davide Maggiore: ascolta  

Radio Vaticana - L’ultima roccaforte dei fondamentalisti a cadere è stata Suleiman Beg, a poca distanza dalla città di Amerli, abitata da turcomanni di confessione sciita e liberata due giorni fa dopo un assedio di due mesi. All’operazione avrebbero preso parte, secondo varie testimonianze, anche consiglieri militari iraniani. Fondamentale anche il contributo statunitense: sono ormai più di 120 i raid compiuti dall’8 agosto e tra pochi giorni proprio il segretario di Stato Usa John Kerry sarà nella regione per promuovere una coalizione contro i jihadisti. Nel Paese resta però alto l’allarme dal punto di vista della sicurezza: la stessa capitale Baghdad è stata bersaglio di due autobombe che hanno provocato almeno 18 morti: questi si aggiungono agli oltre 1400 uccisi ad agosto, secondo l’Onu. E proprio il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite parla di “atti di una disumanità inimmaginabile” attribuiti ai fondamentalisti: su queste accuse indagherà la missione che l’organismo ha deciso all’unanimità di inviare in Iraq. E mentre è enorme anche il numero dei profughi – oltre 600 mila – Amnesty International denuncia “una campagna di pulizia etnica” portata avanti dai fondamentalisti nei territori sotto il loro controllo.

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