Scongiurato il pericolo del primo caso di Ebola in Italia. Dalle analisi risulta che la 42enne non ha contratto il virus che si sta diffondendo in Nigeria, Liberia, Guinea e Sierra Leone.
La paziente nigeriana di 42 anni ricoverata ad Ancona per un sospetto caso di Ebola è affetta da malaria. Lo confermano le analisi effettuate nell'Ospedale di Torrette. Lo rende noto la Direzione sanitaria degli ospedali Riuniti. Ma per escludere la presenza nel sangue del virus Ebola è atteso l'esito dei test in corso allo Spallanzani di Roma, evidenziano i sanitari. La donna aveva febbre alta, dolori muscolari, nausea e vomito e proveniva da uno dei Paesi a rischio, la Nigeria.
Stefano Vella, direttore del dipartimento farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss): “È altamente improbabile che il virus si diffonda in Italia, grazie alle nostre condizioni igieniche sanitarie”, e aggiunge: “I sintomi dell’Ebola sono comuni a molte altre malattie”. Quindi per verificare che si tratti realmente del virus bisognerà valutare cosa le persone che presentano i sintomi abbiano fatto e con quali soggetti siano entrati in contatto nei paesi in cui la malattia si è diffusa; bisognerà “ricostruire il viaggio e le attività svolte, perché questa epidemia si diffonde venendo a contatto direttamente con i malati o con i cadaveri”.
La paziente nigeriana di 42 anni ricoverata ad Ancona per un sospetto caso di Ebola è affetta da malaria. Lo confermano le analisi effettuate nell'Ospedale di Torrette. Lo rende noto la Direzione sanitaria degli ospedali Riuniti. Ma per escludere la presenza nel sangue del virus Ebola è atteso l'esito dei test in corso allo Spallanzani di Roma, evidenziano i sanitari. La donna aveva febbre alta, dolori muscolari, nausea e vomito e proveniva da uno dei Paesi a rischio, la Nigeria.
Stefano Vella, direttore del dipartimento farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss): “È altamente improbabile che il virus si diffonda in Italia, grazie alle nostre condizioni igieniche sanitarie”, e aggiunge: “I sintomi dell’Ebola sono comuni a molte altre malattie”. Quindi per verificare che si tratti realmente del virus bisognerà valutare cosa le persone che presentano i sintomi abbiano fatto e con quali soggetti siano entrati in contatto nei paesi in cui la malattia si è diffusa; bisognerà “ricostruire il viaggio e le attività svolte, perché questa epidemia si diffonde venendo a contatto direttamente con i malati o con i cadaveri”.
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