Si intitola Nella libertà la verità. Lettura francescana della filosofia occidentale (Edizioni Messaggero Padova, 2014) la nuova opera del filosofo Orlando Todisco, frate minore conventuale, docente di Storia della filosofia e Filosofia francescana alla Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” Seraphicum di Roma.
Dopo un’apprezzata esplorazione della prospettiva filosofico-teologica francescana, Orlando Todisco si sofferma qui sul primato della ragione, con cui la filosofia è sorta e si è affermata, ne discute le implicazioni e ne prospetta il trascendimento attraverso il primato della libertà, titolo di vanto della Scuola francescana.
L’assunto generale è che con l’età contemporanea la ragione pare risolversi in pura calcolabilità, il cui trascendimento può aver luogo – secondo l’autore - proponendo di subordinare la ragione alla libertà, nell’assunto che l’uomo è razionale perché libero, non libero perché razionale. È un’interpretazione singolare della filosofia, realizzata in dieci capitoli, con un capitolo d’apertura che mette in luce il primato e la forza sorgiva della ragione, e i successivi nove capitoli dedicati i primi tre alla definizione e configurazione della grammatica di lettura francescana della filosofia; i successivi tre alla rilettura della filosofia moderna e gli ultimi tre alla problematizzazione della filosofia contemporanea. Un discorso che, soprattutto negli ambienti di formazione francescana, aiuta a un ripensamento complessivo dell’avventura filosofica occidentale.
È evidente la dissociazione in atto tra sapere, operare, sentire e amare, dovuto alla crescente specializzazione dei saperi e all’impossibilità di rivendicarne il controllo. Mentre un tempo si sognava più di quanto si potesse, oggi si sogna meno di quanto si possa.
L’autore ritiene che quest’epilogo è la risultante del primato della razionalità, sicché ogni settore o aspetto del reale ha diritto in quanto razionale alla sua massima espansione, confermando l’idea soggiacente, secondo cui l’essere è diritto-a-essere, secondo la propria logica e le proprie virtualità. La cascata di conseguenze è significativa. Infatti, alla luce dell’essere come diritto-a-essere, si comprende a livello sociale la rivendicazione dei diritti soggettivi e civili, a livello epistemologico la rigorizzazione dei saperi; a livello antropologico la risoluzione dell’identità soggettiva nell’identità procedurale, nel senso che, più che protagonista, l’uomo è funzionario di ruoli specifici nel quadro della crescente organizzazione scientifico-tecnica della vita.
Ora, la consapevolezza che tale razionalità ha assunto una configurazione propriamente sistemica induce a chiedersi dove metter le mani; o meglio, quel punto che renda conto dell’attuale esplosione dei saperi, operando sul quale tentare una loro auspicata riarmonizzazione. L’autore è persuaso che la forza, che ha dato luogo alla frammentazione specialistica dei saperi e alle principali forme organizzative della vita comunitaria – dunque esplosiva e coesiva insieme - è costituita dalla diffusa persuasione che il reale è perché razionale e si impone solo – o meglio si apprezza solo – se e in quanto razionale.
È su questa forza, che qualifica la plurisecolare storia occidentale, che l’autore propone di intervenire, invitando a considerare la razionalità del mondo in altro modo e cioè non più come sostanza delle cose, ma come traduzione di un fondo di libertà e dunque di un senso che colui che ha voluto ciò che avrebbe potuto non volere ha inteso realizzare e trasmettere.
“Noi vogliamo tornare alle cose stesse”: prima che di Husserl questo proposito è di Francesco d’Assisi. Anzi, chi si forma all’ombra del Cantico delle creature non si ferma a Husserl, ma, attraverso Husserl, va oltre Husserl. Se Husserl considera la coscienza trascendentale quale spazio di ogni fenomeno, il francescano problematizza la stessa coscienza trascendentale, in nome e grazie alla libertà, fonte sorgiva di ogni fenomeno, compresa la stessa coscienza. Inoltre, si è indotti a pensare che quanto è accaduto non esaurisce l’area del possibile, anzi il possibile va rapportato all’impossibile, al punto che non solo si deve volere ciò che si può, ma anche osare ciò che si vuole, inoltrandosi nell’area dell’impossibile-per-noi.
A tale scopo occorre riandare al rapporto dialogale finito-infinito che, se nella modernità a causa del primato della razionalità porta o all’infinitizzazione del finito o alla finitizzazione dell’infinito, nell’ottica francescana tale rapporto conserva l’alterità e insieme sollecita la comunione con colui per il quale nulla è impossibile, in nome e a conferma del primato della libertà. Il che comporta per un verso lo smascheramento delle immagini del Dio conservatore, con cui per lo più si sostiene l’intangibilità di certe acquisizioni con il conseguente primato dell’attuale sul possibile, e per l’altro la difesa della libertà creativa come volto supremo di Dio e sorgente originaria di tutto ciò che è. Nel quadro di tale libertà si legittima sia il primato del possibile sull’attuale e sia l’eventuale versione del possibile come traduzione dell’impossibile, sostenendo gli arditi e auspicando inedite prospettive esistenziali.
Dio non è un geometra, né l’essere è diritto-a-essere o essenzialmente neutro, lì da sempre. Si tratta non di modificare la logica del pensare, ma di ampliarne lo spettro, vedendo le stesse cose in un altro orizzonte, segnato dalla libertà progettuale. E allora, se l’interrogativo di fondo riguarda la forza coesiva in grado di riarmonizzare i saperi in vista dell’innalzamento della qualità della vita comunitaria, l’autore inclina a identificare tale forza coesiva con la libertà creativa di segno oblativo. Il che comporta la necessità di rimuovere il peso (la storia) che ci schiaccia sul passato o ci immobilizza nel presente (Nietzsche).
Il mondo cambierà se e quando saremo in grado di immaginare nuove forme di convivenza, sotto l’impulso creativo della libertà, che è possibile mortificare non però cancellare, perché privilegiato luogo di verità.
Orlando Todisco è autore di numerose pubblicazioni, tra le quali: “Lo stupore della ragione. Il pensare francescano e la filosofia moderna” (Padova, Messaggero 2003, II ed. 2008); “Il dono dell’essere. Sentieri inesplorati del medioevo francescano” (ivi, 2006); “La libertà fondamento della verità. Ermeneutica francescana del pensare occidentale” (ivi, 2008); “La libertà creativa. La modernità del pensare francescano” (ivi 2010).
Dopo un’apprezzata esplorazione della prospettiva filosofico-teologica francescana, Orlando Todisco si sofferma qui sul primato della ragione, con cui la filosofia è sorta e si è affermata, ne discute le implicazioni e ne prospetta il trascendimento attraverso il primato della libertà, titolo di vanto della Scuola francescana.
L’assunto generale è che con l’età contemporanea la ragione pare risolversi in pura calcolabilità, il cui trascendimento può aver luogo – secondo l’autore - proponendo di subordinare la ragione alla libertà, nell’assunto che l’uomo è razionale perché libero, non libero perché razionale. È un’interpretazione singolare della filosofia, realizzata in dieci capitoli, con un capitolo d’apertura che mette in luce il primato e la forza sorgiva della ragione, e i successivi nove capitoli dedicati i primi tre alla definizione e configurazione della grammatica di lettura francescana della filosofia; i successivi tre alla rilettura della filosofia moderna e gli ultimi tre alla problematizzazione della filosofia contemporanea. Un discorso che, soprattutto negli ambienti di formazione francescana, aiuta a un ripensamento complessivo dell’avventura filosofica occidentale.
È evidente la dissociazione in atto tra sapere, operare, sentire e amare, dovuto alla crescente specializzazione dei saperi e all’impossibilità di rivendicarne il controllo. Mentre un tempo si sognava più di quanto si potesse, oggi si sogna meno di quanto si possa.
L’autore ritiene che quest’epilogo è la risultante del primato della razionalità, sicché ogni settore o aspetto del reale ha diritto in quanto razionale alla sua massima espansione, confermando l’idea soggiacente, secondo cui l’essere è diritto-a-essere, secondo la propria logica e le proprie virtualità. La cascata di conseguenze è significativa. Infatti, alla luce dell’essere come diritto-a-essere, si comprende a livello sociale la rivendicazione dei diritti soggettivi e civili, a livello epistemologico la rigorizzazione dei saperi; a livello antropologico la risoluzione dell’identità soggettiva nell’identità procedurale, nel senso che, più che protagonista, l’uomo è funzionario di ruoli specifici nel quadro della crescente organizzazione scientifico-tecnica della vita.
Ora, la consapevolezza che tale razionalità ha assunto una configurazione propriamente sistemica induce a chiedersi dove metter le mani; o meglio, quel punto che renda conto dell’attuale esplosione dei saperi, operando sul quale tentare una loro auspicata riarmonizzazione. L’autore è persuaso che la forza, che ha dato luogo alla frammentazione specialistica dei saperi e alle principali forme organizzative della vita comunitaria – dunque esplosiva e coesiva insieme - è costituita dalla diffusa persuasione che il reale è perché razionale e si impone solo – o meglio si apprezza solo – se e in quanto razionale.
È su questa forza, che qualifica la plurisecolare storia occidentale, che l’autore propone di intervenire, invitando a considerare la razionalità del mondo in altro modo e cioè non più come sostanza delle cose, ma come traduzione di un fondo di libertà e dunque di un senso che colui che ha voluto ciò che avrebbe potuto non volere ha inteso realizzare e trasmettere.
“Noi vogliamo tornare alle cose stesse”: prima che di Husserl questo proposito è di Francesco d’Assisi. Anzi, chi si forma all’ombra del Cantico delle creature non si ferma a Husserl, ma, attraverso Husserl, va oltre Husserl. Se Husserl considera la coscienza trascendentale quale spazio di ogni fenomeno, il francescano problematizza la stessa coscienza trascendentale, in nome e grazie alla libertà, fonte sorgiva di ogni fenomeno, compresa la stessa coscienza. Inoltre, si è indotti a pensare che quanto è accaduto non esaurisce l’area del possibile, anzi il possibile va rapportato all’impossibile, al punto che non solo si deve volere ciò che si può, ma anche osare ciò che si vuole, inoltrandosi nell’area dell’impossibile-per-noi.
A tale scopo occorre riandare al rapporto dialogale finito-infinito che, se nella modernità a causa del primato della razionalità porta o all’infinitizzazione del finito o alla finitizzazione dell’infinito, nell’ottica francescana tale rapporto conserva l’alterità e insieme sollecita la comunione con colui per il quale nulla è impossibile, in nome e a conferma del primato della libertà. Il che comporta per un verso lo smascheramento delle immagini del Dio conservatore, con cui per lo più si sostiene l’intangibilità di certe acquisizioni con il conseguente primato dell’attuale sul possibile, e per l’altro la difesa della libertà creativa come volto supremo di Dio e sorgente originaria di tutto ciò che è. Nel quadro di tale libertà si legittima sia il primato del possibile sull’attuale e sia l’eventuale versione del possibile come traduzione dell’impossibile, sostenendo gli arditi e auspicando inedite prospettive esistenziali.
Dio non è un geometra, né l’essere è diritto-a-essere o essenzialmente neutro, lì da sempre. Si tratta non di modificare la logica del pensare, ma di ampliarne lo spettro, vedendo le stesse cose in un altro orizzonte, segnato dalla libertà progettuale. E allora, se l’interrogativo di fondo riguarda la forza coesiva in grado di riarmonizzare i saperi in vista dell’innalzamento della qualità della vita comunitaria, l’autore inclina a identificare tale forza coesiva con la libertà creativa di segno oblativo. Il che comporta la necessità di rimuovere il peso (la storia) che ci schiaccia sul passato o ci immobilizza nel presente (Nietzsche).
Il mondo cambierà se e quando saremo in grado di immaginare nuove forme di convivenza, sotto l’impulso creativo della libertà, che è possibile mortificare non però cancellare, perché privilegiato luogo di verità.
Orlando Todisco è autore di numerose pubblicazioni, tra le quali: “Lo stupore della ragione. Il pensare francescano e la filosofia moderna” (Padova, Messaggero 2003, II ed. 2008); “Il dono dell’essere. Sentieri inesplorati del medioevo francescano” (ivi, 2006); “La libertà fondamento della verità. Ermeneutica francescana del pensare occidentale” (ivi, 2008); “La libertà creativa. La modernità del pensare francescano” (ivi 2010).
la Redazione
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