giovedì, settembre 11, 2014
Non se ne puo' più dei casi di omicidio insoluti: perché riaperti, o mai chiusi perché sempre aperti.

"De Docta Ignorantia" di Danilo Stefani  

Questo orrendo crimine, l'omicidio, assomiglia in Italia a una commedia di successo con tante repliche. E infatti è la tv che ne trae giovamento. I plastici di Vespa, le varie trasmissioni serali e pomeridiane con l'ausilio di tanti esperti; è un minestrone dell'horror da portare a casa e gustarsi in salotto.

Chiara Poggi, Marco Pantani, Meredith Kercher, Yara Gambirasio: alcuni dei nomi che gridano giustizia. Eppure siamo fermi ai pedali della bici di Alberto Stasi, alle incongruenze spaventose delle indagini condotte sul caso Pantani, all'arresto di Bossetti (definito “colpevole” al momento dell'arresto dal nostro ministro dell'Interno) ma contro il quale non si riescono a trovare prove schiaccianti, all'omicidio di Perugia, per il quale Raffaele Sollecito e Amanda Knox sono stati condannati, poi assolti e poi ricondannati: per i due ex fidanzatini si aspetta la cassazione per avere una risposta definitiva, confortata magari dagli elastici delle mutande anziché dai ganci del reggiseno.

In tutto questo - ma non soltanto in questo, e non ci pare poco - il presidente del Consiglio cerca la riforma della Giustizia cominciando dalle ferie dei magistrati e alle loro retribuzioni. “Sarebbe una riforma punitiva” replicano le toghe.

Visto che premi da distribuire non ce ne sono, ma solo carbone da tenere nelle pieghe della toga, Renzi dovrebbe pensare alla qualità e alla speditezza della Giustizia (sia penale che civile) e alla responsabilità civile dei magistrati.

Invece siamo, al solito, alle battute di spirito in contro replica del Matteo guascone e gustatore.

Occhio però: anche nelle urne si può trovare il carbone, e senza ricorrere al Gressom di C.S.I.


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