mercoledì, ottobre 01, 2014
La Rivoluzione degli Ombrelli riceve oggi nuova linfa dalla libertà di molti di potervi partecipare data la giornata festiva.  

Misna - I manifestanti che a decine di migliaia hanno sfidato nella notte una tempesta tropicale, si sono in parte dispersi in mattinata ma sono nuovamente apparsi nel pomeriggio e in queste ore la folla sta addensandosi nella Piazza della Libertà, presso il Palazzo del governo e nei viali adiacenti, ma va anche partecipando a una strategia che l leader hanno segnalato prevederà d’ora in avanti tre concentramenti, relativamente vicini per evitare una dispersione che si teme potrebbe favorire un’operazione di sgombero della polizia. Admiralty, Causeway Bay Mong Kok diventano così il nuovo teatro dela sfida a Pechino dopo che il parlamento cinese ha rifiutato, il 31 agosto, di concedere il suffragio universale per i cinque milioni di elettori locali e associata alla libera scelta dei candidati.

Un alzabandiera in tono dimesso, quello che alle 8 di mattina in Bauhinia Square ha salutato il 65° anniversario della nascita della Repubblica popolare cinese.

Oltre alle autorità e a gruppi di sostenitori del governo locale, vi erano anche alcune centinaia di giovani guidati dal leader studentesco Joshua Wong. Vestiti di nero e con nastri gialli diventati il simbolo della richiesta di suffragio universale, hanno voltato le spalle alla bandiera cinese incrociando le mani sopa la testa. Difficile dire se per loro più un funerale dell’autonomia di Hong Kong garantita dai trattati e dalla costituzione locale, oppure di un’amministrazione locale squalificata dal ripetuto sostegno alle tesi di Pechino e dall’avere ordinato una repressione che ha più di ogni direttiva politica o pressione ideologica coalizzato la cittadinanza attorno al movimento studentesco e agli attivisti di Occupy Central.

Altrove, uno dei capi di Occupy, Chan Kin-man, ha chiesto scusa tra i singhiozzi alla popolazione che vive nei luoghi della protesta e chiesto agli attivisti di non uscire dai siti designati, ma di aprire “corridoi umanitari” per ambulanze e mezzi di soccorso da delimitare con barriere mobili

Mentre si attende che la protesta raggiunga stasera le sue dimensioni massime finora, voci ricorrenti parlano di pressioni della autorità sulle folte comunità immigrate affinché evitino gli assembramenti. Contro di essi non sarebbero presi provvedimenti restrittivi, a meno che non dimostrassero un’adesione aperta alle manifestazioni, ma rischiano che venga rivista la loro posizione legale nel territorio.

Pechino ha sostanzialmente ignoratole vicende di Hong Kong, anche se il Grande Firewall cinese non riesce del tutto a contenere le informazioni e le immagini della protesta. AI media è stato lascito il compito di condannare iniziative accusate di danneggiare l’economia della regione autonoma, ma nessun spazio è lasciato alle ragioni dei manifestanti. Gruppi di attivisti hanno segnalato che una ventina di dissidenti sono stati arrestati nella metropoli meridionale di Guangzhou (Canton) per avere espresso sostegno alla protesta e altri 60 sarebbero sotto interrogatorio.

Oggi sono previste in 30 città del mondo manifestazioni di sostegno ai manifestanti e soprattutto di richiesta a Pechino di non autorizzare uno soluzione di forza.

Moderazione ha chiesto ancora una volta il presidente taiwanese Ma Ying-jeou. Una repressione a Hong Kong riporterebbe indietro di anni i rapporti tra Taipei e Pechino, che il governo cinese vorrebbe avviati verso una soluzione “un paese, due sistemi”, come quella applicata a Hong Kong.

Mentre si attende l’annunciata convocazione per colloqui dell’ambasciatore cinese a Londra annunciata dal vice-premier Nick Clegg, governi tedesco, australiano, canadese e ancora una volta gli Usa, hanno invitato Pechino alla moderazione davanti a legittime richieste di democrazia.


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