Andrò in Turchia col desiderio di superare “gli ostacoli” che ancora ci separano dagli ortodossi. È quanto ha espresso Papa Francesco ricevendo in udienza i membri dell’“Orientale Lumen Foundation in America”. Senza “rinnovamento interiore”, ha osservato il Papa, non è possibile “un vero dialogo ecumenico”. Il servizio di Alessandro De Carolis: ascolta
Radio Vaticana - Tra poco più di un mese, la strada del dialogo cattolico-ortodosso fisserà sul calendario una nuova data-evento. Ancora un volta un incontro, un abbraccio, annullerà fisicamente per qualche istante quella distanza che esiste e resiste da un millennio e che, dal Vaticano II in qua, viene considerata in costante riduzione. Il 30 novembre a Istanbul, il Patriarca di Costantinopoli e il Vescovo di Roma saranno ancora una volta di fronte all’altro e Papa Francesco rivela i suoi sentimenti in vista di quell’incontro. Ai membri dell’“Orientale Lumen – Fondazione americana che porta il nome della Lettera Apostolica che Giovanni Paolo II pubblicò il 2 maggio del ’95, dedicandola proprio all’unità con i cristiani d’Oriente – il Papa confida e affida, attraverso la preghiera, le sue aspettative:
“La visita del vescovo di Roma al Patriarcato Ecumenico ed il nuovo incontro tra il Patriarca Bartolomeo e la mia persona saranno segni del profondo legame che unisce le sedi di Roma e di Costantinopoli e del desiderio di superare, nell’amore e nella verità, gli ostacoli che ancora ci separano”.
Ai membri della Fondazione, guidati in questi giorni di pellegrinaggio romano dal metropolita ortodosso di Diokeia, Kàllistos, Papa Francesco ricorda che il valore spirituale alla base di ogni itinerario geografico ispirato dalla fede è il “rinnovamento interiore”:
“Queste dimensioni sono assolutamente essenziali per procedere anche lungo la strada che porta alla riconciliazione e alla piena comunione tra tutti i credenti in Cristo. Non vi è un vero dialogo ecumenico senza la disponibilità ad un rinnovamento interiore e alla ricerca di una maggiore fedeltà a Cristo e alla sua volontà”.
Un pellegrinaggio, prosegue Papa Francesco, che vuole fare memoria di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. L’esempio di questi due Santi, afferma, “è sicuramente illuminante per tutti noi, perché essi hanno sempre testimoniato un’ardente passione per l’unità dei cristiani”:
“Tra le tante cose che si potrebbero menzionare, che San Giovanni XXIII, nel momento in cui annunciò la convocazione del Concilio Vaticano II, indicò tra le finalità proprio l’unità dei cristiani, e che San Giovanni Paolo II ha dato un notevole impulso all’impegno ecumenico della Chiesa cattolica con la sua Lettera enciclica Ut Unum Sint”.
Al termine dell’udienza, Papa Francesco ha chiesto di pregare per lui, affinché per l’intercessione di suoi due Santi predecessori, possa svolgere il ministero di vescovo di Roma “al servizio della comunione e dell’unità della Chiesa, seguendo in tutto la volontà del Signore”.
Radio Vaticana - Tra poco più di un mese, la strada del dialogo cattolico-ortodosso fisserà sul calendario una nuova data-evento. Ancora un volta un incontro, un abbraccio, annullerà fisicamente per qualche istante quella distanza che esiste e resiste da un millennio e che, dal Vaticano II in qua, viene considerata in costante riduzione. Il 30 novembre a Istanbul, il Patriarca di Costantinopoli e il Vescovo di Roma saranno ancora una volta di fronte all’altro e Papa Francesco rivela i suoi sentimenti in vista di quell’incontro. Ai membri dell’“Orientale Lumen – Fondazione americana che porta il nome della Lettera Apostolica che Giovanni Paolo II pubblicò il 2 maggio del ’95, dedicandola proprio all’unità con i cristiani d’Oriente – il Papa confida e affida, attraverso la preghiera, le sue aspettative:
“La visita del vescovo di Roma al Patriarcato Ecumenico ed il nuovo incontro tra il Patriarca Bartolomeo e la mia persona saranno segni del profondo legame che unisce le sedi di Roma e di Costantinopoli e del desiderio di superare, nell’amore e nella verità, gli ostacoli che ancora ci separano”.
Ai membri della Fondazione, guidati in questi giorni di pellegrinaggio romano dal metropolita ortodosso di Diokeia, Kàllistos, Papa Francesco ricorda che il valore spirituale alla base di ogni itinerario geografico ispirato dalla fede è il “rinnovamento interiore”:
“Queste dimensioni sono assolutamente essenziali per procedere anche lungo la strada che porta alla riconciliazione e alla piena comunione tra tutti i credenti in Cristo. Non vi è un vero dialogo ecumenico senza la disponibilità ad un rinnovamento interiore e alla ricerca di una maggiore fedeltà a Cristo e alla sua volontà”.
Un pellegrinaggio, prosegue Papa Francesco, che vuole fare memoria di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. L’esempio di questi due Santi, afferma, “è sicuramente illuminante per tutti noi, perché essi hanno sempre testimoniato un’ardente passione per l’unità dei cristiani”:
“Tra le tante cose che si potrebbero menzionare, che San Giovanni XXIII, nel momento in cui annunciò la convocazione del Concilio Vaticano II, indicò tra le finalità proprio l’unità dei cristiani, e che San Giovanni Paolo II ha dato un notevole impulso all’impegno ecumenico della Chiesa cattolica con la sua Lettera enciclica Ut Unum Sint”.
Al termine dell’udienza, Papa Francesco ha chiesto di pregare per lui, affinché per l’intercessione di suoi due Santi predecessori, possa svolgere il ministero di vescovo di Roma “al servizio della comunione e dell’unità della Chiesa, seguendo in tutto la volontà del Signore”.
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