Forze nuove in arrivo a Kobane contro gli insorti dello Stato Islamico, che il mese scorso hanno lanciato un assedio terza località curda della Siria, situata nella provincia settentrionale di Aleppo.
Misna - ‘Al Jazeera’ ha riferito del prossimo trasferimento a Kobane di un’ottantina di combattenti iracheni peshmerga in provenienza dal Kurdistan iracheno, arrivati all’aeroporto di Sanliurfa a bordo di un aereo della Turkish Airlines e ora raggruppati in un luogo segreto a Suruc, nel sud della Turchia, non lontano dal confine con la Siria. Secondo alcune fonti di stampa occidentali, questo primo gruppo sarebbe già entrato in territorio siriano e si troverebbe già alle porte di Kobane. Un altro convoglio di 70 uomini e armi pesanti sarebbe ora in transito al posto di frontiera di Habur, tra Iraq e Turchia, accolto in modo trionfale dalla popolazione curda turca.
La scorsa settimana le autorità di Ankara hanno confermato la propria disponibilità ad “autorizzare” e “partecipare” al transito sul proprio territorio di combattenti curdi iracheni pronti a difendere Kobane.
Ancora in forse al momento la presenza a Kobane di combattenti dell’Esercito siriano libero (Esl), nucleo iniziale della ribellione in lotta da più di tre anni contro il regime del presidente Bashar Al Asssar, costituito per lo più da soldati, ufficiali e generali disertori raggiunti da civili che hanno preso le armi. Circa 150 uomini sarebbero arrivati nella città curda siriana in provenienza dal valico di frontiera turco di Mursitpinar, a bordo di otto veicoli. Lo ha riferito l’agenzia di stampa pro-curda Firat, ma finora la notizia non è stata ufficialmente confermata. L’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh) ha segnalato il dispiegamento a Kobane di una “cinquantina” di esponenti dell’Esl. Il governo di Ankara, che da tempo sostiene l’Esercito siriano libero, vede ancora nella caduta di Assad l’unica soluzione alla crisi in atto nel paese vicino.
Intanto gli insorti dello Stato Islamico hanno causato la morte di 30 persone – tra cui custodi e miliziani pro-governativi – in un attacco contro il campo petrolifero di al Chaer nella località di Homs, al centro del paese. Lo stesso campo petrolifero, ubicato nei pressi del sito archeologico di Palmyre, è già stato il teatro di un’accanita battaglia lo scorso luglio. L’esercito siriano ne aveva ripreso il controllo scontrandosi contro gli insorti al termine di combattimenti conclusi con 270 vittime. Le risorse in petrolio e gas, sia in Siria che in Iraq, rappresentano un’ingente fonte di finanziamento per lo Stato Islamico.
Misna - ‘Al Jazeera’ ha riferito del prossimo trasferimento a Kobane di un’ottantina di combattenti iracheni peshmerga in provenienza dal Kurdistan iracheno, arrivati all’aeroporto di Sanliurfa a bordo di un aereo della Turkish Airlines e ora raggruppati in un luogo segreto a Suruc, nel sud della Turchia, non lontano dal confine con la Siria. Secondo alcune fonti di stampa occidentali, questo primo gruppo sarebbe già entrato in territorio siriano e si troverebbe già alle porte di Kobane. Un altro convoglio di 70 uomini e armi pesanti sarebbe ora in transito al posto di frontiera di Habur, tra Iraq e Turchia, accolto in modo trionfale dalla popolazione curda turca.
La scorsa settimana le autorità di Ankara hanno confermato la propria disponibilità ad “autorizzare” e “partecipare” al transito sul proprio territorio di combattenti curdi iracheni pronti a difendere Kobane.
Ancora in forse al momento la presenza a Kobane di combattenti dell’Esercito siriano libero (Esl), nucleo iniziale della ribellione in lotta da più di tre anni contro il regime del presidente Bashar Al Asssar, costituito per lo più da soldati, ufficiali e generali disertori raggiunti da civili che hanno preso le armi. Circa 150 uomini sarebbero arrivati nella città curda siriana in provenienza dal valico di frontiera turco di Mursitpinar, a bordo di otto veicoli. Lo ha riferito l’agenzia di stampa pro-curda Firat, ma finora la notizia non è stata ufficialmente confermata. L’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh) ha segnalato il dispiegamento a Kobane di una “cinquantina” di esponenti dell’Esl. Il governo di Ankara, che da tempo sostiene l’Esercito siriano libero, vede ancora nella caduta di Assad l’unica soluzione alla crisi in atto nel paese vicino.
Intanto gli insorti dello Stato Islamico hanno causato la morte di 30 persone – tra cui custodi e miliziani pro-governativi – in un attacco contro il campo petrolifero di al Chaer nella località di Homs, al centro del paese. Lo stesso campo petrolifero, ubicato nei pressi del sito archeologico di Palmyre, è già stato il teatro di un’accanita battaglia lo scorso luglio. L’esercito siriano ne aveva ripreso il controllo scontrandosi contro gli insorti al termine di combattimenti conclusi con 270 vittime. Le risorse in petrolio e gas, sia in Siria che in Iraq, rappresentano un’ingente fonte di finanziamento per lo Stato Islamico.
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