“Da domani parte una nuova operazione che si chiamerà Triton; in coincidenza si conclude Mare Nostrum".
Radio Vaticana - L' annuncio è arrivato oggi pomeriggio, dal ministro dell’Interno Angelino Alfano in conferenza stampa con il ministro della Difesa Roberta Pinotti. L’obiettivo del nuovo dispositivo gestito dall’Unione Europea è pattugliare le frontiere marine dell’Europa. Per quanto riguarda l’assistenza in mare delle imbarcazioni che rischiano di affondare il ministro dell’Interno, Angelino Alfano ha assicurato che l’Italia continuerà fare la sua parte, con una nave grande e tre più piccole.
In mattinata un gruppo di associazioni si erano appellate ancora una volta affinché Mare Nostrum non si chiudesse. Le ragioni economiche, hanno denunciato le associazioni, sono un pretesto, le motivazioni sono solo politiche. Il servizio di Francesca Sabatinelli: ascolta
Oltre 100mila persone soccorse, l’arresto di centinaia di scafisti, sono soltanto alcuni dei dati forniti dal ministro Alfano che oggi ha dato l’annuncio ufficiale che l’era di Mare Nostrum è chiusa. L’Italia, ha proseguito il ministro, continuerà a rispettare le leggi del mare, ma il posto ora si cede a Triton, dell’agenzia Frontex. Con Triton l’Italia spenderà zero, ha spiegato Alfano, mentre per Mare Nostrum nel 2014 sono stati spesi 114milioni di euro, il che significa circa nove milioni al mese. Una cifra affrontabile, reagiscono tutte le associazioni che da mesi ormai si battono perché Mare Nostrum non chiuda e che attribuiscono la scelta italiana a ragioni di tipo non economico ma politico. L’Italia deve continuare a soccorrere e salvare vite umane nel Mediterraneo, è l’appello di Acli, Arci, Caritas, Centro Astalli, Cgil, Uil e molte altre sigle. Con l’aumento di conflitti e di crisi nel mondo, l’Italia non può chiudere le sue frontiere a chi cerca protezione. Se Mare Nostrum termina, è la denuncia, si ritornerà a piangere la morte di centinaia di innocenti, come accaduto il 3 ottobre di un anno fa. Filippo Miraglia, vicepresidente dell’Arci:
"La nostra è una preoccupazione che deriva dal fatto che ci sembra ancora una volta che la politica sia molto rinchiusa all’interno delle dinamiche di palazzo e che quindi, alla fine, prevalga l’interesse di tenere assieme la maggioranza e quindi, per non perdere consenso si fa la faccia cattiva rispetto a questa vicenda della solidarietà e dell’immigrazione. Noi riteniamo che l’Italia non se la possa permettere, questa cosa, a prescindere dagli interessi elettorali di qualche partito; e che se ad oggi sono stati più di 3 mila i morti accertati nel Canale di Sicilia, nonostante Mare Nostrum, senza Mare Nostrum è del tutto evidente che Renzi e il governo italiano si assumerebbero la responsabilità di migliaia di morti".
Le organizzazioni chiedono dunque al governo "di non cedere alle spinte demagogiche e xenofobe”. Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil:
"La situazione dell’Europa è complessa. C’è un processo complessivo – adesso, è diverso da Paese a Paese, naturalmente – di impoverimento, e in questo quadro è evidente che la guerra tra poveri diventa uno degli elementi che caratterizzano il panorama sociale. Allora, in questa condizione l’immigrazione è il tema che rischia di coagulare queste spinte. La domanda è: come si risponde a questa cosa? Come stanno facendo molti Paesi europei, come rischia di fare – per esempio – anche l’Italia? Si può dire che il problema non c’è, cioè alziamo i muri, impediamo alla gente di arrivare così difendiamo i lavoratori europei. Questa cosa, oltre che disumana, è inefficace, perché la gente non si ferma! Come si contrastano queste spinte populistiche? Io penso che si contrastino dicendo la verità e ritrovando anche un volto etico dell’Europa, che si è smarrito. Allora, salvare le vite è prima di tutto un dovere morale, vorrei dire: pre-politico. Il governo ha due problemi: uno, è il non assumersi questa responsabilità, di avere sulla coscienza dell’Italia altri morti; dall’altra, deve dire cosa vuole fare in Europa, perché non si tratta di andare a fare la questua in Europa: si tratta di impostare una vera politica. E questo non è marginale per l'Europa. Perché il modo con il quale l'Europa si atteggia rispetto alla protezione internazionale dovuta ai rifugiati, ci dice anche cosa sarà l'Europa".
Con Triton i morti si moltiplicheranno, perché sarà un’operazione che non svolgerà azioni di soccorso ma di controllo delle frontiere e che opererà solo in prossimità delle acque territoriali italiane. Berardino Guarino, direttore progetti del Centro Astalli:
"Chiudiamo gli occhi di fronte a quello che Papa Francesco definisce una vergogna assoluta, cioè il traffico sulla pelle di queste persone: perché di questo stiamo parlando. Dovremmo offrire dei canali umanitari; ancora non ci riusciamo. Almeno, manteniamo in vita la possibilità di accompagnarli nell’ultima parte, quella più pericolosa, del loro viaggio. Questo chiediamo. La cosa che più ci rattrista è come si arriva, a questa decisione. Come diceva De Andrè, ci si arriva più per contrarietà che per consapevolezza, cioè all’interno del governo è chiaro che ci sono posizioni diverse. Alla fine, sarebbe veramente triste se per motivi ideologici ed elettorali prevalesse quella della chiusura. Noi ne prenderemmo atto con tristezza".
Radio Vaticana - L' annuncio è arrivato oggi pomeriggio, dal ministro dell’Interno Angelino Alfano in conferenza stampa con il ministro della Difesa Roberta Pinotti. L’obiettivo del nuovo dispositivo gestito dall’Unione Europea è pattugliare le frontiere marine dell’Europa. Per quanto riguarda l’assistenza in mare delle imbarcazioni che rischiano di affondare il ministro dell’Interno, Angelino Alfano ha assicurato che l’Italia continuerà fare la sua parte, con una nave grande e tre più piccole.
In mattinata un gruppo di associazioni si erano appellate ancora una volta affinché Mare Nostrum non si chiudesse. Le ragioni economiche, hanno denunciato le associazioni, sono un pretesto, le motivazioni sono solo politiche. Il servizio di Francesca Sabatinelli: ascolta
Oltre 100mila persone soccorse, l’arresto di centinaia di scafisti, sono soltanto alcuni dei dati forniti dal ministro Alfano che oggi ha dato l’annuncio ufficiale che l’era di Mare Nostrum è chiusa. L’Italia, ha proseguito il ministro, continuerà a rispettare le leggi del mare, ma il posto ora si cede a Triton, dell’agenzia Frontex. Con Triton l’Italia spenderà zero, ha spiegato Alfano, mentre per Mare Nostrum nel 2014 sono stati spesi 114milioni di euro, il che significa circa nove milioni al mese. Una cifra affrontabile, reagiscono tutte le associazioni che da mesi ormai si battono perché Mare Nostrum non chiuda e che attribuiscono la scelta italiana a ragioni di tipo non economico ma politico. L’Italia deve continuare a soccorrere e salvare vite umane nel Mediterraneo, è l’appello di Acli, Arci, Caritas, Centro Astalli, Cgil, Uil e molte altre sigle. Con l’aumento di conflitti e di crisi nel mondo, l’Italia non può chiudere le sue frontiere a chi cerca protezione. Se Mare Nostrum termina, è la denuncia, si ritornerà a piangere la morte di centinaia di innocenti, come accaduto il 3 ottobre di un anno fa. Filippo Miraglia, vicepresidente dell’Arci:
"La nostra è una preoccupazione che deriva dal fatto che ci sembra ancora una volta che la politica sia molto rinchiusa all’interno delle dinamiche di palazzo e che quindi, alla fine, prevalga l’interesse di tenere assieme la maggioranza e quindi, per non perdere consenso si fa la faccia cattiva rispetto a questa vicenda della solidarietà e dell’immigrazione. Noi riteniamo che l’Italia non se la possa permettere, questa cosa, a prescindere dagli interessi elettorali di qualche partito; e che se ad oggi sono stati più di 3 mila i morti accertati nel Canale di Sicilia, nonostante Mare Nostrum, senza Mare Nostrum è del tutto evidente che Renzi e il governo italiano si assumerebbero la responsabilità di migliaia di morti".
Le organizzazioni chiedono dunque al governo "di non cedere alle spinte demagogiche e xenofobe”. Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil:
"La situazione dell’Europa è complessa. C’è un processo complessivo – adesso, è diverso da Paese a Paese, naturalmente – di impoverimento, e in questo quadro è evidente che la guerra tra poveri diventa uno degli elementi che caratterizzano il panorama sociale. Allora, in questa condizione l’immigrazione è il tema che rischia di coagulare queste spinte. La domanda è: come si risponde a questa cosa? Come stanno facendo molti Paesi europei, come rischia di fare – per esempio – anche l’Italia? Si può dire che il problema non c’è, cioè alziamo i muri, impediamo alla gente di arrivare così difendiamo i lavoratori europei. Questa cosa, oltre che disumana, è inefficace, perché la gente non si ferma! Come si contrastano queste spinte populistiche? Io penso che si contrastino dicendo la verità e ritrovando anche un volto etico dell’Europa, che si è smarrito. Allora, salvare le vite è prima di tutto un dovere morale, vorrei dire: pre-politico. Il governo ha due problemi: uno, è il non assumersi questa responsabilità, di avere sulla coscienza dell’Italia altri morti; dall’altra, deve dire cosa vuole fare in Europa, perché non si tratta di andare a fare la questua in Europa: si tratta di impostare una vera politica. E questo non è marginale per l'Europa. Perché il modo con il quale l'Europa si atteggia rispetto alla protezione internazionale dovuta ai rifugiati, ci dice anche cosa sarà l'Europa".
Con Triton i morti si moltiplicheranno, perché sarà un’operazione che non svolgerà azioni di soccorso ma di controllo delle frontiere e che opererà solo in prossimità delle acque territoriali italiane. Berardino Guarino, direttore progetti del Centro Astalli:
"Chiudiamo gli occhi di fronte a quello che Papa Francesco definisce una vergogna assoluta, cioè il traffico sulla pelle di queste persone: perché di questo stiamo parlando. Dovremmo offrire dei canali umanitari; ancora non ci riusciamo. Almeno, manteniamo in vita la possibilità di accompagnarli nell’ultima parte, quella più pericolosa, del loro viaggio. Questo chiediamo. La cosa che più ci rattrista è come si arriva, a questa decisione. Come diceva De Andrè, ci si arriva più per contrarietà che per consapevolezza, cioè all’interno del governo è chiaro che ci sono posizioni diverse. Alla fine, sarebbe veramente triste se per motivi ideologici ed elettorali prevalesse quella della chiusura. Noi ne prenderemmo atto con tristezza".
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