Nonostante lo scarso successo delle precedenti iniziative per limitare l’esuberanza dei fumatori, quelli abituali stimati in 300 milioni, il governo cinese ha approvato una legge che mette al bando il fumo da ogni luogo pubblico al chiuso.
Misna - Una iniziativa che entrerà in vigore dal 1° giugno 2015, accompagnata dalla proibizione di qualunque forma di pubblicità, inclusa quella attraverso mass media tradizionali e cinema, vista con soddisfazione e insieme con scetticismo.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha salutato positivamente l’impegno di Pechino, come passo per ulteriori giri di vite verso una pratica sociale che provoca ogni anno un milione di vittime nel paese. Un impegno che però si scontrerà contro la resistenza dei cinesi a ogni forma di bando verso un vizio non solo a buon mercato, ma che ha un importante significato sociale. Non a caso nel 2011 indicazioni proposte con poca convinzione e ancor meno sanzioni dal ministero della Sanità non hanno portato a grandi risultati, a partire da bar e ristoranti i cui proprietari e gestori non l’hanno mai applicato, ma anche in scuole e ospedali. L’Oms ha calcolato che i costi per la cura di patologie collegate al fumo sono una parte consistente dei 500 miliardi di dollari che il paese ha destinato a combattere malattie non trasmissibili dal 2006 al 2015.
Davanti al rischio che le morti per fumo possano addirittura triplicarsi entro il 2030, le autorità hanno scelto una linea più coercitiva, pur non rinunciando a un monopolio che garantisce allo Stato quasi un decimo delle sue entrate fiscali. Significativamente, la produzione cinese equivale al 43% di quella mondiale.
Misna - Una iniziativa che entrerà in vigore dal 1° giugno 2015, accompagnata dalla proibizione di qualunque forma di pubblicità, inclusa quella attraverso mass media tradizionali e cinema, vista con soddisfazione e insieme con scetticismo.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha salutato positivamente l’impegno di Pechino, come passo per ulteriori giri di vite verso una pratica sociale che provoca ogni anno un milione di vittime nel paese. Un impegno che però si scontrerà contro la resistenza dei cinesi a ogni forma di bando verso un vizio non solo a buon mercato, ma che ha un importante significato sociale. Non a caso nel 2011 indicazioni proposte con poca convinzione e ancor meno sanzioni dal ministero della Sanità non hanno portato a grandi risultati, a partire da bar e ristoranti i cui proprietari e gestori non l’hanno mai applicato, ma anche in scuole e ospedali. L’Oms ha calcolato che i costi per la cura di patologie collegate al fumo sono una parte consistente dei 500 miliardi di dollari che il paese ha destinato a combattere malattie non trasmissibili dal 2006 al 2015.
Davanti al rischio che le morti per fumo possano addirittura triplicarsi entro il 2030, le autorità hanno scelto una linea più coercitiva, pur non rinunciando a un monopolio che garantisce allo Stato quasi un decimo delle sue entrate fiscali. Significativamente, la produzione cinese equivale al 43% di quella mondiale.
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